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Cronaca

Domani la sentenza sul processo ad Askatasuna: 28 imputati rischiano 88 anni di carcere

Accusa di associazione per delinquere, il centro sociale nel mirino della Procura. Salis: “È un attacco politico”

Ilaria Salis

Ilaria Salis

È attesa per domani, lunedì 31 marzo, nella maxi-aula del Tribunale di Torino, la sentenza del processo a carico di 28 attivisti e simpatizzanti del centro sociale Askatasuna, accusati di associazione per delinquere. La Procura ha chiesto condanne per complessivi 88 anni di carcere, mentre Presidenza del Consiglio, Ministero dell’Interno e Ministero della Difesa hanno chiesto risarcimenti per 6,8 milioni di euro.

Secondo l’accusa, all’interno della sede di Askatasuna, in corso Regina Margherita 47 — edificio di proprietà comunale, non lontano dal centro — si sarebbe costituita nel tempo una struttura organizzata che avrebbe coordinato scontri di piazza e azioni violente contro i cantieri della Tav in Valle di Susa per oltre un decennio.

Gli imputati hanno respinto tutte le accuse, sostenendo che Askatasuna rappresenti un luogo di aggregazione sociale e culturale, e nel corso del dibattimento numerosi testimoni hanno difeso pubblicamente il ruolo del centro nel tessuto urbano torinese.

ILARIA SALIS

Alla vigilia della sentenza è intervenuta anche l’europarlamentare di Alleanza Verdi Sinistra, Ilaria Salis, che ha pubblicato un post sui social in sostegno del centro sociale: “Non è un ordinario processo a singole persone, ma il tentativo di inquadrare il dissenso in crimine, la solidarietà in pericolo, l'autorganizzazione dal basso in minaccia. È un attacco politico contro un'esperienza collettiva che da quasi trent'anni rende Torino, la Val di Susa e l'Italia luoghi migliori. Attraverso attività sociali e culturali che hanno aperto spazi di incontro, mutualismo, formazione, solidarietà concreta. Ma anche - e soprattutto - attraverso la lotta”.

Per domani mattina, a partire dalle ore 10, è stato annunciato un presidio di solidarietà davanti al Tribunale, promosso da Askatasuna e dal movimento No Tav, con l’hastag #associazionearesistere.

A rendere ancora più complesso il quadro, la recente decisione della Giunta comunale di Torino, che a metà marzo ha rinnovato per altri 5 anni il patto di collaborazione con Askatasuna, riconoscendone formalmente il percorso di trasformazione in bene comune.

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