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Attualià
15 Febbraio 2025 - 10:22
Un pugno allo stomaco, una manciata di immagini che raccontano una crescita che non può vivere. È tutto ciò che resta a un padre torinese dei suoi due figli gemelli, portati via dalla madre nelle Filippine nell’estate del 2022. Durante l’udienza, l’uomo ha raccontato di vedere crescere i suoi figli solo grazie a delle foto che i parenti della moglie gli fanno recapitare in Italia. Ma la sua è più di una battaglia emotiva: è una lotta legale per il diritto di essere padre.
La madre dei due ragazzi, una donna di nazionalità filippina, è a processo per sottrazione e trattenimento di minori all’estero. Lui, funzionario di banca residente nel Torinese, si è costituito parte civile assistito dall'avvocata Chiara Di Tanno. Lei, invece, è figlia di un esponente politico del governo delle Filippine e da oltre due anni vive a Manila con i figli, oggi tredicenni.
Tutto è iniziato dopo una vacanza in Portogallo con la famiglia. Rientrati in Italia, la donna ha improvvisamente comunicato la necessità di partire per Manila, giustificando la decisione con un problema di salute. Ha comprato tre biglietti aerei e, da quel momento, non è più tornata. In aula, l’uomo ha riferito di non essere stato d’accordo con la partenza della moglie e di come lei avesse deciso autonomamente di portare con sé i figli, mostrandogli persino i biglietti di ritorno.
La vicenda è intricata anche per un’accusa di maltrattamenti che la donna ha mosso contro l’ex marito nel novembre 2021. Il procedimento si è però concluso con un’archiviazione nel maggio 2024. In parallelo, la coppia ha avviato un lungo e doloroso procedimento di separazione.
Ma il vero nodo giuridico riguarda l’affidamento dei figli. Due tribunali, due sentenze opposte: nel dicembre 2022, il Tribunale di Torino ha assegnato l’affidamento esclusivo al padre, in attesa di sentenza definitiva. Poche settimane fa, il Tribunale di Manila ha invece decretato l’affidamento esclusivo alla madre, rendendo il quadro ancora più complesso.
Durante l’udienza, l’uomo ha dichiarato di stare cercando pian piano di accettare la situazione e di ricostruirsi una vita. Ha riferito di come la famiglia avesse uno stile di vita modesto, ma di non aver mai fatto mancare nulla ai figli. Un grido di dolore che si scontra con una realtà giudiziaria frammentata e con la distanza che sembra incolmabile.
Il 7 maggio sarà una data chiave: la donna sarà interrogata nell’ambito del processo e racconterà la sua versione dei fatti. L’avvocato Emanuele Zanalda, che la rappresenta, ha dichiarato che la posizione della sua assistita verrà chiarita nell’interrogatorio, durante il quale spiegherà le ragioni della vicenda. Il collegamento avverrà dall’Ambasciata italiana a Manila.
Nel frattempo, il padre resta aggrappato a poche immagini digitali, a un'assenza che pesa come un macigno. E alla speranza che la giustizia possa restituirgli il ruolo che gli spetta: quello di genitore, non solo di spettatore.
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