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Cronaca
01 Aprile 2025 - 10:16
Piantagione di droga alimentata a furto: scoperto laboratorio indoor nel Pinerolese (foto di repertorio)
Non era una semplice coltivazione agricola, ma una centrale operativa del narcotraffico. Nascosta tra le campagne del Pinerolese, una struttura rurale era stata trasformata in una piantagione indoor di marijuana allestita con metodi professionali e alimentata rubando energia elettrica dalla rete pubblica. Consumo stimato: 400 euro al giorno. A scoprirla, la Polizia di Stato, che ha arrestato due uomini di 43 e 34 anni, ora accusati di coltivazione e detenzione di stupefacenti e furto aggravato in concorso.
Durante la perquisizione, gli agenti della Squadra Mobile si sono trovati di fronte a un impianto industriale camuffato da azienda agricola. Oltre 700 piante di marijuana, distribuite in cinque stanze e una veranda, illuminate da centinaia di lampade alogene e assistite da un sistema di ventilazione forzata per il controllo dell’ambiente. Sequestrati anche 15 chili di sostanza essiccata, pronti per essere immessi sul mercato.
L’impianto faceva uso di tecnologie ad alto assorbimento energetico, con un consumo quotidiano incompatibile con l’allaccio regolare alla rete. Da qui la decisione dei due soggetti – uno dei quali affittuario, l’altro proprietario – di procedere con un allaccio abusivo, trasformando l’intera struttura in un reato a cielo chiuso.
La coltivazione indoor è sempre più utilizzata dai trafficanti per aumentare la produttività e sfuggire ai controlli, grazie alla possibilità di regolare con precisione temperatura, umidità e fotoperiodo. Ma le conseguenze sono gravi: l’impatto ambientale di un chilo di cannabis indoor può generare fino a 4.000 kg di CO₂, equivalenti a 18.000 chilometri percorsi in auto. E i rischi sono anche elettrici: cortocircuiti, incendi, black-out. Un vero e proprio pericolo per l’intera collettività.
Sempre più spesso gli impianti vengono riconvertiti all’uso di lampade a LED, in grado di abbattere fino al 70% dei consumi elettrici. Ma non in questo caso: la piantagione sequestrata faceva uso di lampade HPS ad alta pressione, tra le più dispendiose e instabili sul piano termico.
L’operazione conferma la necessità di un controllo serrato del territorio da parte delle forze dell’ordine, soprattutto in aree rurali dove i complessi agricoli dismessi o poco sorvegliati diventano rifugi ideali per impianti clandestini. Il furto di energia, oltre a costituire un reato, rappresenta un rischio concreto anche per la sicurezza pubblica, alterando l’equilibrio delle reti e creando situazioni di potenziale pericolo per residenti e soccorritori.
Il fenomeno non è isolato. In Spagna, nel dicembre 2024, un’operazione analoga aveva portato all’arresto di quattro persone per la gestione di una piantagione indoor con oltre 450 piante, anch’essa alimentata da un allaccio illegale alla rete elettrica.
Questi casi evidenziano quanto sia necessario agire con tempestività e investire risorse nella lotta al narcotraffico domestico, che si infiltra silenziosamente in contesti insospettabili, sfruttando le pieghe del territorio e la mancanza di controlli. Le piantagioni illegali indoor, oltre a produrre droga, producono danni economici, ambientali e sociali. E spesso lo fanno nell’assoluta indifferenza di chi dovrebbe vigilare.
Coltivazione di marijuana nel Pinarolese
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