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Ombre su Torino
24 Agosto 2024 - 09:29
Un puro. Un ingenuo. Un omone dalla sensibilità spiccatissima. Una persona che non ha mai fatto del male a nessuno e che mai ne avrebbe fatto. Ma anche un ragazzo sfortunato, dalla vita piena di problemi.
Malato di qualcosa per il quale il farmaco giusto ancora non è stato inventato e probabilmente non verrà trovato mai. Una gabbia dalla quale è quasi impossibile uscire, anche con tutta la volontà del mondo.
Una vita fatta di un lungo purgatorio e di frequenti discese all’inferno, quella di Andrea Soldi.
Nasce secondogenito in una famiglia torinese come tante altre, nel 1970. Passa un’infanzia e un’adolescenza felici. È sempre allegro, vispo, vivace. Sviluppa un fortissimo legame con la sorella maggiore e i genitori, in particolare col padre.
Il signor Renato è il suo eroe: condividono la passione per il Toro e il piccolo Andrea lo ascolta per ore raccontare le sue imprese in giro per il mondo quando era un marinaio.
Storie che, all’arrivo della cartolina, lo fanno partire militare con un entusiasmo incontenibile. E’ in quel periodo che qualcosa va storto. E’ il 1990, e succede che quel ragazzo, che mai fa mancare sue notizie alla famiglia, improvvisamente, non si fa sentire per due settimane.
I parenti, recatisi in caserma, quando riescono a vederlo, si trovano davanti un fantasma.
È assente, silenzioso, smagrito. Tornato a casa alterna momenti in cui sembra ipnotizzato ad altri in cui ride e salta come un grillo. Dice cose strane. Vede cose strane. Racconta di avere passato giornate intere in compagnia di una mangusta gigante. In realtà è la sorella, Maria Cristina.
Maria Cristina Soldi
Finisce in ospedale una prima volta. Da qui inizierà un lungo periodo fatto di diagnosi monche, di ricoveri, di crisi alternate a periodi di apatia assoluta. Non si riesce a capire cos’abbia e, spesso, la soluzione più facile è quella di riempirlo di psicofarmaci.
I familiari decidono allora di affidarlo a una psichiatra. Dopo molte sedute e diverse visite (anche all’estero) intorno al 1995, la malattia di Andrea prende un nome: schizofrenia.
Il lavoro con la professionista dà i suoi frutti. Soldi inizia a lavorare nella ditta del padre, va ad abitare da solo e inizia a fare sport. Non è guarito, ma tutti, intorno a lui, sono stupefatti dai suoi progressi. Non a caso, nonostante il tremendo dolore per la madre morta di SLA nel 2002, tra il 2001 e il 2009 non viene ricoverato neanche una volta.
Compra una casa nuova e, cambiando residenza, cambia anche medico curante. Il nuovo psichiatra dell’ASL, Pier Carlo Della Porta, usa un altro metodo. Le sedute di terapia spariscono quasi del tutto e Andrea ricomincia massicciamente con le medicine. Il ragazzo smette di lavorare, inizia ad avere un rapporto conflittuale col padre, ingrassa, perde ogni impulso sessuale. Presto comincia a rifiutare le punture e le pastiglie e in 3 anni finirà ospedalizzato 10 volte. In questa nuova discesa all’inferno l’unica ancora di salvezza diventa una panchina in Piazza Umbria.
Soldi ci va ogni giorno. Rimane in silenzio, a pensare, per giornate intere. Inizia a essere conosciuto alle persone che abitano da quelle parti.
Gioca coi bambini, fa amicizia con i negozianti, è ben voluto da tutti. Quella che ormai è una specie di seconda casa la dovrà abbandonare durante le vacanze di Natale del 2014. Passa le feste in ospedale, dopo una crisi più brutta del solito. Stavolta, quando esce, qualcosa ha smesso di funzionare del tutto. Non riconosce i familiari, smette di lavarsi e, per sette mesi, non prende medicinali.
Ai primi di agosto del 2015 il padre viene avvertito della disponibilità di un letto d’ospedale.
Chiama Della Porta e il 5 del mese lo accompagna alla panchina dove è seduto Andrea. Lo psichiatra lo invita ad assumere un sedativo e al suo rifiuto decide di sottoporlo a un TSO. Arrivano tre vigili urbani. In due, ai lati, gli bloccano le braccia mentre il terzo, alle spalle, gli stringe il collo. Andrea perde conoscenza e cade per terra. Si urina addosso, sbatte il viso sull’asfalto e le guardie lo ammanettano, lasciandolo a pancia in giù, con le mani dietro la schiena.
Arrivata l’ambulanza lo caricano in questa posizione: è la sua condanna a morte. Andrea Soldi, 45 anni, se ne va lentamente, soffocato mentre lo portano all’ospedale Maria Vittoria.
L’autopsia stabilirà che la morte è diretta conseguenza di “una catena di errori commessi durante un TSO troppo invasivo e violento” motivo per il quale, nel 2022, Pier Carlo Della Porta e i tre agenti della municipale (Manuel Vair, Stefano Del Monaco ed Enri Botturi) vengono condannati definitivamente a un anno e mezzo di reclusione per omicidio colposo.
La panchina, diventata una sorta di altare laico a memento, è stata dipinta di rosso granata nel 2017 da Karim Cherif, l’autore delle panchine rosse contro la violenza sulle donne, in onore della passione calcistica di Andrea.
Gli verrà anche dedicato un libro, nel 2021 dal titolo “Noi due siamo uno. Storia di Andrea Soldi, morto per un TSO”, scritto da Matteo Spicuglia. In questo viene raccontata la sua storia a partire dal ritrovamento - fatto dalla sua famiglia - del suo diario e di alcuni scritti molto belli in cui soldi parla della malattia e del mondo che lo circonda.
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