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Cronaca

Ragazzo di 19 anni ucciso con una coltellata al cuore

È accaduto tutto in pochi minuti, tra urla, bottigliate e sangue sull’asfalto. Mamoud Diane, 19 anni, è morto così, accoltellato a morte in strada, nella Torino delle periferie dimenticate, dove la notte si fa legge e lo Stato sembra distante

Colpito alle spalle e ucciso in strada: un 19enne è stato accoltellato a Torino

Una coltellata al cuore. Precisa. Letale. È questa la ferita che ha tolto la vita a Mamoud Diane, diciannove anni appena, ucciso nel cuore della notte a Torino, nel quartiere Barriera di Milano, tra via Monterosa e corso Novara. Un omicidio brutale, maturato nel clima di degrado e tensione costante che da anni avvolge una delle zone più problematiche del capoluogo piemontese. Un'altra notte di sangue, in un quartiere dove lo spaccio di droga si consuma alla luce dei lampioni e i residenti, esasperati, si barricano dietro le persiane, prigionieri nelle proprie case.

La rissa è esplosa poco prima della mezzanotte, davanti a un bar aperto 24 ore su 24, rifugio notturno di sbandati, clienti abituali del mercato della droga, e passanti occasionali. A innescare lo scontro – secondo le prime ricostruzioni fornite dagli inquirenti – non sarebbe stato il controllo del territorio, ma un debito di droga mai pagato. Un regolamento di conti in piena regola. Due gruppi si sono affrontati con una violenza inaudita: calci, pugni, bottiglie infrante. Un'escalation di aggressività culminata nel sangue.

Mamoud Diane, giovane ivoriano, da tempo in Italia e con la famiglia residente in provincia di Cuneo, ma irregolare sul territorio nazionale, è stato accerchiato e aggredito insieme a un altro ragazzo, suo connazionale. Entrambi sono finiti a terra. Poi, qualcuno ha estratto un coltello. Mamoud è stato colpito almeno due volte: una ferita al gluteo, l’altra – quella fatale – alla scapola sinistra, che ha raggiunto il cuore.

Nonostante le gravissime ferite, il giovane ha trovato la forza di rialzarsi e tentare la fuga, ma si è accasciato poco dopo, davanti al portone del civico 18 di via Monterosa. Una pozza di sangue ha segnato il luogo del crollo. Dai balconi, alcuni abitanti hanno assistito alla scena e hanno immediatamente allertato i soccorsi. Intanto, i partecipanti alla rissa, compreso l’omicida, si erano già dileguati.

Sul posto sono arrivati gli agenti della Polizia di Stato, i militari dell’Esercito, impegnati nei servizi di pattugliamento, e i sanitari del 118. Per Mamoud non c’era più nulla da fare. A terra, accanto al suo corpo, l’altro ragazzo, ferito ma non da arma da taglio. È stato portato in ospedale per le cure del caso.

Il quartiere si è svegliato sotto shock. Le sirene, le luci blu, il via vai degli investigatori. Barriera di Milano torna ancora una volta sulle cronache per motivi tragici. Una residente, che vive proprio in via Monterosa, racconta quanto visto con gli occhi pieni di terrore: “Ho sentito urlare e mi sono affacciata. C’era un ragazzo che correva, altri lo inseguivano. Poi lo hanno raggiunto, buttato dietro un furgone e massacrato di botte, anche quando era già a terra. Mi era sembrato tutto finito, ma poco dopo sono arrivati polizia e ambulanza. A quel punto io e mio marito abbiamo capito che era successo qualcosa di grave”. E aggiunge: “Vivo qui da più di vent’anni. Fino a qualche tempo fa questa era una zona tranquilla. Adesso si spaccia ogni giorno. La sera è un inferno. Non possiamo più uscire. Non ne possiamo più”.

Ora è caccia all’uomo. Le indagini sono nelle mani della Squadra Mobile di Torino, diretta da Davide Corazzini. Gli investigatori hanno già ascoltato diversi testimoni oculari e stanno analizzando le immagini registrate dalle telecamere di videosorveglianza presenti nella zona. Gli occhi elettronici potrebbero aver ripreso momenti chiave della rissa o la fuga degli aggressori. Anche l’altro giovane ivoriano, coinvolto e ferito, è stato interrogato, ma per ora ha scelto di non collaborare. Il timore di ritorsioni o un possibile coinvolgimento nello scontro potrebbe spiegare il suo silenzio.

Dai primi riscontri emerge chiaramente che il movente sarebbe un debito di droga, uno dei tanti che spesso si saldano con il sangue. Il nome della vittima, Mamoud Diane, si aggiunge a quello di tanti altri ragazzi giovani, giovanissimi, caduti in una spirale di illegalità, povertà e marginalità sociale. Un altro volto cancellato da una coltellata, in un’Italia che troppe volte si accorge delle sue periferie solo quando ci scappa il morto.

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