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Cronaca

Baby Gang nel cuneese: studenti picchiati e derubati, supermercati nel mirino e un padre aggredito

Tre minorenni arrestati nel Cuneese per rapina e lesioni: coinvolti studenti e supermercati

Baby Gang nel Cuneese

Baby Gang nel Cuneese: studenti picchiati e derubati, supermercati nel mirino e un padre aggredito (foto archivio)

Tra Fossano e Genola, una baby gang composta da tre minorenni ha seminato il terrore tra giugno 2024 e gennaio 2025. Due sedicenni e un diciassettenne sono stati arrestati con l’accusa di rapina, rapina aggravata e lesioni personali aggravate. Il più grande è stato trasferito al carcere minorile "Ferrante Aporti" di Torino, mentre gli altri due si trovano in permanenza domiciliare, in attesa di un possibile collocamento in comunità. Le indagini dei carabinieri hanno ricostruito una serie di aggressioni sistematiche ai danni di giovani studenti, derubati e picchiati per impedir loro di denunciare.

Tra gli episodi più gravi, una rapina a mano armata al Penny Market di Fossano il 13 gennaio, quando uno dei membri, con il volto coperto, ha minacciato una cassiera con un coltello, fuggendo con 520 euro. Il 18 giugno, a Genola, il padre di una delle vittime, cercando spiegazioni, è stato brutalmente aggredito con calci e pugni dai giovani delinquenti. Un modus operandi spietato che ha messo in allarme l’intera comunità, evidenziando l’urgenza di un intervento istituzionale per prevenire il fenomeno della delinquenza giovanile.

Il fenomeno delle baby gang in Italia

L’escalation di violenza legata alle baby gang è un problema in crescita in tutta Italia. Negli ultimi anni, numerosi episodi hanno coinvolto adolescenti in reati di rapina, estorsione e aggressioni, spesso all’interno di gruppi che agiscono con dinamiche simili a quelle delle organizzazioni criminali. Città come Milano, Roma e Napoli hanno registrato un aumento delle segnalazioni, con giovani coinvolti in episodi di violenza gratuita e atti intimidatori nei confronti di coetanei o commercianti.

Le autorità hanno intensificato i controlli e introdotto misure più severe, ma il problema richiede una strategia più ampia, che coinvolga scuole, famiglie e servizi sociali. L’assenza di prospettive, il disagio sociale e l’influenza negativa dei social media sono fattori che contribuiscono alla diffusione del fenomeno. La prevenzione e l’educazione rimangono strumenti essenziali per evitare che giovani sempre più precoci si avvicinino alla criminalità, rendendo necessaria una risposta coordinata tra istituzioni e società civile.

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