Cerca

Ivrea

Giornalista aggredita e inseguita dai sinti del "quartiere" abusivo in San Giovanni

Aggredita la troupe di Fuori dal Coro mentre documentava villette abusive nel campo sinti di Ivrea. Vent’anni di promesse, sentenze inascoltate e zero soluzioni da parte del Comune

Giornalista aggredita e inseguita dai sinti del "quartiere" abusivo in San Giovanni

In foto Mario Giordano e Delia Mauro

Un’aggressione violenta, un assalto in piena regola, una fuga disperata nel cuore della città. È quello che è accaduto alla troupe della trasmissione Fuori dal Coro, in missione a San Giovanni per realizzare un servizio sul campo sinti. La giornalista Delia Mauro e il suo operatore sono stati accerchiati, minacciati e inseguiti da un gruppo di residenti, costretti a scappare mentre chiedevano aiuto ai carabinieri. Il tutto per aver semplicemente cercato di fare il loro lavoro.

“Non siamo neanche riusciti ad avvicinarci” racconta ancora scossa Delia Mauro. “Appena ci hanno visti, siamo stati circondati. Ho chiesto: ‘È il signor Lagaren? Giovanni?’, ma non ho nemmeno fatto in tempo a finire la frase che sono spuntati in due, poi tre, poi le donne, poi i bambini. In pochi secondi eravamo completamente accerchiati. Faccio questo mestiere da anni, ma una cosa così non l’avevo mai vissuta: urla, minacce, spintoni. Hanno preso di mira il nostro operatore, cercavano di strappargli la telecamera. Ci urlavano di cancellare tutto, si sono fatti sempre più aggressivi. È stato spaventoso”.

Una situazione fuori controllo, al limite dell’aggressione fisica vera e propria. “Ho chiamato i carabinieri con la voce che tremava, li ho pregati di venire subito. Nel frattempo siamo corsi via in macchina. Ma ci hanno inseguiti. Uno di loro, per bloccarci, ha perfino trascinato dei cassonetti dell’immondizia in mezzo alla strada, poco prima del centro. Eravamo terrorizzati. Non sapevamo se saremmo riusciti a uscirne”.

Solo l’intervento dei carabinieri, giunti poco dopo, ha impedito che l’episodio si trasformasse in una tragedia. Nessuno è rimasto ferito, ma la paura, quella vera, è rimasta addosso. La troupe, ancora sotto shock, ha sporto denuncia e consegnato le immagini disponibili agli inquirenti.

Il servizio verrà mandato in onda mercoledì, nel frattempo sui social è subito arrivata la solidarietà del consigliere comunale Massimiliano De Stefano. 

"L'informazione libera e il giornalismo d'inchiesta - scrive - rivestono un'importanza cruciale, soprattutto quando si occupano di settori delicati come l'abusivismo e le complessità della vita nei campi nomadi. Esprimo la mia solidarietà alla giornalista. Spero presto che arrivi una decisa condanna da parte del sindaco insieme ai chiarimenti su questioni mai affrontate concretamente...".

Esprimono solidarietà anche il segretario cittadino dei Fratelli d'Italia Fabrizio Lotito e il consigliere comunale Andrea Cantoni.

"Un sentito ringraziamento anche a Mario Giordano - commenta Cantoni - che quotidianamente mette in luce i problemi di tanti cittadini, cercando di sollecitare le amministrazioni pubbliche a fornire le dovute risposte. Anche in questo caso, purtroppo, stiamo tutti aspettando una risposta da tempo: l’Amministrazione comunale eporediese non può permettere che esistano terre di nessuno (o, meglio, di “qualcuno”), abbandonate all’abusivismo e all’intimidazione. Questa sarebbe la città sicura che ci racconta il nostro Sindaco Anche qui un problema di “percezione giornalistica”? Non bastano più le scuse. Servono i fatti....".

Per la cronaca - e non solo per quella - "Fuori dal Coro" sta indagando su un terreno di oltre 5 mila metri quadri in strada vicinale Cascine Forneris, ad un passo da via Bollengo, nei pressi della pista di altletica che un giorno di oltre 22 anni fa  è stato occupato abusivamente dai sinti.  

Insomma, c’era una volta un campo per la sosta temporanea dei nomadi e oggi c’è un nuovo “quartiere residenziale”, con villette uni e bifamigliari disseminate qua e là, tra una roulette e un caravan. 

C'è tutto questo ma come per magia sparisce nel piano regolatore, quello nuovo firmato dall’architetto Giancarlo Paglia.

E delle due l’una o l'Amministrazione comunale che ha approvato lo strumento urbanistico in consiglio comunale ha approvato un falso o s’è girata dall’altra parte...

“La si fa facile! - ci aveva detto nel 2023 l'ex sindaco Stefano Sertoli allargando le braccia - Ma chi ci va lì ad abbattere quelle case? Secondo gli uffici se non le abbattiamo non possiamo fare l’esproprio. E se non possiamo fare l’esproprio resta tutto così com’è! Un problema enorme. Ce ne vorremmo occupare eccome ma non c’è una soluzione...”. 

