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Cronaca

Rubano un autovelox e lo fanno sparire: Fleximan è arrivato nel chivassese?

Un Velo Ok è stato sottratto al Comune di San Sebastiano da Po

Autovelox

A San Sebastiano da Po è stato rubato un dispositivo "Velo Ok"

Non è Fleximan, ma l'effetto è lo stesso. In una notte della scorsa settimana, in località Caserma di San Sebastiano da Po, è stato rubato uno degli autovelox, denominati "Velo Ok", di proprietà del Comune (in totale sono 7) posizionato sulla Strada Provinciale 468 per Asti (via Chivasso, ndr).

ll Velo Ok che è stato rubato

Questo dispositivo, noto per la sua colorazione arancione e posizionato strategicamente per moderare la velocità dei veicoli, è stato asportato in piena notte. Il sindaco Beppe Bava ha confermato l'accaduto: "E' successo una settimana fa - dice, raggiunto telefonicamente -. Ieri abbiamo sporto denuncia ai carabinieri e ora vediamo se si riuscirà a risalire agli autori di tale gesto. Il Velo Ok potrebbe essere stato gettato nel canale Gazzelli, ma il vigile non l'ha trovato".

Si tratta del classico "finto velox" arancione, ed era vuoto al momento del furto. 

Il furto del "Velo Ok" di San Sebastiano da Po riflette una crescente esasperazione nei confronti di questi dispositivi.

Lo stesso fatto era successo qualche mese fa a Bollengo, dove un altro "Velo Ok" era stato rubato.

Un gruppo di persone a bordo di un autocarro Ape avevano portato via il Velo Ok che si trovava lungo via Burolo.

Le telecamere di sorveglianza aveva ripreso tutta la sequenza dei fatti: i ladri erano arrivati su un'Ape Piaggio, una Vespa e un motorino, e avevano caricato il dispositivo nel cassone dell'Ape prima di fuggire.

Il sindaco aveva reagito immediatamente, pubblicando le immagini del furto sui social nella speranza di identificare i responsabili e convincerli a restituire l'apparecchio rubato.

Il Velo Ok a bordo dell'Ape mentre viene portato via

Ma l'audacia non si è fermata qui in Canavese.

Ivrea ha infatti assistito recentemente all'azione di Fleximan, che ha "segato" un autovelox all'ingresso della città installato lungo la strada statale 26, nei pressi del terzo ponte.

Cosa sia successo e chi ne sia responsabile dovranno stabilirlo gli accertamenti della polizia locale.

In ogni caso è lo stile di 'Fleximan', il sedicente giustiziere (o i sedicenti giustizieri) senza nome, dei rilevatori della velocità, ricercato in Veneto da almeno quattro Procure.

Tifosi o emuli, i raid si moltiplicano e si diffondono in giro per il Nord Italia e anche in Piemonte un 50enne è stato denunciato per danneggiamento aggravato per aver sradicato due apparecchi lungo la strada statale 337 della Val Vigezzo, nel comune di Druogno.

Da qualche settimana, peraltro, Fleximan, o chi per lui, sembra aver fatto un salto di livello e in alcune occasioni, dopo aver segato l'ennesimo palo di un autovelox, ha lasciato un foglietto di rivendicazione: "Fleximan sta arrivando".

Sui social, le persone si dividono tra chi lo esalta e chi invece lo condanna. 

Ma perché questi atti di ribellione?

Secondo i dati del Ministero dell'Economia, i comuni medio-piccoli sono quelli che maggiormente beneficiano economicamente dagli autovelox, con Ivrea nel territorio del Canavese in testa alla lista grazie ai suoi due dispositivi che, nel 2022, hanno fruttato quasi 893 mila euro. Queste cifre pongono in luce una questione controversa: gli autovelox sono realmente strumenti di sicurezza o semplici metodi per "fare cassa"?

La presenza sempre più massiccia degli autovelox in Italia, confermata da un report del Codacons che posiziona il nostro Pese al primo posto in Europa per numero di rilevatori di velocità, solleva dubbi sulla loro effettiva utilità nella prevenzione degli incidenti stradali. Spesso posizionati in punti strategici non tanto per la sicurezza, ma per garantire un flusso costante di multe, questi dispositivi sembrano diventare più un'insidia per gli automobilisti che un deterrente per la sicurezza stradale.

Questi atti di vandalismo, sebbene illegali e dannosi per la collettività, riflettono una frustrazione crescente nei confronti di una percezione di ingiustizia. I comuni, che dovrebbero utilizzare gli autovelox per garantire la sicurezza, vengono visti invece come predatori alla ricerca di prede facili, spesso mirando ai non residenti o a chi transita occasionalmente.

Il dibattito si infiamma quando si considerano le sanzioni per eccesso di velocità, che possono variare notevolmente e che, in alcuni casi, sembrano sproporzionate rispetto alla gravità dell'infrazione. Mentre alcuni difendono la presenza degli autovelox come necessaria per la sicurezza stradale, altri li vedono come uno strumento di "furto legalizzato", un modo per le amministrazioni locali di incrementare le proprie entrate a spese degli automobilisti.

Il sindaco di Ivrea, Matteo Chiantore, sottolinea che gli autovelox sono posti per la sicurezza e non per fare cassa. Tuttavia, la distanza tra l'intenzione dichiarata e la percezione pubblica sembra allargarsi, alimentando un dibattito che va oltre il semplice problema della velocità sulle strade.

In un'epoca dove la trasparenza e la fiducia nelle istituzioni sono sempre più importanti, forse è arrivato il momento di un riesame approfondito dell'uso degli autovelox, cercando un nuovo equilibrio.

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