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Cronaca
09 Dicembre 2024 - 09:03
Zirconi al posto di diamanti: scoperta una rete di truffe da 116mila euro tra gioiellieri
In un intreccio che sembra uscito da un romanzo di intrighi e tradimenti, tre gioiellieri torinesi – Catello Iovino, suo figlio Edoardo e Giuseppe Lentini – si trovano al centro di una complessa inchiesta giudiziaria. L'accusa? Una truffa orchestrata con precisione ai danni di un cliente, tra diamanti falsi e orologi di lusso spariti nel nulla. La vicenda, che ha già visto la chiusura delle indagini preliminari, aggiunge un capitolo inquietante al passato già controverso della famiglia Iovino, nota alle autorità per episodi precedenti di appropriazione indebita.
Il giallo dei diamanti: una truffa da 116mila euro
Tutto ha avuto inizio con la fiducia malriposta di un cliente nei confronti di Giuseppe Lentini, che si è spacciato per un perito gemmologo, figura del tutto inesistente. Il cliente ha acquistato 11 gemme, presentate come diamanti di altissima qualità, per un valore di 66mila euro. Il pagamento, suddiviso tra contanti e un bonifico intestato a Edoardo Iovino, è stato solo l'inizio di un incubo. Le pietre, infatti, si sono rivelate semplici zirconi, privi di qualsiasi valore commerciale.
La truffa non si è fermata qui. Con la scusa di un’analisi e confezionamento in blister, i gioiellieri si sono fatti consegnare dal cliente altri quattro diamanti autentici, valutati 50mila euro. Anche in questo caso, al momento della restituzione, le preziose gemme sono state sostituite da zirconi, lasciando la vittima con 15 pietre prive di valore al posto di un tesoro da 116mila euro.
L'inchiesta, guidata dalla pm Barbara Buonanno, ha portato alla formalizzazione delle accuse contro i tre indagati. Catello e Giuseppe Lentini sono assistiti dall'avvocato d'ufficio Alessandro Marampon, mentre Edoardo ha scelto come difensore di fiducia l'avvocato Ruggero Marta. Nelle prime dichiarazioni, Edoardo ha cercato di ridimensionare il suo coinvolgimento, affermando di occuparsi solo di piccoli monili e riparazioni, mentre la gestione del negozio di corso Svizzera – a lui intestato – era in mano al padre.
Truffa dei diamanti
Un passato macchiato da altre accuse
Non è la prima volta che i nomi di Catello ed Edoardo Iovino compaiono in vicende giudiziarie. I due sono già stati coinvolti in diverse inchieste per appropriazione indebita. In un caso, un orologio di scarso valore è sparito, ma il pm Francesco La Rosa ha chiesto l’archiviazione per “tenuità del fatto”. Tuttavia, un’altra indagine vede Edoardo accusato della sparizione di un prezioso Tag Heuer Monaco Steve McQueen 75th Anniversary, un’edizione limitata da 5mila euro.
Un’inchiesta parallela, sempre condotta dalla pm Buonanno, coinvolge padre e figlio per la scomparsa di dieci orologi, tra cui un Rolex GMT da 12mila euro, un Omega, e persino una vecchia “cipolla”. Secondo le accuse, gli oggetti sarebbero stati ritirati per riparazioni, ma mai restituiti ai legittimi proprietari.
Per giustificare le mancate restituzioni, Catello Iovino avrebbe avanzato scuse legate a presunti problemi di salute, raccontando di aver avuto “problemi al cuore” e di aver subito una “brutta operazione”. Inoltre, ha denunciato un furto di Rolex ai carabinieri di Pozzo Strada, ma, secondo la pm Buonanno, si tratterebbe di un caso di simulazione di reato.
Un sistema complesso di inganni
Questa intricata rete di truffe e appropriazioni indebite rappresenta un esempio lampante di come la fiducia nei professionisti possa essere tradita in modo subdolo. Il caso dei gioiellieri torinesi non solo getta un’ombra sul settore del commercio di preziosi, ma evidenzia anche la necessità di una maggiore vigilanza e regolamentazione per prevenire simili episodi.
Con le indagini concluse e le accuse formalizzate, ora spetta al sistema giudiziario stabilire la verità. Resta da vedere se la giustizia riuscirà a fare luce su una vicenda che ha lasciato non solo un cliente truffato, ma un’intera comunità con l’amaro in bocca.
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