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SETTIMO TORINESE
17 Gennaio 2024 - 00:48
Octavio Dazzan ci ha lasciato. Era una stella dello sport, una delle più brillanti del ciclismo su pista: aveva 66 anni. Era ritornato in Argentina per vicende familiari: il cuore lo ha tradito mentre era a casa sua, nella notte. E’ mancato nel luogo in cui cominciò la sua vita sportiva, la sua casa a Quilmes, una città che lo ha amato fin dalle sue prime vittorie.
Wikipedia gli ha dedicato una pagina riportando queste informazioni:
Octavio Dazzan (Buenos Aires, 2 gennaio 1958) è un ex ciclista su strada e pistard argentino naturalizzato italiano. Fu tre volte campione europeo su pista nella velocità, mentre ai campionati del mondo fu oro a Losanna in Svizzera nella Velocità, tre volte medaglia d’argento nel keirin, e una volta argento e due volte bronzo nella velocità.
Iniziò la sua carriera nel paese sudamericano conquistando il titolo mondiale Juniores di velocità nel 1975 (correndo per l’Argentina). In Italia indossò la maglia azzurra per quattordici stagioni. Al secondo anno da Juniores (1976) diventò campione italiano. Passò fra i dilettanti fino a partecipare ai Giochi della XXII Olimpiade di Mosca, dove finì ottavo nella finale di velocità.
Da professionista (1981-1989) ottenne nove titoli italiani: cinque nella velocità (1982, 1983, 1984, 1985 e 1987), tre nel keirin (1982, 1983 e 1986) e uno nella velocità indoor (1982). Conquistò anche tre titoli europei sempre nella velocità (1983, 1984 e 1986), ma non riuscì a conquistare il titolo mondiale nonostante sette partecipazioni. Ai mondiali conquistò quattro argenti e due bronzi. Direttore sportivo di due squadre ciclistiche giovanili nel torinese. Il padre, Luigi, era originario di Palazzolo dello Stella, in provincia di Udine.
E’ tutto vero.
La sua storia
Nel mio libro “Lo sport oltre al calcio”, pubblicato nel 2002 dall’amministrazione comunale di Settimo, con Giovanni Ossola sindaco e Antonello Ghisaura come assessore allo Sport, ho avuto il piacere e l’onore di raccontare la vita di Octavio Dazzan come in un avvincente romanzo, in un capitolo dedicato soltanto a lui. Ricordava tutto perfettamente: date, aneddoti, nomi. E’ una caratteristica che ho riscontrato in tutti i campioni dello sport: hanno una memoria strabiliante, ricca di particolari. Vivono l’agonismo in maniera profonda, dentro il nucleo pesante della propria essenza. Raccontava minuziosamente eventi accaduti trent’anni prima come li avesse vissuti da pochi giorni.
Tutto iniziò con la migrazione del papà Luigi Silvio Dazzan, classe 1927, nell’immediato Dopoguerra. Nel 1949, Juan Domingo Peron pagava il trasporto navale a tutti gli italiani che volevano trasferirsi in Argentina per donare la loro preziosa manodopera nella ricostruzione del paese.
Partì da Palazzolo dello Stella, in provincia di Udine. Si imbarcò a Genova, eludendo il servizio di leva. Arrivò a Quilmes dopo dieci giorni di viaggio, a venti chilometri da Buenos Aires, e da lì non se ne andò più. Anche lui era un ciclista, vinse i campionati argentini su strada per corridori di origine italiana e mise in piedi un negozio di biciclette. Comincia così la vita di Octavio, nato in una casa a Solano nel 1958 da mamma abruzzese, Francesca Maria Dragani, anch’essa figlia di migranti abruzzesi.
Nel 1972, a soli 13 anni era già un asso nel circuito KDT: su 65 gare ne vinse 62, meritando l’appellativo del “Tanke de Oro”. Fu convocato nella nazionale argentina già in vista delle Olimpiadi di Montreal del 1976, ma per lui era ancora troppo presto. La sua vita era ciclismo e officina, quella del papà, che sfornava 300 biciclette all’anno tutte montate rigorosamente a mano da Octavio e da suo fratello Benito.
