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Cronaca
10 Ottobre 2024 - 21:34
Aula di tribunale
Zio e nipote sono troppo vicini in aula, separati da un divisorio e a pochi centimetri l'uno dall'altro: salta l’incidente probatorio.
Un incidente probatorio delicato è stato sospeso, l'altro pomeriggio in aula a Ivrea, a causa di circostanze che hanno messo a rischio la serenità della vittima. Il caso riguarda una giovane vittima di presunti abusi da parte dello zio, presente in aula per il procedimento.
Tuttavia, la mancanza di adeguate misure di separazione ha sollevato perplessità e causato lo stop dell’udienza.
Il procedimento nasce dalla denuncia della famiglia del nipote contro lo zio per presunti abusi sessuali. Per garantire l’acquisizione della testimonianza della giovane in un ambiente sicuro, si è deciso di ricorrere all’incidente probatorio, uno strumento processuale che consente di raccogliere prove in vista del futuro processo, proteggendo le vittime vulnerabili da ulteriori pressioni.
In teoria, durante l’incidente probatorio, la vittima dovrebbe testimoniare in un ambiente protetto, lontano dall’influenza dell’imputato, per evitare ulteriori traumi e garantire che la sua deposizione avvenga senza condizionamenti. Tuttavia, ciò non è avvenuto in questo caso.
L’incidente probatorio è saltato quando si è scoperto che lo zio e la nipote si trovavano nello stesso ambiente, separati soltanto da un divisorio leggero, un semplice separé.
Questa situazione, pur rispettando formalmente le regole della separazione fisica tra vittima e accusato, ha immediatamente sollevato problemi di sicurezza psicologica per la giovane, la cui tranquillità e capacità di testimoniare serenamente erano gravemente compromesse.
Il solo fatto di essere così vicina a colui che accusava di averle arrecato danno, pur senza un contatto visivo diretto, ha generato un clima di tensione insostenibile.
Il tribunale di Ivrea, sede del processo
Questo ha portato la difesa della vittima, e persino il giudice, a sospendere l’udienza.
A denunciare la gravità dell'accaduto è stato il legale della parte offesa, l'avvocato Luca Tommaso Calabrò: «Trovo altamente pregiudizievole per il minore che non ci sia stata l'aula protetta. È una storia che provoca imbarazzo, figuriamoci a pochi centimetri dalla persona che accusi. Soprattutto dopo che il ragazzo era stato da me rassicurato».
Chiederà al tribunale di fare maggiore attenzione per udienze così delicate la procuratrice capo di Ivrea, Gabriella Viglione: «L'incidente probatorio è un atto del giudice e deve essere anche tutelata la salute psicologica della persona offesa», e ricorda come non si debbano convocare molti incidenti probatori nel corso di un pomeriggio.
Questo episodio mette in luce l’importanza delle misure di protezione psicologica per le vittime di abusi durante i procedimenti legali.
Sebbene i tribunali seguano protocolli che prevedono la separazione tra vittima e imputato, casi come questo dimostrano che tali misure, quando insufficienti o mal concepite, possono mettere a rischio il benessere emotivo della persona offesa. E l'episodio mette ancora una volta in evidenza le carenze strutturali del palazzo di giustizia di Ivrea: aule troppo piccole a cui si accede da un unico ingresso.
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