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Cronaca
24 Marzo 2025 - 18:43
Un’altra aggressione. Un’altra mattinata di paura. Un altro episodio che si aggiunge a una lista sempre più lunga, e sempre più preoccupante. È accaduto al Centro di Salute Mentale di Cirié, nel Torinese, dove un uomo – presentatosi all’ambulatorio per chiedere informazioni sulla terapia del padre – ha perso il controllo e ha aggredito verbalmente il personale sanitario in servizio.
Minacce, insulti, urla: un clima tesissimo, degenerato in pochi minuti, che solo l’intervento delle forze dell’ordine ha potuto riportare alla calma. A darne notizia è stato il sindacato Nursing Up, che da tempo denuncia la crescente esposizione a rischi e pericoli degli operatori sanitari, soprattutto in ambito psichiatrico.
Secondo quanto riferito, all’interno della struttura erano presenti tre infermieri e un’educatrice professionale, che si sono trovati faccia a faccia con la rabbia improvvisa di un uomo fuori controllo. Nessuno è rimasto fisicamente ferito, ma la tensione vissuta e il senso di abbandono rimangono.
“Non è un episodio isolato”, avverte Marco Boccacciari, referente sindacale per l’ASL TO4. “Già in passato un paziente era riuscito a forzare una porta e a lanciarla contro gli infermieri. Le segnalazioni sono state fatte, sia al risk management che alle istituzioni competenti, ma nessun provvedimento è stato adottato per garantire la sicurezza del personale”.
Marco Boccacciari referente sindacale per l'ASl TO4
Il clima che si respira nei servizi psichiatrici del territorio è quello di una fragilità strutturale e operativa che mette a rischio chi ogni giorno lavora a stretto contatto con pazienti complessi, spesso in condizioni psicologiche critiche. Alla base del problema, secondo il sindacato, c’è anche una drammatica carenza di personale.
“Tra Cirié e Lanzo”, spiega ancora Boccacciari, “gli infermieri in servizio sono appena tre o quattro in totale, costretti a dividersi tra le due sedi. In queste condizioni è impensabile garantire assistenza efficace e sicurezza allo stesso tempo”.
Nursing Up chiede interventi immediati e concreti. Non solo un aumento del personale, ma anche l’adozione di sistemi di sicurezza adeguati, con vigilanza attiva nei centri a rischio e l’implementazione di protocolli rapidi in caso di aggressione.
Serve, insomma, una svolta. Serve riconoscere che la sicurezza degli operatori sanitari non è un dettaglio, ma una condizione necessaria per poter garantire anche quella dei pazienti e la tenuta complessiva del sistema.
C’è chi, come il sindacato, prova a tenere alta l’attenzione. Ma il timore diffuso è che – come troppo spesso accade – la notizia scivoli via, inglobata nel consueto silenzio post-emergenza, fino al prossimo episodio.
E il prossimo episodio, lo dicono in molti, non è una possibilità, ma una certezza.
L’Azienda condanna con fermezza tutti gli atti di violenza nei confronti degli operatori ed è massimo l’impegno aziendale, nel rispetto delle competenze e dei ruoli, nel realizzare le azioni utili a garantire la sicurezza dei propri operatori e il dialogo con le forze dell’ordine.
In ogni caso, si tratta di un episodio che non può essere correlato alla carenza di infermieri, carenza di cui non soffre la sede di Ciriè del CSM, dove operano 6 infermieri, 1 OSS, 1 educatore professionale e 1 tecnico della riabilitazione psichiatrica. Nel caso specifico, erano presenti presso il Centro 1 medico, 3 infermieri e 1 educatore professionale.
E’ comunque chiaro che tutto ciò che si può mettere in atto per fronteggiare il problema della violenza nei confronti degli operatori non può evitare che si manifestino singoli comportamenti violenti nei confronti degli operatori stessi, che, ribadiamo con determinazione, non sono permessi né tollerati. Nella diffusione di questo messaggio è anche strategica l’alleanza con gli organi di informazione.
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