Nel frattempo, nel 1974 vinse due medaglie d’oro ai campionati panamericani nel chilometro da fermo diventando un prodigio della velocità. I giornali celebrarono il suo talento, il suo nome era affiancato a nomi come il tennista Guillermo Vilas o il pugile Carlos Monzon.
Le medaglie d’oro erano sempre alla sua portata ma non fu mai una passeggiata: non sono mancati infortuni, anche gravi, rovinose cadute e contrasti con i tecnici delle nazionali. Lui però ritornava sempre in sella, pronto a superare per primo la linea del traguardo, facendo registrare tempi di rilievo planetario.
Era forte anche su strada, era sempre seguito da suo papà pronto a far valere le ragioni del suo campione fino ad essere arrestato dopo essersi azzuffato con il suo allenatore, colpevole - secondo papà Luigi - di averlo spremuto troppo in vista dei campionati argentini di velocità. Fu portato in cella e fu lo stesso Octavio a farlo rilasciare, dopo aver vinto due medaglie d’oro, parlandone al sindaco di San Juan. Le olimpiadi di Montreal erano alle porte e i giornalisti facevano la fila nel suo negozio per intervistarlo.
Il colpo di Stato
in Argentina
Nel 1975 morì Peron e nel 1976 si verificò il colpo di stato in Argentina, i carroarmati passavano davanti al negozio Dazzan e la situazione, anche quella sportiva, stava diventando davvero difficile.
Così papà Luigi, che aveva buoni rapporti con la Federazione italiana, riprese i contatti con la sua nazione di origine. E scoprì che gli italiani erano stati da sempre interessati a far vestire la maglia della nazionale a Octavio, ma i telex dei tecnici azzurri non arrivarono mai a Quilmes.
Il 7 aprile 1976, Octavio Dazzan ritornò in Italia e cominciò la sua seconda parte di vita sportiva. Riserva a Montreal con l’obiettivo di essere titolare a Mosca 1980.
Le Olimpiadi a Mosca
Arrivò a Torino poiché era la città dotata del motovelodromo di corso Casale, una pista perfetta per allenarsi in vista delle Olimpiadi di Mosca. E da quel momento la sua vita continuò qui, in Piemonte. Arrivò finalmente il momento di partire per l’Unione Sovietica, per Mosca. Aveva i favori del pronostico ma qualcosa girò storto: ai quarti di finale, il telaio della sua bicicletta risultava troppo corto così i meccanici della nazionale furono costretti a modificare le forcelle per rientrare nelle misure. Non essendo più perfettamente in asse, la bicicletta era diventata più difficile da guidare: fu così che, dopo aver registrato tempi vicini al record mondiale, fu costretto ad arrendersi ai quarti di finale. E in quell’Olimpiade, la nazionale italiana di ciclismo su pista non conquistò neanche una medaglia.
Octavio Dazzan arriva a Settimo Torinese
Dazzan arrivò a Settimo nel 1982. Si era sposato con Nadia, lei era residente a Settimo, e aveva trovato una squadra professionistica per correre su strada. Su pista, invece, cominciò a praticare il Keirin, una disciplina molto popolare in Giappone in cui i ciclisti gareggiano in un velodromo adibito alle scommesse. Gli atleti vengono quotati e il pubblico punta denaro sui vincitori o sui piazzamenti. Una disciplina che Octavio avrebbe voluto vedere crescere e promuovere anche in Italia come testimonial d’eccezione. Nel 1991, avevamo scritto insieme un progetto da sottoporre a enti o amministrazioni pubbliche italiane. “Il Keirin è una specialità che in Giappone porta tanta economia - diceva - . Anche qui si potrebbe fare, io saprei come impostare il lavoro”. Ed era vero: aveva in mente tutto, spazi, progetti e modalità di realizzazione.