Parliamo evidentemente di un incubo. L’incubo di un campo nomadi e di un terreno situato nella vicinanze di proprietà di Giovanni Gaida, venuto a mancare nel 2018 senza veder risolto il problema. Un incubo suo e pure della moglie Gloriana Lesca Gaida e dei figli che purtroppo lo hanno ereditato con la speranza di non doverlo trasferire ai nipoti…. 

E pensare che quando tutto è iniziato sarebbe bastato che il Comune con poca spesa e un po’ di diligenza avesse dato loro ascolto  ripristinando la recinzione divelta che divideva quel terreno dal Campo Nomadi, il che avrebbe evitato tutti i successivi illeciti.   

E invece? 

Nulla! Al taglio di 29 alberi di rovere per costruire un galoppatoio per cavalli da corsa è seguita (non in una sole notte) la costruzione di una serie di villette abusive.  

Tutto spiegato, giorno per giorno, minuto dopo minuto, abusi compresi, in una relazione del maggio del 2000 firmata da due tecnici dell’Arpa, due dirigenti dell’area tecnica e dal maresciallo Rebesco. 

Ma anche da una sentenza del 30 dicembre del 2003 di condanna del comportamento del Comune di Ivrea per aver posto in essere “una condotta colposa consentendo una sostanziale espropriazione dei fondi…”.   

Risale invece al 2005 un sentenza del Tar attaverso cui il giudice ordina all’Amministrazione Comunale la demolizione degli abusi edilizi. 

Fu quella volta che il Comune avrebbe chiesto (sembra di raccontare una barzelletta) che fosse il proprietario ad occuparsene, magari con pala e piccone, a tu per tu con i “Sinti”, cioè quegli stessi “sinti” che in precedenti occasioni lo avevano selvaggiamente aggredito.   

Insomma, un’Amministrazione comunale che non vedeva, non sentiva e faceva finta di non capire, paradossalmente però  molto attenta ad inviare al Gaida (proprietario dei terreni) e non ai sinti, accertamenti Ici e Imu del 2015 relativi ai fabbricati abusivi.   

A Gaida, solo contro tutti, la Pubblica Amministrazione negli anni passati era arrivata al punto di notificare persino due grosse multe per mancato accatastamento degli immobili abusivi….  

Negli anni passati la storia eravamo arrivati a raccontarla fino a qui, aggiungendoci che da sempre  sindaci e assessori succedutisi “a palazzo” avevano detto a parole  di volersene occupare, in verità solo spostando con scuse varie il problema più in là di anno in anno e tra le altre cose, nel 2002, variando la destinazione urbanistica dell’area, da agricola ad area a Servizi per ampliamento del Campo Nomadi, con ciò rendendola invendibile. 

Della vicenda, come tutti sanno, qualche tempo fa, se ne erano occupati anche l'ex consigliere comunale Francesco Comotto (oggi assessore all'urbanistica), l’ex consigliere comunale di Forza Italia Tommaso Gilardini e l'ex presidente del consiglio Diego Borla.   

E c’è anche una lettera del 14/03/2018 firmata dall’ex responsabile dell’Ufficio Tecnico, l’architetto Nedo Vinzio, inviata all’allora Sindaco Carlo Della Pepa e a tutti i Consiglieri, per informare i Gaida “delle attività avviate per addivenire all’esproprio delle aree” con un elenco di 7 punti necessari per giungere all’atto notarile di acquisizione tra i quali la stesura del Progetto definitivo per la fognatura di cui (pensa un po’ te)  il campo nomadi è sprovvisto.   

com

Cambia l’Amministrazione comunale, a Della Pepa succede Sertoli e tra le prima azioni della nuova giunta di centrodestra c’è l’arresa con tanto di comunicazione a Gloriana Lesca e ai suoi figli che non si può adempiere all’acquisizione del terreno in quanto la precedente Amministrazione non avrebbe completato l’iter proposto con la lettera del 14/03/2018 e di conseguenza mancherebbero le basi per dimostrare “un esproprio di pubblica utilità”.   

Inutile chiedersi che cosa manchi per mettere la parola fine a questo calvario.    

Da un punto di vista formale e sostanziale una vera e propria sconfitta per il cittadino che subisce impotente sino alla morte!   C’è poi anche da chiedersi  (e fanno due) se esista una “malafede” del Comune e dei funzionari nell’aver omesso di eseguire una sentenza e  inottemperato a opere che riguardavano  e riguardano la salubrità.  

Se ci sia malafede o meno nel non aver preso atto nelle nuove cartine del piano regolatore un quartiere vero e proprio.

Insomma: è così che si amministra?  Con comportamenti “strategici e dilatori”?

Evidente a tutti che di abbattere le villette non se ne parlerà mai.  Per non aggiungere altro danno alle beffe di soluzioni a ben  vedere ne resta una e una soltanto: l’esproprio dei terreni da parte del Comune e il loro inserimento, con una variante, come area edificata nello strumento urbanistico.

Staremo a vedere se il Comune vorrà finalmente dare concretezza alle intenzioni.  

Commenti scrivi/Scopri i commenti

Condividi le tue opinioni su Giornale La Voce

Caratteri rimanenti: 400

Resta aggiornato, iscriviti alla nostra newsletter

Edicola digitale

Logo Federazione Italiana Liberi Editori