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Cronaca

Paura in via Leinì, ma non era un adescamento: i Carabinieri chiariscono l’equivoco

I Carabinieri fanno chiarezza sulla dinamica dell'accaduto. Forse si è trattato di una lite personale

Tentato adescamento di minore a Settimo? Ecco che cosa sappiamo

Immagine di repertorio

Era davvero un tentativo di adescamento di minore o solo un malinteso degenerato in allarme generale? A fare chiarezza sull’episodio avvenuto nel pomeriggio del 26 marzo in via Leinì a Settimo Torinese sono i Carabinieri della Tenenza cittadina, che dopo aver avviato accertamenti, hanno escluso qualsiasi ipotesi di reato.

Secondo le prime segnalazioni, un uomo sulla cinquantina, a bordo di una Peugeot grigia, avrebbe tentato di far salire in auto un bambino di 10 anni, spingendo il piccolo a rifugiarsi in un negozio per chiamare immediatamente il padre e raccontare quanto accaduto. Il racconto aveva allarmato le famiglie e fatto temere il peggio: un nuovo, inquietante caso di adescamento in strada.

Ma le indagini dei Carabinieri, supportate dall’analisi delle immagini di videosorveglianza, hanno presto ribaltato la versione iniziale: l’uomo non era un estraneo, bensì il padre di una compagna di classe del bambino, che già in passato aveva avuto occasione di accompagnarlo a scuola.

«Si è avvicinato al ragazzino solo per parlargli di un fatto che riguardava sua figlia» spiegano le forze dell’ordine. Il bambino, però, si sarebbe rifiutato di ascoltarlo, forse per ragioni legate a un litigio tra coetanei o a incomprensioni pregresse con il genitore stesso.

Quel che è certo, sottolineano i Carabinieri, è che non si è trattato di alcun tentativo di adescamento. Una precisazione che, pur non sminuendo la legittima preoccupazione iniziale, permette ora di riportare un clima di maggiore serenità tra i genitori e i residenti del quartiere.

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