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Brandizzo - Rondissone

Ancora 'Ndrangheta: tredici arresti nella notte

La manette sono scattate ai polsi di Francesco Maiolo, 41 anni, e Giuseppe Taverniti, 45

Ancora 'Ndrangheta: tredici arresti nella notte

È di tredici custodie cautelari in carcere e una ai domiciliari il bilancio dell’ultima operazione contro la 'ndrangheta, condotta dalla Direzione Distrettuale Antimafia (DDA) di Catanzaro. L’indagine, che ha coinvolto i sostituti procuratori Annamaria Frustaci, Antonio De Bernardo e Andrea Buzzelli, sotto il coordinamento del Procuratore della Repubblica Vincenzo Capomolla, è stata resa esecutiva dall'ordinanza firmata dal GIP distrettuale Arianna Roccia.

Gli Arresti e le Accuse

Nella notte sono stati arrestati Francesco Maiolo, 41 anni, e Giuseppe Taverniti, 45, entrambi accusati di associazione a delinquere di tipo mafioso, omicidio, concorso esterno in associazione mafiosa, estorsione, coltivazione di stupefacenti, concorrenza illecita, rapina e altri reati in materia di armi. Altri indagati risultano residenti tra Brandizzo e Rondissone.

Un'Indagine Capillare

Gli elementi raccolti hanno permesso di delineare, nella fase preliminare delle indagini, la perdurante operatività della cosca di ‘ndrangheta nell’area delle "Preserre" vibonesi, con ramificazioni economico-criminali in Piemonte, Abruzzo, Svizzera e Germania.

La gravità indiziaria ha evidenziato l'attuale assetto del sodalizio, formatosi dopo un cruento scontro con un gruppo rivale, anche attraverso riti di affiliazione avvenuti in carcere, dimostrando la capacità della ‘ndrina di penetrare nelle istituzioni carcerarie.

Contestualmente all’esecuzione dell’ordinanza cautelare, sono stati eseguiti numerosi decreti di perquisizione nei confronti di ulteriori sospettati, residenti anche in Abruzzo, Piemonte e Svizzera.

LA STRAGE DELL'ARIOLA

Un punto focale dell’indagine è il triplice omicidio consumatosi nelle campagne di Gerocarne, in provincia di Vibo Valentia, noto come “Strage dell’Ariola”.

Succede tutto nella mattina del 25 ottobre 2003, quando Bruno Emanuele ordina l’uccisione dei cugini Francesco e Giovanni Gallace, insieme ai loro dipendenti Stefano Barilaro e Antonio Chiera.

Il commando, nascosto nella boscaglia, apre il fuoco con 140 colpi di fucile semiautomatico. L’unico a sopravvivere è Antonio Chiera, che riesce a salvarsi gettandosi in un canalone, mentre Barilaro muore in ospedale a Catanzaro.

La strage pone fine, temporaneamente, alla catena di omicidi, che riprenderà solo nel 2012. Ed era stata una faida lunga vent’anni tra le famiglie Loielo di Gerocarne e Maiolo di Acquaro, entrambe profondamente radicate nelle attività criminali della regione. Tutto aveva avuto inizio nel 1978 quando i Loielo decisero di entrare nel lucroso business dei sequestri di persona.

Tra le loro vittime c’è Paolo Giorgetti, studente e figlio dell’imprenditore brianzolo Luigi Giorgetti, ucciso durante il rapimento.

Paolo Giorgetti, figlio dell'imprenditore brianzolo Luigi Giorgetti

Con l’obiettivo di rafforzare la loro influenza, i Loielo si alleano con i Maiolo, formando una potente ‘ndrina impegnata in estorsioni e rapine. Nel 1989, la spartizione non equa di una rapina e l’ambizione di Vincenzo Loielo di imporsi come unico capo portano alla rottura dell’alleanza, il primo a farne le spese è proprio Vincenzo Loielo che subisce un attentato. Omicidi, rapimenti e sparatorie diventano la norma, con entrambe le famiglie impegnate in una guerra senza esclusione di colpi.

Tra i numerosi episodi di violenza, il 27 marzo 1989, Pasquale Chiarenza viene ucciso a Taurianova, e due giorni dopo scompare Antonio Donato. Il 18 aprile dello stesso anno, Rocco Maiolo scampa a un attentato, mentre altri membri della sua famiglia si trovavano in Germania.

La svolta nelle indagini giunge grazie alla testimonianza di Francesco Loielo, collaboratore di giustizia, che rivela come Rocco Maiolo fosse stato attirato in una trappola e ucciso insieme al suo braccio destro. Nel 1991, Vincenzo e Giovanni Loielo vengono arrestati, e fino al 1994 il controllo della ‘ndrina passò al fratello Francesco.

Uno degli episodi più barbarici di questo periodo fu l’uccisione del parrucchiere di Acquaro, Placido Scaramozzino, nel 1993. Colpito a morte con una zappa, e sepolto vivo nei boschi delle Preserre. Seguono altri omicidi, che coinvolgono anche persone. Il 1998 segna una temporanea cessazione delle ostilità con la scomparsa dell’ultimo capo dei Maiolo, Antonio, e l’emergere di nuovi protagonisti nel panorama criminale locale. Tra questi, Bruno Emanuele di Gerocarne, che si impone con la forza, uccidendo nel 2002 i cugini Giuseppe e Vincenzo Loielo, con l’aiuto del boss di Cassano, Tonino Forastefano.

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