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Ciriè
26 Novembre 2024 - 14:56
L'Ospedale di Ciriè
Cristopher Ursino, 26 anni, è stato arrestato questa mattina per l’aggressione ai danni di un infermiere del Pronto Soccorso dell’Ospedale di Ciriè avvenuta nel pomeriggio di lunedì 25 novembre. Ursino, già noto alle forze dell’ordine, è accusato di aver sferrato un violento calcio all’addome dell’operatore sanitario mentre questi lo accompagnava in sala visita. L’arresto rappresenta uno dei primi casi in Piemonte in cui viene applicato il nuovo decreto legge che inasprisce le pene per le aggressioni contro il personale medico e sanitario.
L’episodio si è consumato in pochi attimi, ma ha riportato alla ribalta una problematica crescente: la sicurezza negli ospedali e nei presidi sanitari. Secondo quanto ricostruito, l’infermiere stava svolgendo il proprio turno di lavoro presso il triage del Pronto Soccorso quando è stato colpito dall’uomo senza alcun preavviso. L’infermiere, fortunatamente, non ha riportato lesioni gravi, ma è stato necessario sottoporlo a cure mediche.
L’aggressore è stato immediatamente allontanato dai carabinieri, intervenuti sul posto, e tratto in custodia. Oggi, con l’arresto di Ursino, il caso assume un’importanza simbolica: è un segnale che le istituzioni intendono contrastare con decisione la spirale di violenza nei confronti del personale sanitario.
La vicenda ha sollevato un’ondata di indignazione tra i rappresentanti delle professioni sanitarie. Giuseppe Summa, responsabile del sindacato Nursind, ha denunciato con forza la situazione: «È l’ennesimo episodio di violenza in un sistema sanitario ormai al collasso. L’immobilismo della Direzione Generale dell’ASL TO4 non è più tollerabile. Non servono altre parole, ma fatti concreti per proteggere chi lavora in prima linea.»
Non meno duro è stato il commento di Claudio Delli Carri, segretario regionale del sindacato Nursing Up: «La Regione deve accelerare il ripristino della presenza della polizia negli ospedali. Non possiamo accettare che la burocrazia rallenti i processi decisivi per la sicurezza del personale sanitario.»
Delli Carri ha inoltre sottolineato come episodi simili siano diventati sempre più frequenti: «L’aggressione di ieri non è un caso isolato. Solo quest’anno, al Pronto Soccorso di Ciriè, abbiamo assistito a episodi analoghi a febbraio e maggio. È necessario agire subito con misure strutturali che garantiscano un ambiente sicuro per chi lavora e per chi viene assistito.»
Claudio Delli Carri, sindacato Nursing Up
In un comunicato ufficiale, l’ASL TO4 ha stigmatizzato con fermezza quanto accaduto, esprimendo vicinanza al collega coinvolto: «Condanniamo fermamente ogni forma di violenza nei confronti del personale sanitario e ribadiamo il nostro impegno per rafforzare la sicurezza nei presidi ospedalieri.»
Tra le misure annunciate figurano un incremento della vigilanza, l’installazione di telecamere di sicurezza nei punti critici e una maggiore collaborazione con le forze dell’ordine per garantire controlli più frequenti. Le prime iniziative dovrebbero entrare in vigore entro il prossimo mese, come emerso durante il recente Comitato provinciale per l’ordine e la sicurezza pubblica.
L’aggressione subita dall’infermiere non è che l’ultimo di una serie di episodi che stanno trasformando i Pronto Soccorso in luoghi ad alto rischio. Secondo dati diffusi dai sindacati, il fenomeno delle violenze negli ospedali è in costante crescita, alimentato dalla carenza di personale, dalle lunghe attese e dal crescente stress tra i pazienti.
Roberto Aleo, segretario provinciale Nursing Up, ha dichiarato: «Non possiamo continuare a tollerare questa situazione. Gli operatori sanitari sono esausti, costretti a lavorare in condizioni di insicurezza assoluta. È tempo di interventi decisi: guardie giurate armate nei Pronto Soccorso e campagne di sensibilizzazione per il rispetto di chi lavora nella sanità.»
L’arresto di Ursino rappresenta una pietra miliare nella lotta alle aggressioni contro il personale sanitario. Il decreto legge recentemente approvato dal governo prevede pene più severe per chi compie atti di violenza fisica o verbale nei confronti di medici e infermieri, rendendo obbligatoria la custodia cautelare nei casi gravi.
Questa nuova normativa è stata accolta con favore dai sindacati, che da anni chiedevano un intervento legislativo deciso. Tuttavia, molti sottolineano come non basti una legge per risolvere il problema: servono investimenti in sicurezza, personale e formazione.
Il caso di Ciriè è l’ennesimo campanello d’allarme che non può più essere ignorato. Mentre il sistema sanitario si trova già sotto pressione per le carenze strutturali e organizzative, episodi di violenza come questo mettono ulteriormente a rischio la tenuta di un servizio fondamentale.
Le parole di Marco Boccacciari, referente Nursing Up, sintetizzano il sentimento diffuso tra gli operatori: «Non possiamo più aspettare il prossimo episodio per agire. Serve un cambiamento ora, per tutelare chi ogni giorno si prende cura della salute degli altri.»
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