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Baby gang in Canavese, la sindaca di Cuorgnè: "Sono giovani in preda al delirio di onnipotenza"

Il territorio è sotto shock per la notizia dell'arresto di due 17enni e il coinvolgimento di altri due 21enni in una serie di reati gravi commessi a Cuorgnè e Rivarolo

Canavese

Giovanna Cresto, sindaca di Cuorgnè, preoccupata per le scorribande della baby gang nel suo comune

Il Canavese è sotto shock per la notizia dell'arresto di due diciassettenni di origine nordafricanaritenuti responsabili di gravi reati quali rapina aggravata, lesioni personali in concorso, calunnia aggravata e violenza sessuale, e di altri due ventunenni, anch’essi indiziati di aver partecipato a parte degli eventi delittuosi, per cui è scattato l’obbligo di dimora con divieto di uscita notturna.

I fatti sono avvenuti nelle città di Cuorgnè e di Rivarolo, nell'autunno scorso.

Sulla vicenda abbiamo sentito i commenti del sindaco di Cuorgnè Giovanna Cresto.

Questi fatti avevano preoccupato in modo particolare l’amministrazione comunale?

Certo, assolutamente. Sono crimini che devono destare allarme.

Avevate avuto sentore che i diversi episodi fossero collegati tra loro? 

Sì. Quei soggetti erano già noti per vicende pregresse, non così gravi ma che facevano presagire possibili sviluppi negativi: erano giovani in preda al delirio di onnipotenza, convinti che i loro gesti sarebbero rimasti impuniti. Tale senso di invincibilità, tipico dell’età giovanile, porta a compiere trasgressioni a volte estremamente gravi come nel caso della violenza sessuale. Oltre al male che fanno agli altri, non si rendono conto che quei comportamenti rovineranno loro la vita.

Gli indiziati sono tutti residenti a Cuorgnè?

Sicuramente lo è uno dei minorenni: un ragazzo difficile, uno studente che non frequentava. I tentativi fatti dalla Scuola per riportarlo in classe erano andati a vuoto.

Degli altri non lo so con certezza ma ha poca importanza: ciò che conta è che la nostra città rappresenta un luogo in cui si ritrovano soggetti poco affidabili provenienti anche dai comuni limitrofi. Li si nota a tarda sera in un angolo di Piazza Martiri della Libertà o vicino alla fermata dei pullman perché si spostano con i mezzi pubblici ed è importante tenerli sotto controllo.

C’è chi, trattandosi di nordafricani, ha messo in relazione la vicenda con l’omicidio di Salassa per rimarcare le difficoltà dell’integrazione. Cosa ne pensa?

Terrei ben separate le due questioni. L’omicidio di Salassa non è ricollegabile alla criminalità comune: è un fatto gravissimo legato ad un certo tipo di mentalità e di cultura. Quelli di cui parliamo sono invece reati che riguardano tutte le etnie. Sono tanti i cittadini di fede musulmana che svolgono un lavoro regolare e vivono tranquillamente senza causare problemi: le generalizzazioni non hanno senso. 

 

Come aveva reagito la comunità islamica all’arresto dell’iman esorcista?

Non mi risultano prese di posizione in suo favore: non era stato emesso nessun comunicato.

Rispetto agli arresti resi noti ieri ha sentito dei commenti?

No, anche perché erano soggetti che non partecipavano alla vita sociale né prendevano parte alle preghiere. Di fatto non avevano più una <comunità di appartenenza>: non riconoscevano tale comunità e la comunità non riconosceva loro.

Eravate al corrente delle indagini in corso e degli arresti, che sembra risalgano a qualche settimana fa?

Ne eravamo stati informati anche perché le prove decisive sono state fornite dalle nostre telecamere. Le indagini erano cominciate già prima dei fatti più gravi - credo la scorsa estate - e gli arresti sono avvenuti in tempi diversi ma, quando ci sono di mezzo minorenni, le cose si complicano: la Procura dei Minori è più rigida. D’altra parte, in questi casi, più tardi vengono rese note le notizie e meglio è per le vittime. L’importante è che la giustizia faccia il suo corso; poco male se la popolazione lo viene a sapere solo in seguito. 

Vi capita spesso di collaborare con le forze dell’ordine?

Abbiamo una stretta collaborazione con i carabinieri di Cuorgnè ed ottimi rapporti con la Compagnia di Ivrea. Oltre a fornire le immagini registrate dalle telecamere quando servono, molte volte segnaliamo  fatti di cui siamo venuti a conoscenza, magari di rilievo limitato ma che risultano poi collegati ad altri più gravi.

Cosa può fare un’amministrazione comunale per contrastare la criminalità?

Le telecamere sono fondamentali: aiutano davvero molto e possono fungere da deterrente rispetto a quel senso di impunità di cui parlavo prima. Entro quest’anno o al massimo all’inizio del 2025 -  aspettiamo solo di terminare i lavori in corso - ne installeremo altre 12 nel centro storico e sono tante. Ovviamente, prima di collocarle, ci confronteremo con i carabinieri: saranno loro ad indicarci i punti strategici. Poi, come ho detto, facciamo delle segnalazioni. Possono essere cose notate da noi amministratori e di cui i cittadini nemmeno si accorgono (come piccoli danneggiamenti dell’Arredo Urbano) oppure notizie udite in città: le persone sono pronte a  raccontare in giro le vicende che le riguardano, molto meno – purtroppo - a denunciarle.

 

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