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Cronaca
11 Febbraio 2025 - 10:10
Dov'era lo Stato? Cinzia uccisa dal marito, aveva già subito violenze
Ancora un femminicidio, ancora una donna uccisa per mano dell’uomo che avrebbe dovuto amarla e proteggerla. Cinzia D'Aries, 51 anni, è stata accoltellata nella notte tra sabato e domenica dal marito, Pietro Quartuccio, 56 anni, nella loro casa popolare di Venaria Reale, alle porte di Torino. Dopo l’omicidio, l’uomo ha tentato di togliersi la vita ingerendo una grande quantità di farmaci, ma è stato soccorso in tempo e ora si trova piantonato all’ospedale Maria Vittoria, in condizioni gravi ma non in pericolo di vita.
Dietro questa tragedia c’è una storia di maltrattamenti e aggressioni che si protraeva da tempo. I carabinieri della compagnia di Venaria Reale stanno scavando nel passato della coppia e, secondo le prime informazioni, Cinzia aveva già subito violenze fisiche e psicologiche. I familiari della vittima confermano un’escalation di episodi, alcuni dei quali particolarmente gravi. La scorsa estate, Quartuccio l’aveva già aggredita arrivando a ferirla al collo con una forchetta. In quell’occasione, il personale del centro di salute mentale che lo seguiva era riuscito a fermarlo prima che la situazione degenerasse.
Eppure, Cinzia non ha mai sporto denuncia. Forse per paura, forse perché non credeva che qualcuno potesse davvero proteggerla. Quella stessa paura che paralizza molte donne, intrappolandole in dinamiche di violenza da cui diventa impossibile uscire. Il caso di Cinzia non è isolato, e riporta alla luce il dramma delle donne che subiscono abusi all’interno delle mura domestiche senza riuscire a chiedere aiuto.
I carabinieri stanno raccogliendo le testimonianze di chi viveva accanto alla coppia. Un vicino che abita al quarto piano dello stesso stabile ha raccontato di sospettare da tempo che l’uomo potesse arrivare a uccidere la moglie. "So che lui non stava bene, forse aveva pensato di ucciderla già in passato", ha dichiarato. Un dettaglio che rende la vicenda ancora più inquietante e apre interrogativi su quanto si potesse fare per prevenire l’ennesimo femminicidio annunciato.
Violenza sulle donne
La vicenda ha suscitato l’immediata reazione dei sindacati Cgil, Cisl e Uil, che hanno chiesto un intervento urgente del Prefetto di Torino. "Anche in questo caso si legge che c'erano dei segnali e che Cinzia si sarebbe potuta salvare", si legge in una nota congiunta. Per i sindacati, il problema sta nella mancanza di conoscenza e di utilizzo degli strumenti di intervento, sia da parte delle vittime che di chi assiste a minacce o episodi di violenza. Già dopo il femminicidio avvenuto poche settimane fa a Rivoli, era stato chiesto un tavolo di confronto per affrontare l’emergenza, ma non ci sono stati riscontri. Ora la richiesta viene rinnovata con ancora più urgenza.
L’uccisione di Cinzia D’Aries è solo l’ennesimo caso di una strage silenziosa che si consuma quotidianamente nel nostro Paese. Donne uccise da mariti, compagni, ex partner che non accettano di perdere il controllo. I segnali c’erano, come in tantissimi altri casi, ma non sono stati sufficienti a fermare la mano dell’assassino.
E allora, la domanda è sempre la stessa: cosa si può fare di più per impedire che accada ancora? Serve un cambiamento radicale nel modo in cui vengono gestite le segnalazioni di violenza. Misure più stringenti, come il braccialetto elettronico per i soggetti violenti o una maggiore protezione per le donne che vivono in contesti a rischio, potrebbero rappresentare una possibile soluzione. Ma è fondamentale anche un cambio culturale, che porti le donne a denunciare e la società a non minimizzare. Perché il femminicidio non è mai un raptus, non è mai un gesto isolato: è il tragico epilogo di una violenza che inizia molto prima, e che troppo spesso viene ignorata.
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