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Cronaca
08 Novembre 2024 - 05:00
La 'ndrangheta serviva caffè e brioches ai magistrati
Nella complessa e spesso oscura trama della criminalità organizzata, la realtà supera talvolta la finzione. È il caso della sentenza emessa dal tribunale di Torino, che ha visto sette condanne e un'assoluzione per un'incredibile infiltrazione della 'Ndrangheta nel cuore stesso della giustizia: il bar del tribunale. Un luogo che, per definizione, dovrebbe essere un baluardo di legalità, si è trasformato in un simbolo di beffa e sfida alle istituzioni.
Era luglio 2023 quando la Direzione Distrettuale Antimafia ha fatto scattare un'operazione che ha portato alla luce un'infiltrazione mafiosa tanto audace quanto inquietante.
La 'Ndrangheta, attraverso una serie di personaggi legati alla criminalità organizzata, era riuscita a mettere le mani sulla gestione del bar interno del Palazzo di Giustizia di Torino. Un'operazione che ha visto coinvolta anche "Liberamensa", fondata nel 2016 e messa in liquidazione nel 2020, la cooperativa sociale che gestiva il bar. Servire caffè e brioches ai magistrati che avrebbero dovuto indagare su di loro: una beffa che ha dell'incredibile.
Il Palazzo di Giustizia di Torino
Le condanne variano dagli otto anni ai dieci mesi. Le pene più alte sono per Rocco Pronestì (8 anni, 5 mesi e 10 giorni), per Rocco Cambrea (7 anni), Crescenzo D'Alterio, (6 anni, 2 mesi e 20 giorni) e Raffaele Macchia (5 anni, 10 mesi e 20 giorni).
Pronestì è considerato dagli inquirenti storico appartenente alla criminalità organizzata in Piemonte e da anni legato ai maggiori esponenti della 'ndrangheta locale. Le pene chieste dai pm Paolo Toso e Francesco Pelosi andavano dai dodici anni ai venti mesi di reclusione. L'inchiesta, coordinata dalla Dda, sfociò nel luglio del 2023 in una serie di arresti.
Ma come è stato possibile che la 'Ndrangheta riuscisse a infiltrarsi così profondamente nel sistema giudiziario? La risposta risiede nella capacità della criminalità organizzata di tessere una rete di relazioni e connivenze che le permette di operare indisturbata. Il controllo del bar del tribunale non era solo un modo per ottenere profitti economici, ma anche un simbolo di potere e controllo. Un modo per dimostrare che la 'Ndrangheta poteva arrivare ovunque, anche nei luoghi più insospettabili.
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