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L'attentatore di Parigi nelle parole di don Nicola: "Kassogue Sagou? Un bravo ragazzo, ma fragile"

Arrivato in Italia è stato ospitato dalla cooperativa Agathon nei locali della parrocchia di Montalto Dora in Canavese

Kassogue Sagou

Kassogue Sagou

Aveva 24 anni Kassogue Sagou quando è arrivato in Italia. Alle spalle una storia di povertà e disperazione che l'avevano spinto a tentare la via del mare, dei barconi, per raggiungere l'Europa.

Era partito da Mopti, una cittadina portuale sul fiume Niger nel Mali centromeridionale e dopo l'odissea di quel viaggio senza certezze comune a tutti i migranti, era arrivato a Montaldo Dora, un piccolo comune del Canavese di 3.500 anime. Qui aveva trovato ospitalità grazie al progetto diocesano di accoglienza profughi gestito dalla cooperativa Agathon.

Questa mattina alle 7,45 Kassogue Sagou ha ferito tre persone accoltellandole. E' successo nella sala 2 della stazione principale di Parigi, la Gare De Lyon. Una delle tre persone è in gravi condizioni, si tratta della guardia giurata che è riuscita a disarmarlo. Le altre due hanno riportato ferite lievi, una è stata ferita all'addome, l'altra è stata colpita alla mascella e al polso. Sono tutti ricoverati all'ospedale Saint-Antoine e al Pitié-Salpêtrière. Kassougue, oltre al coltello aveva con sé un martello e dopo l'aggressione ha dato fuoco al suo zaino.

Kassogue Sagou sui sui profili social aveva caricato molti video dal contenuto religioso. In alcuni definisce la Francia “il peggior nemico dell’Africa” e che “tratta gli africani come degli animali”.

Il video più inquietante, è di inizio dicembre. Davanti alla telecamera Kassogue diceva: "Tra tre mesi che Allah possa accogliermi nel suo paradiso".

Al momento, però, alla pista terroristica sembrerebbe prevalere quella legata ad un disturbo psichico dell'uomo.

"Kassougue Sagou è un bravo ragazzo, ma fragile". A dirlo è don Nicola Alfonsi, parroco di Montalto Dora, un prete che vive al fianco di questi ragazzi che arrivano da lontano portando con sé tutto il disagio di un passato difficile.

A dargli una casa qui, in questo angola di Canavese votato all'accoglienza, sono le cooperative che concorrono ai bandi della Prefettura di Torino per ospitare i richiedenti asilo. La struttura dove vengono accolti è della parrocchia.

"Abbiamo ristrutturato questa casa e dal 2016 la mettiamo a disposizione - racconta don Nicola -. A gestire tutto solo le cooperative, ma io vivo qui, allo stesso numero civico e mi metto a disposizione con spirito di accoglienza".

Don Nicola ricorda molto bene Kassougue Sagou: "E' stato tra i primi ragazzi ad essere ospitato qui in paese. Erano 35 in quel periodo. Lui è arrivato nel 2016 ed è rimasto fino al 2019. All'epoca la cooperativa che aveva vinto il bando era l'Agathon. Kassougue arrivava dal Mali e la sua era una storia di grande povertà. Quand'è andato via dal suo paese non c'era alcuna guerra, ma si scappava dalla miseria".

Di lui dice: "E' un ragazzo buono, ma ha dei problemi di natura psichica. Nulla che lo porti ad essere pericoloso per gli altri, ma solo per se stesso. Soffriva di allucinazioni che lo portavano a correre tra le macchine, a compiere gesti pericolosi. E' stato anche ricoverato ad Ivrea in psichiatria. Poi, con la giusta terapia era tornato a condurre una vita normale. Terminato il suo percorso qui aveva trovato lavoro come bracciante agricolo a Saluzzo".

L'ultima volta don Nicola lo ha visto due anni fa: "Era andato ad Ivrea a rinnovare il permesso di soggiorno, così è passato a salutarci. L'ho trovato molto bene, era sereno, ben vestito, felice di avere un lavoro che gli permettesse di fare una vita tranquilla. Qualche giorno fa gli ho scritto perché era arrivata una lettera per lui dalla banca. Mi ha risposto subito gentilmente. Uno scambio su whatsapp, nulla di più, ma con l'affetto di sempre".

Difficile per il parroco capire cosa possa essergli successo: "Non mi sembra neppure vero che abbia fatto una cosa simile. Forse aveva sospeso la terapia. Forse è stato un raptus. Non so, di certo non è un cattivo ragazzo".

Il motivo per il quale Kassougue risulti ancora residente a Montalto Dora lo spiega il sindaco, Renzo Galletto: "Come tutti i richiedenti asilo che arrivano in paese, fanno qui i documenti di identità la cui durata è di dieci anni. Se non decidono loro di cambiarla, la residenza resta in paese".

Il sindaco Renzo Galletto

Qui a Montalto Dora continuano ad essere ospitati diverse decine di migranti. All'inizio provenivano dall'Africa, ora dalla rotta balcanica. "Per un paese piccolo come il nostro sono davvero molti. Ci sono stati periodi in cui ce n'erano una cinquantina.".

Soprattutto all'inizio c'era molto scetticismo, si puntava il dito contro queste cooperative, contro il progetto diocesano e si parlava di business dell'accoglienza. Al sindaco era stata mandata anche una lettera aperta firmata da 150 persone.

A prendere posizione era stato subito don Nicola Alfonsi che, senza pensarci due volte aveva tuonato: “Ignoranti, razzisti e cristiani ipocriti....

Sono passati quasi dieci anni e il sindaco Galletto dice: "I ragazzi ospitati in paese non hanno mai creato problemi di ordine pubblico. Non ci sono mai stati problemi di convivenza con la popolazione. Vanno a scuola ad Ivrea e sono tutti inseriti in progetti ben strutturati terminati i quali sono in grado di seguire la loro strada. Poi qualche incidente capita. Come quella volta in cui il pievano don Nicola è stato aggredito: gli hanno messo le mani al collo... Non gliel'ha raccontato?".

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