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Giudiziaria

Amazon schiacciata in tribunale: per 6 anni ha negato le pause ai magazzinieri

Un lavoratore vince la causa contro il colosso dell’e-commerce: l’azienda costretta a risarcirlo per i turni notturni senza pausa. La Filt Cgil: “Pronti a far partire altre cause”

Una protesta contro Amazon a Roma

Una protesta contro Amazon a Roma

Amazon, il colosso dell’e-commerce fondato da Jeff Bezos, ha dovuto incassare una sonora sconfitta in tribunale. La filiale italiana Amazon Italia Transport è stata condannata a risarcire un magazziniere che, per quasi sei anni, ha lavorato nei turni notturni senza vedersi riconoscere i 15 minuti di pausa previsti dal contratto nazionale. Il verdetto arriva dalla sezione lavoro del Tribunale di Torino, che ha stabilito un rimborso di 2.059 euro per il lavoratore, oltre al pagamento delle spese legali.

Jeff Bezos

Protagonista della vicenda è Gaetano L.M., assunto da Amazon nell’agosto 2018 e impiegato prima nel centro di smistamento di Brandizzo, poi, dal maggio 2021, in quello di Grugliasco. Ogni notte, dalle 23 alle 7, ha movimentato merci senza mai vedersi riconosciuta la pausa retribuita di 30 minuti prevista per il "personale non viaggiante" del settore logistica e trasporti. Eppure, il Contratto Collettivo Nazionale di Lavoro (CCNL) è chiaro: chi opera in magazzino deve lavorare 7 ore e 45 minuti, proprio per tenere conto della pausa. Amazon, invece, lo ha lasciato lavorare per otto ore piene, notte dopo notte.Con il sostegno della Filt Cgil, il lavoratore ha portato l’azienda in tribunale nel giugno dello scorso anno. Amazon ha cercato di difendersi sostenendo che il pagamento della mezz’ora di pausa fosse già sufficiente. Il giudice, però, ha riconosciuto il diritto del magazziniere alla pausa di 15 minuti aggiuntivi e ha condannato la multinazionale a pagare gli arretrati.

La sentenza, oltre a fare giustizia per il singolo lavoratore, potrebbe aprire la strada ad altre cause. Lo sottolinea il coordinatore regionale del dipartimento trasporto, merci e logistica della Filt Cgil, Francesco Imburgia, che esulta per la decisione del Tribunale: «Questa sentenza ha un impatto nazionale. Siamo pronti ad assistere tutti i lavoratori che si trovano nella stessa situazione».

E non sono pochi. Nei soli centri di smistamento di Grugliasco e Brandizzo, Amazon impiega più di 250 lavoratori. Se il precedente aperto da questa causa farà scuola, l’azienda potrebbe trovarsi a dover rimborsare molti altri dipendenti.

"Prendiamo atto della decisione del giudice - commenta Amazon - siamo in attesa di conoscere le motivazioni alla base di questa decisione e valuteremo con attenzione la possibilità di presentare ricorso in appello. Amazon ritiene di applicare correttamente le previsioni del CCNL Logistica, Trasporto Merci e Spedizioni: la durata dei turni notturni non eccede le 8 ore di lavoro ed è prevista, per ogni turno di lavoro, sia esso diurno o notturno, una pausa retribuita di 30 minuti compresa all'interno delle 8 ore di lavoro."

Nel frattempo, la Filt Cgil annuncia che chiederà all’azienda di risarcire anche i mesi successivi a giugno 2024, estendendo il rimborso fino ai giorni nostri.

Una sentenza destinata a lasciare il segno, dimostrando che, persino contro un gigante come Amazon, i diritti dei lavoratori possono ancora essere fatti valere.

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