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Operazione Samba
14 Dicembre 2024 - 08:51
Un nuovo capitolo si aggiunge all’operazione Samba, con le dichiarazioni del pentito Vincenzo Pasquino che offrono uno spaccato inquietante sulle dinamiche del narcotraffico internazionale
Un nuovo capitolo si aggiunge all’operazione Samba, con le dichiarazioni del pentito Vincenzo Pasquino che offrono uno spaccato inquietante sulle dinamiche del narcotraffico internazionale e sui legami tra Brasile e Italia. Arrestato nel maggio 2021 insieme al noto latitante Rocco Morabito, Pasquino ha deciso di collaborare con la giustizia a partire dal novembre scorso, fornendo agli investigatori un vero e proprio manuale sulle attività criminali della famiglia Assisi e non solo.
Pasquino, già condannato per associazione di tipo mafioso e traffico di stupefacenti nel processo torinese “Cerbero”, ha spiegato i motivi della sua collaborazione: «Le persone di cui mi fidavo mi hanno abbandonato. Anche la mia richiesta di asilo in Brasile è legata a contrasti con gli Assisi per questioni sui carichi di droga».
Durante i suoi interrogatori, che si sono protratti fino a maggio 2024, Pasquino ha fornito dettagli minuziosi su traffici, ruoli e organizzazioni, nonché sui legami tra la criminalità italiana e sudamericana.
Pasquino ha raccontato come, affiliato nel 2011 presso una carrozzeria a Brandizzo, ottenne la “dote” di picciotto grazie a Domenico Alvaro, padrino della famiglia Carni i Cani. Operava inizialmente con il clan Alvaro, con sede a Sinopoli, ma con forti legami con la locale di Chivasso, allora guidata da Pasquale Trunfio.
I primi passi nel narcotraffico li mosse con Vittorio Raso, trasportando hashish dalla Spagna. Il grande salto arrivò nel 2014, quando, uscito dal carcere, iniziò a gestire il traffico per conto degli Assisi, passando dal contrabbando di hashish alla cocaina. «Nel 2015, Michelangelo Versaci mi propose di lavorare con gli Assisi, e accettai», ha ammesso Pasquino. In Brasile approdò per risolvere problemi legati a carichi di droga contesi tra gli Assisi e altri clan, tra cui quello di Rocco Barbaro, detto “U Castano”.
Tra i dettagli più significativi rivelati dal pentito, c’è il racconto di un carico di 440 chili di cocaina inviato dalla Spagna a Livorno, dove fu sequestrato dalla Guardia di Finanza. Pasquino descrive anche il suo ruolo operativo: «Quando Michael Assisi fu arrestato nel 2017, presi il suo posto. Patrick Assisi mi chiese di tornare in Brasile per fare da tramite con i fornitori». Da qui, organizzò un carico di 50 chili di cocaina dal porto di Santos, affidato a due sommozzatori locali. Tuttavia, l’operazione fallì a causa dell’uso di borse fosforescenti, che attirarono l’attenzione della polizia.
Le dichiarazioni di Pasquino confermano la capacità della famiglia Assisi di gestire il traffico internazionale di droga con un’organizzazione capillare e gerarchica, ma mettono in luce anche rivalità interne e attriti con altri clan. Pasquino, che ha operato a stretto contatto con personaggi di spicco come Patrick Assisi e Pino Grillo, descrive un sistema ben radicato in Brasile, con ramificazioni in Italia, in particolare in Calabria, Piemonte e Lombardia.
Gli inquirenti stanno verificando le informazioni fornite, molte delle quali trovano conferma nelle intercettazioni e nei messaggi criptati già in loro possesso. Le rivelazioni di Pasquino potrebbero rappresentare un punto di svolta nell’indagine, gettando nuova luce sui meccanismi di un narcotraffico che sembra non conoscere confini.
Con l’operazione Samba, la magistratura italiana e brasiliana hanno iniziato a smantellare uno dei network criminali più sofisticati degli ultimi anni, ma il cammino è ancora lungo.
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