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Cronaca
05 Giugno 2024 - 12:34
Anna Kraevskaya
Questa mattina, mercdoledì 5 giugno, alle ore 10 al tempio crematorio di Biella è stato dato l’ultimo saluto ad Anna Kraevskaya, la modella di 21 anni residente in Svizzera ma originaria dell'Ucraina, vittima dell'incidente stradale sulla bretella autostradale Ivrea-Santhià del giorno di Pasqua.
La giovane viaggiava a bordo della Ferrari GT C4 guidata dal DJ svizzero di origini kosovare Hysni Qestaj. La vettura, ad Alice Castello, è andata a sbattere contro le barriere e si è incendiata. I due a bordo, DJ e modella, sono morti carbonizzati.
La salma della giovane modella è ora in viaggio verso la cittadina svizzera di Villeneuve, dove viveva.
Anna era originaria di Vinnytsia, sulla riva del fiume Buh Meridionale nell’Ucraina centrale. Nel 2018 aveva lasciato il suo paese per lavorare come modella in Svizzera.
Era una giovane modella molto seguita sul suo profilo Instagram.
Oggi la sua pagina conta oltre 3.800 follower: ci sono i book fotografici dove viene immortalata davanti ad auto sportive, in spa e mentre promuove trucchi e rossetti, video girati a Parigi e Milano.
A gennaio, in una storia sul suo profilo Instagram, Anna si trovava a Parigi, al museo di Yves Saint Laurent. E poi ci sono le foto mentre posa davanti alla Tour Eiffel.
Anna Kraevskaya viveva nel Canton Vaud, proprio dove risiedeva anche Hysni Qestaj. Ed è forse qui che i due avevano iniziato a frequentarsi. Lui era sposato (poco dopo l’incidente la moglie è stata rintracciata in Kosovo insieme ai figli di 11 e 14 anni).
Tra loro sarebbe iniziata una frequentazione e la notte della vigilia di Pasqua avevano deciso di scendere in Italia.
Qestaj aveva appena finito di mixare al “Jukebox” di Sion, in Svizzera. Musica HipHop, Dancehall, Afro, Trap e Reggaeton erano i suoi gusti. Da lì, a bordo del bolide dell’amico, la Ferrari, hanno affrontato un lungo viaggio; hanno oltrepassato le Alpi e sono arrivati nel Canavese. Poi lo schianto ad Alice Castello. Le indagini della polstrada di Settimo Torinese, coordinate dalla procura di Vercelli, attraverso l’esame del DNA hanno permesso di dare un nome ai due corpi carbonizzati.
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