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Cronaca

Costretta a tornare dal suo aguzzino: la giustizia tradisce Stefania

Una sentenza controversa del tribunale di Torino riporta Stefania e suo figlio in Inghilterra, tra polemiche e timori

Costretta a tornare dal suo aguzzino

Costretta a tornare dal suo aguzzino: la giustizia tradisce Stefania

La storia di Stefania, italiana di origine argentina, è un dramma familiare che ha travalicato i confini nazionali, trasformandosi in un caso giudiziario di risonanza internazionale. Per anni vittima di maltrattamenti prima in Spagna e poi in Inghilterra, Stefania ha trovato il coraggio di denunciare le violenze fisiche e psicologiche subite dal marito. "Non voglio tornare in Inghilterra, temo per la mia vita e per quella di mio figlio", ha dichiarato ai carabinieri, affidando alle autorità il suo grido d’aiuto. Dopo anni di sofferenze, ha deciso di fuggire con il figlio di dieci anni, cercando rifugio dai suoi fratelli a Torino.

Qui ha denunciato l'ex compagno e si è affidata a un centro antiviolenza, nella speranza di costruire una nuova esistenza lontana dall'incubo. Ma la sua battaglia ha incontrato un nuovo ostacolo: il marito ha avviato una procedura legale invocando la Convenzione dell'Aja del 1980, che impone il rimpatrio immediato di un minore nel Paese di residenza abituale se il trasferimento è stato compiuto senza consenso. Il tribunale dei minori di Torino, nella sentenza, ha stabilito che il bambino dovesse tornare in Inghilterra.

Una decisione che ha suscitato sdegno e amarezza tra i familiari di Stefania.

"Una donna che condanna un’altra donna a una sofferenza così grande è inaccettabile", ha dichiarato il fratello, ritenendo che la sentenza non abbia tenuto conto delle violenze subite dalla sorella.

Violenza di genere

L’avvocato Elena Gontero ha evidenziato come la Convenzione dell'Aja preveda eccezioni quando il ritorno del minore potrebbe esporlo a un grave rischio, ma nonostante ciò i tribunali italiani e inglesi hanno optato per il rientro forzato. "Questa è la prova che diritto e giustizia non sempre coincidono", ha affermato il fratello di Stefania, sottolineando come le accuse della donna siano state ignorate a vantaggio di presunte prove false presentate dal marito.

Il rientro in Inghilterra è stato tutt'altro che sereno: all'aeroporto, l'uomo ha tentato di sottrarre il figlio con la forza, costringendo la famiglia a chiedere l'intervento delle forze dell'ordine.

"Abbiamo dovuto contattare sia i carabinieri che la polizia inglese per evitare che la situazione degenerasse", ha raccontato il fratello. La vicenda solleva interrogativi inquietanti sulla tutela delle vittime di violenza domestica e sull'applicazione delle convenzioni internazionali.

Può una madre essere obbligata a tornare in un ambiente pericoloso nel nome della legalità?

Il caso di Stefania pone l'accento sulle difficoltà che affrontano coloro che cercano protezione, sollevando il problema di un sistema normativo che non sempre garantisce la sicurezza dei più deboli.

Mentre Stefania e suo figlio affrontano un futuro incerto in Inghilterra, la speranza è che questa storia possa accendere un dibattito più ampio e contribuire a un cambiamento nelle leggi che regolano la sottrazione internazionale di minori, affinché la giustizia possa realmente proteggere chi è in pericolo. 

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