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Giudiziaria

Era troppo amico del boss di 'ndrangheta, negato il risarcimento dopo l'assoluzione

Si è discussa in Corte d'Appello a Torino la richiesta di un ex detenuto di "Minotauro"

Era troppo amico del boss di 'ndrangheta, negato il risarcimento dopo l'assoluzione

Era troppo amico del boss di 'ndrangheta, negato il risarcimento dopo l'assoluzione

Aveva rapporti di "stretta vicinanza" e di "notevole familiarità" con un boss della 'ndrangheta: per questo motivo, nonostante sia stato assolto, non merita il risarcimento per ingiusta detenzione.

È la decisione che è stata presa dalla Corte d'appello di Torino per uno degli imputati del maxi processo Minotauro sulla presenza della criminalità organizzata calabrese in Piemonte. L'uomo, A.V., 48 anni, fu arrestato il 1/o giugno 2011 e rimase detenuto fino al 14 novembre 2012.

In seguito venne assolto sia in primo che in secondo grado con una sentenza che diventò irrevocabile nel 2016. Per i giudici, però, fu il suo comportamento a far sorgere negli investigatori il "grave sospetto iniziale" che fosse coinvolto a pieno titolo.

La Cassazione, che ha confermato l'ordinanza di diniego dei magistrati subalpini, ricorda il contenuto delle sue numerose telefonate con uno dei boss condannati, che a quanto pare "riponeva in lui una notevole fiducia" al punto da "renderlo partecipe di accadimenti interni a un mondo criminale solitamente riservato" e rivelando episodi "dai quali A.V. non prendeva le distanze ma sui quali, anzi, interloquiva commentando".

Un atteggiamento che dimostra una "situazione di connivenza e contiguità" che, sebbene non fosse bastato per arrivare a una condanna, ora è sufficiente per negargli l'indennizzo.

Minotauro

L'aula bunker delle Vallette dove venne celebrato il processo Minotauro

L'operazione Minotauro è stata una vasta indagine condotta dai Carabinieri, coordinata dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Torino, che ha smantellato una rete criminale legata alla 'ndrangheta in Piemonte. Avviata nel 2011, l'operazione ha portato all'arresto di oltre 140 persone, accusate di appartenere o essere collegate a una struttura mafiosa ben radicata nella regione, con connessioni al traffico di droga, estorsioni, usura e infiltrazioni nella politica e nell'economia locale. L'indagine ha fatto emergere come la 'ndrangheta, originaria della Calabria, si fosse stabilita stabilmente nel nord Italia, riuscendo a esercitare potere attraverso una fitta rete di relazioni e accordi, spesso con l'appoggio di esponenti del mondo imprenditoriale e politico.

Il processo che ne è seguito, noto anch'esso come processo Minotauro, è stato uno dei più grandi procedimenti contro la criminalità organizzata nel nord Italia. Si è svolto tra il 2012 e il 2016 e ha visto coinvolti oltre 70 imputati. Alcuni sono stati assolti, ma molti sono stati condannati a pene severe per associazione mafiosa, traffico di droga e altri reati. L'importanza di questo processo ha contribuito a svelare la pericolosità e la pervasività della 'ndrangheta al di fuori dei suoi tradizionali confini meridionali.

Da quell'operazione ne seguirono poi altre, alcune direttamente collegate come la "Colpo di Coda" dell'ottobre 2012 che smantellò una locale che operava tra Chivasso e Livorno Ferraris.

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