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Cronaca

Operaio ferito scaricato davanti all’ospedale: abbandonato dopo l’incidente sul lavoro

Il 22enne peruviano lasciato a terra come un pacco. Lavorava in nero, indaga la Procura

Operaio (foto di repertorio)

Operaio (foto di repertorio)

Un giovane operaio edile, probabilmente impiegato in nero, è stato abbandonato in condizioni gravissime davanti all’ospedale di Rivoli dopo un incidente sul lavoro in un cantiere di Collegno. La Procura di Torino ha aperto un’inchiesta per fare luce su una vicenda che riporta in primo piano il dramma del lavoro sommerso e della sicurezza nei cantieri.

Il lavoratore, un 22enne peruviano, inizialmente era stato soccorso dai medici con l’ipotesi di un pestaggio. Ma le indagini hanno rivelato una realtà ancora più inquietante: l’uomo non era stato coinvolto in una rissa, ma vittima di un incidente sul lavoro. Chi lo ha soccorso non ha chiamato l’ambulanza, non ha segnalato l’infortunio: lo ha semplicemente caricato in macchina e lasciato davanti all’ospedale, come un pacco indesiderato.

Il caso ha scatenato l’indignazione dei sindacati, che denunciano una situazione sempre più preoccupante nel settore edile. Sarah Pantò, segretaria della Cgil Torino, attacca duramente: "Questo caso rende evidente come il crescente fenomeno del lavoro nero, oltre a negare i diritti fondamentali dei lavoratori, espone questi ultimi a rischi gravi, sia in termini di sicurezza sul lavoro che di assistenza sanitaria in caso di infortunio. Condanniamo fermamente questo atto di negligenza e totale mancanza di umanità nei confronti di un lavoratore che, oltre a subire un infortunio, è stato trattato con totale disprezzo, con un’assoluta mancanza di umanità, dignità e rispetto dei diritti fondamentali".

Anche Massimiliano Quirico, direttore di Sicurezza e Lavoro, lancia un allarme: "Siamo preoccupati per la situazione dell’edilizia. Il caso del giovane peruviano, irregolare in Italia, probabilmente senza fissa dimora, ci riporta indietro negli anni, quando, anche a Torino, lavoratori irregolari subivano infortuni sul lavoro e venivano abbandonati al loro destino. Sempre al primo giorno di lavoro. Per evitare di piangere altre vittime e perdere i diritti faticosamente acquisiti, è opportuno vigilare di più nei cantieri, anche in quelli privati, e, soprattutto, fare applicare il contratto nazionale edile, che prevede 16 ore di formazione obbligatoria prima di mettere piede in un cantiere".

Il segretario generale di FenealUil Piemonte, Giuseppe Manta, si unisce alle critiche: "È assurdo che nel 2025 accadano ancora casi del genere, che purtroppo in passato erano molto più frequenti, fino a quando, grazie all’intervento dei sindacati, dal 1° gennaio 2009 sono state introdotte le 16 ore di formazione preventiva obbligatoria in edilizia. Il problema principale però è che gli ispettori sono ancora troppo pochi rispetto ai tanti cantieri presenti, sia pubblici che privati, e hanno poche risorse per intervenire, anche in seguito a nostre segnalazioni. È veramente insensato che si possa aprire un’impresa edile senza aver fatto corsi sulla sicurezza e sulla gestione di impresa e senza avere cognizioni edili: basta solo andare in Camera di Commercio e aprire una partita Iva! Chiediamo che venga sancito l’obbligo di formazione preventiva anche per le partita Iva individuali di chi opera in edilizia, sempre nell’ambito della bilateralità, unico presidio per garantire sicurezza e legalità nel comparto".

Le indagini proseguono per individuare chi ha portato il giovane davanti all’ospedale e per accertare le responsabilità dei datori di lavoro coinvolti.

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