Nel 1984, ai mondiali di Barcellona, conquistò due medaglie d’argento e nel 1985, dopo i mondiali di Bassano del Grappa in cui terminò sempre secondo dietro Nakano, il campionissimo del Giappone, la sua “bestia nera”, aprì il suo primo negozio di biciclette in via Regio Parco. Fu proprio lì che lo intervistai per la prima volta, nel 1989, anno in cui l’italo argentino smise di correre. Il nuovo tecnico della Nazionale, Mario Valentini, cercò di convincerlo a ritornare in pista. Chiese di poter essere ingaggiato da una squadra, ma non ebbe più risposte.
Aveva fondato una società amatoriale, la Dazzan Racing Team, e organizzò diversi trofei qui nella zona, tra Settimo e le colline. Seguiva con piacere i giovani ciclisti, insegnava loro i trucchi dello sport con pazienza e passione.
Octavio diventò papà di Vanessa, eletta Miss Settimo nel 2001 e finalista di Miss Italia con la fascia di Miss Rocchetta Piemonte nel 2005, e di Davide, anche lui con esperienza da brillante ciclista. Da via Regio Parco, il suo negozio si era trasferito negli anni Novanta in via Torino.
Ultimamente, i tempi erano difficili: la grande distribuzione era diventata una concorrenza spietata nonostante Octavio avesse una conoscenza tecnica e meccanica delle biciclette impossibile da eguagliare. Nel suo laboratorio aveva migliaia di strumenti, telai, pezzi di ricambio per qualsiasi tipo di bicicletta. Nella sua vita ne aveva costruite a mano o riparate un’infinità di esemplari, centinaia, di tutti i generi. E’ stato costretto a lasciare il suo laboratorio di via Torino da un paio d’anni anche se, sopra al cancello grigio chiuso da tempo, c’è ancora l’insegna con il suo nome a caratteri cubitali: biciclette Dazzan. Aveva ancora partecipato come meccanico al Giro d’Italia delle E-bike per poi tornare in Argentina a settembre, a Quilmes, per sistemare questioni di famiglia.
Un ritorno nelle sue terre natìe per questioni burocratiche dopo la scomparsa dei genitori, ma il destino purtroppo non gli ha concesso altro tempo.
Le sue ceneri sono custodite a Quilmes, nella casa di famiglia.
Era un grande campione.
I ricordi
Il giornalista Franco Bocca lo ha ricordato su La Stampa: “Non veniva mai invitato alla Sei Giorni perché era troppo veloce e gli organizzatori temevano che avrebbe fatto fare brutta figura a Moser, Saronni e altri stradisti famosi che calamitavano l’attenzione del pubblico. Era il prototipo dei corridori che hanno dato al ciclismo molto più di quello che hanno ricevuto”.
Giro-E (il Giro d’Italia in EBike)
Ci ha lasciati Octavio Dazzan, amico e collaboratore di Giro-E. Un grande campione, vincitore di un Campionato del Mondo e tre Campionati Europei su pista, specialità velocità. Un saluto a Octavio che ha lasciato un segno indelebile nel nostro cuore e nella storia del ciclismo.
Rostese Squadra Corse
E’ mancato il nostro caro Octavio Dazzan, che per anni ha seguito come Direttore Sportivo i nostri corridori in diverse categorie: giovanissimi, esordienti e allievi, sia su strada che su pista.
Fabio Felline, ciclista professionista
Non ci sono parole per descrivere il mio dispiacere. Octavio Dazzan mi ha visto crescere e seppur avversario di suo figlio Davide Dazzan mi ha sempre rispettato e stimato come ex campione e papà. Un amico di lunga data, sempre disponibile e presente. Un progetto insieme che stava per nascere a cui ora mancherà un pilastro, cercheremo di fare del nostro meglio anche per te che ci guarderai da lassù e se riesci continua a darci qualche prezioso consiglio come sapevi fare tu.
L’amministrazione comunale di Settimo
Sabato 3 febbraio, alle 21, la sala consiliare di piazza Vittorio Veneto accoglierà tutte le persone che desiderano tributare un saluto a Octavio Dazzan. La sindaca Elena Piastra e l’assessore allo sport, Daniele Volpatto, hanno organizzato un momento di ricordo invitando il mondo del ciclismo, i giornalisti, gli amici e tutti coloro che hanno avuto modo di conoscerlo di persona o come atleta della Nazionale, sui mezzi di informazione.
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