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Cronaca
23 Marzo 2024 - 22:31
Khalid Lakhrouti durante l'esorcismo era stato legato mani e piedi
Credenze religiose, riti purificatori violenti, abuso di cocaina. Questo il tragico cocktail che, secondo gli inquirenti avrebbe causato la morte di Khalid Lakhrouti, avvenuta il 10 febbraio scorso, tre giorni dopo aver compiuto 43 anni.
Nato a Khouribga, in Marocco, il 7 febbraio del 1981, Khalid viveva da anni in Canavese, a Salassa.
La morte per "sindrome anossica cerebrale", asfissia, il 10 febbraio scorso, sarebbe stata causata da un esorcismo al quale era stato sottoposto dallo zio, Imam di Cuorgné con l'aiuto del fratello di Khalid, Nourddine di 46 anni.
Il rito praticato da Abdelrhani Lakhrouti, guida spirituale della comunità islamica di Cuorgné, zio di Khalid, si pratica recitando la prima Sura del Corano Ayat Al Kursi davanti alla persona che ne ha bisogno, appoggiando la mano alla fronte stringendo con il pollice e il mignolo.
Si tratterebbe di un rito che avrebbe la durata di oltre mezz'ora, a seconda della necessità.
Khalid era stato sottoposto a quel rito perché avrebbe avuto "il diavolo dentro". Lo zio Imam si era recato presso casa del nipote già il 22 gennaio per tirargli fuori il diavolo dopo che Khalid gli aveva raccontato che il diavolo in persona era andato da lui chiedendogli di dargli la moglie.
Il 31 gennaio Abdelrhani Lakhrouti avrebbe girato anche un video per testimoniare quella possessione demoniaca, immagini dalle quali si vedrebbe "l'indemoniato" dare calci a vuoto facendo movimenti senza logica.
A quel rito, secondo quanto riferito da Abdelrhani Lakhrouti agli inquirenti, avrebbe partecipato anche un altro Imam Aziz Masnaoui, di Pont Canavese, specializzato proprio in esorcismi. L'Imam Masnaoui, alla vicenda giudiziaria è completamente estraneo.
Khalid sarebbe stato sottoposto a quella pratica per tre volte: la prima volta nella seconda settimana di gennaio, poi il 22 e il 31 gennaio.
Abdelrhani Lakhrouti sostiene che quello del 31 gennaio sarebbe stato l'ultimo esorcismo perché in quell'occasione, secondo lo zio Imam, il diavolo avrebbe definitivamente abbandonato il corpo del nipote negando un ulteriore finito tragicamente il 10 febbraio.
Eppure, secondo gli inquirenti, anche quello del 10 febbraio sarebbe stato un esorcismo, un rito violento finito male. Khalid che si ribellava alla pratica, sarebbe stato legato mani e piedi e poi soffocato con un corpo morbido.
Ciò che doveva essere un atto religioso si era trasformato in un incubo: Khalid legato mani e piedi e, in uno stato di alterazione psicofisica causato dall'assunzione di cocaina, era morto soffocato.
La morte sarebbe avvenuta per asfissia causata dalla pressione di un corpo soffice un processo con una durata che varia dai 4 ai 6 minuti e che non è stato sospeso nonostante l'evidente malessere della persona che era legata mani e piedi.
Nella trachea di Khalid è stato trovato anche un bottone a quattro fori, inghiottito, probabilmente durante il rituale mortale. E' risultato anche che aveva assunto cocaina in dosi da potergli aver causato un'intossicazione acuta.
Dai segni riportati, inoltra, sembrerebbe che l'uomo fosse stato legato mani e piedi e che si fosse divincolato cercando di liberarsi.
I carabinieri, in quella casa di via Cavour 20 erano già intervenuti il 22 gennaio. Al loro arrivo avevano trovato Khalid, il fratello Nourddine e l'Imam Abelrhani. Khalid è in stato di semi incoscienza, disteso sul pavimento si dimenava parlando in arabo, disteso sul pavimento della cucina in posizione supina, avvolto in una coperta, con il fratello Nourddine sopra di lui a cavalcioni che tentava di tenerlo fermo per evitare che facesse male a se stesso o a qualcun altro.
Lo zio Imam stava per praticargli un esorcismo e lo dice anche ai carabinieri che il nipote è posseduto dal demonio e che non era la prima volta che cercava di intervenire per liberarlo.
Abdelrhani avrebbe, inoltre, fatto riferimento anche ad una pratica di magia nera eseguita dal nipote Nourddine, imparata in Marocco.
Il giorno dopo, il 23 gennaio Khalid si era recato in pronto soccorso a Ciriè dicendo di non poter muovere la spalla sinistra spiegando che il giorno prima aveva avuto una crisi durante un esorcismo e che per quel motivo era stato tenuto saldamente da una persona.
Il 10 febbraio l'ambulanza della Croce Bianca del Canavese arriva alle 21,45. Khalid è già morto. Secondo l'autopsia, però l'orario del decesso sarebbe tra le 18 e le 19. Nonostante all'arrivo dei soccorritori dicando che Khalid fatichi ha respirare, l'uomo risulta già morto da almeno un'ora e mezza.
L'Imam Abdelrhani Lakhrouti
La scoperta di incongruenze nei racconti forniti dagli indagati e la successiva analisi delle prove raccolte, tra cui intercettazioni telefoniche, testimonianze e videocamere di sorveglianza, evidenziano un tentativo da parte dei parenti di occultare la verità sulle circostanze della morte di Khalid.
In quella casa di via Cavour, quella sera ci sarebbe stata anche l'ex moglie, Sara Kramiz.
Sara non viveva più con lui dal 2022 proprio a casa di queste sue crisi aggressive che lo zio cercava di curare con degli esorcismi. Crisi durante le quali il marito diventava aggressivo e si guardava intorno come se cercasse qualcuno.
Ma la sera del 10 febbraio, secondo gli inquirenti, anche Sara sarebbe stata nell'abitazione dell'ex marito chiamata, forse, per cercare di tranquillizzarlo.
In seguito alla convalida dei tre fermi, il Giudice per le indagini preliminari di Ivrea, Marianna Tiseo, oggi 23 marzo, ha disposto la misura cautelare in carcere per lo zio e il fratello della vittima, Abdelrhani e Nourddine Lakrouti, mentre l'ex moglie Sara Kramiz è stata posta agli arresti domiciliari.
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