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Cronaca
20 Novembre 2024 - 10:24
Perché mi avete abbandonata?’: la storia sconvolgente di Cristina, trovata neonata in una cantina di Torino
"Sono io quella bimba abbandonata. Oggi vorrei capire perché sono stata lasciata in quella cantina. Chi può aiutarmi?" Con queste parole, Cristina Longo, 44 anni, ha lanciato un accorato appello per risolvere un mistero che da sempre accompagna la sua vita: le sue origini. Abbandonata alla nascita in una cantina di corso Telesio, nel quartiere Pozzo Strada di Torino, Cristina vuole scoprire chi l’ha lasciata lì e perché. La sua storia, che risale al primo agosto 1980, commuove e lascia aperti interrogativi che il tempo non è riuscito a cancellare.
Cristina fu trovata quando aveva appena 12 ore di vita, tra stracci sporchi e una coperta unta, probabilmente appartenente a un camionista. A salvarla furono due giovani fidanzati, Emanuela e Roberto, che, attirati dai suoi vagiti, la portarono in salvo. "Erano prossimi al matrimonio, ma poi non si sono sposati," racconta Cristina. "Ho cercato di rintracciarli per ringraziarli e chiedere loro qualche dettaglio su di me, ma Emanuela è morta per un tumore una decina di anni fa, e di Roberto non ho più trovato tracce."
Grazie a quell’intervento provvidenziale, Cristina fu accolta in ospedale e successivamente affidata a un istituto per l’infanzia. A soli quattro mesi, venne adottata da una famiglia che le garantì un’infanzia serena e piena di amore.
Nonostante l’affetto dei genitori adottivi, Cristina non ha mai potuto ignorare il vuoto lasciato da quel passato sconosciuto. "La mia vita è stata un dono, ma ho una ferita che è rimasta aperta e vorrei riuscire a curarla," confida. "Quando mi hanno trovata, avevo solo 12 ore di vita. Se non fossero arrivati quei due ragazzi, forse non sarei sopravvissuta."
Oggi, madre di due figli, Cristina sente ancora più forte il desiderio di conoscere le sue origini. Ogni ipotesi, ogni dubbio, si mescola a una domanda che la tormenta: "Perché qualcuno ha deciso di mettermi al mondo e poi abbandonarmi in una cantina? Potevano esserci altre soluzioni, ma invece hanno scelto degli stracci sporchi e un luogo buio."
Cristina vuole conoscere la verità sul suo passato
Il desiderio di scoprire la verità è diventato ancora più intenso quando è nato il suo primo figlio. È stato in quel momento che il padre adottivo le ha mostrato per la prima volta un vecchio articolo di giornale, che raccontava del suo ritrovamento. "Per me è importante sapere cosa è accaduto dal momento in cui sono stata trovata fino al mio arrivo all’istituto," spiega Cristina. Tuttavia, le indagini dell’epoca, condotte dai carabinieri, non portarono a nulla. Nessuno nel palazzo vide nulla, nessuno ricordava donne incinte, e Torino, in quell’agosto, era quasi deserta per le vacanze estive.
Ogni anno, il giorno del compleanno porta con sé una riflessione dolorosa. "Non riesco a vivere quel giorno con gioia," confessa Cristina. "Lo festeggio solo perché mio marito è nato nella stessa data. Ma ogni anno riaffiora quella ferita, quel senso di abbandono che non mi lascia."
Con questo appello, Cristina spera che qualcuno, magari una persona che all’epoca viveva nel quartiere o conosceva i suoi genitori biologici, possa fornire informazioni utili. "Chiunque sappia qualcosa, per favore, mi aiuti a capire," implora. La sua storia non è solo una ricerca di verità personale, ma un richiamo alla solidarietà e alla memoria collettiva. Cristina desidera chiudere un cerchio che è rimasto aperto per oltre quattro decenni, per sé e per i suoi figli, ai quali vorrebbe poter raccontare la sua vera storia.
La vicenda di Cristina Longo pone domande che vanno oltre il suo caso personale: quali motivi portano una madre a compiere un gesto così estremo? E quali sono le risposte che la società deve offrire a chi, come Cristina, cerca di ricostruire un passato che sembra destinato a restare nell’ombra? Nel frattempo, la donna continua a sperare che il suo appello trovi ascolto, perché ogni vita merita di essere raccontata, compresa e, soprattutto, onorata.
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