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Cronaca

Brillante, colto, amante dell'arte, Davide Paludetto se ne va a 53 anni, pochi mesi dopo il padre Franz

Era proprietario del castello di Rivara e di una galleria d'Arte in via degli Artisti 10 a Torino

Davide Paludetto

Davide Paludetto aveva 53 anni

Brillante, colto, amante dell'arte. Davide Paludetto aveva 53 anni appena. E' stato trovato morto tra le mura del suo Castello a Rivara.

Da alcune ore non rispondeva più al telefono. Ieri sera, sabato 11 novembre, i carabinieri lo hanno trovato privo di vita tra le sale del suo Castello. Sembrerebbe che si sia trattato di morte naturale per un malore. A dare l'allarme era stata la fidanzata, preoccupata per quel silenzio.

Esattamente sei mesi fa, a maggio, era mancato suo padre, Franz Paludetto, personaggio istrionico, gallerista, curatore e direttore, ma anche viaggiatore, avventuriero.

Nel giorno del suo funerale il figlio Davide aveva appoggiato una rosa rossa sul feretro del padre e non poteva immaginare che l'avrebbe raggiunto dopo così poco tempo.

Subito dopo aveva trasferito la residenza da Torino a Rivara, all'interno del Castello e aveva preso le redini di quel mondo fatto di arte e bellezza ereditato. Senza trascurare la Galleria d'Arte di via degli Artisti 10 a Torino, la "Davide Paludetto Arte Contemporanea".

"Davide era un vulcano di idee - racconta il sindaco Roberto Andriollo -. E' una notizia davvero terribile per Rivara. E' stata una settimana drammatica per il nostro paese. Prima la scomparsa del panettiere, Alberto Milano, ora Davide. Davvero non ci posso credere".

Da quando Davide Paludetto aveva ereditato il complesso di inestimabile valore storico composto dal Castello Medievale, dalla Villa Neobarocca e dalle Scuderie, tutto immerso in uno splendido parco di oltre 45.000 metri quadri, era stato tutto un fiorire di progetti che avrebbero portato ad importanti collaborazioni con il Comune e il territorio.

"Davide era fonte inesauribile di proposte, collaborare con lui era davvero un piacere. Ci eravamo visti una quindicina di giorni fa e avremmo dovuto rivederci in settimana. Stavamo organizzando una serie di eventi molto importanti. Era profondamente diverso dal padre. Franz pensava solo all'Arte Contemporanea. Davide era aperto a mille progetti. Quando era a Torino aveva lavorato nell'organizzazione di grandi eventi ed ora voleva proporli qui, nella nostra Rivara. In quel meraviglioso parco stavamo organizzando un evento grandioso che avrebbe dovuto tenersi a giugno, una serie di concerti con musicisti di calibro internazionale".

Si dice che tra i musicisti invitati a suonare in questa meravigliosa cornice ci fosse anche il compositore e pianista, Stefano Bollani.

Insomma, si stava aprendo una nuova era per questo Castello che con il padre Franz era stato polmone di eventi legati esclusivamente al mondo dell'Arte Contemporanea.

Ora, una delle preoccupazioni più grandi è legato alla messa in sicurezza di quello scrigno di inestimabile valore.

"Ieri sera, io e il mio vice sindaco, Vincenzo Martino, siamo stati chiamati dai carabinieri verso le 22,45 - racconta Andriollo -. Siamo corsi subito al Castello. Sul posto c'erano gli amici e la fidanzata. E' stata lei ad accorgersi che qualcosa non andava e a dare l'allarme. A trovarlo morto sono stati i carabinieri di Rivara. Abbiamo tentato invano di rintracciare qualche parente, ma nessuno degli amici, né la fidanzata, è riuscito a darci indicazioni utili. E così, il primo pensiero è stato quello di mettere tutto in sicurezza. Ho chiamo gli uffici. Abbiamo chiuso tutte le sale in cui era stata allestita una mostra in questi giorni. L'intero Edificio è stato blindato e viene costantemente vigilato. E' davvero inestimabile il patrimonio contenuto tra quelle mura ed è nostro dovere difenderlo".

Per il sindaco Andriollo, questa nuova collaborazione con Paludetto avrebbe potuto dare lo slancio turistico al territorio che da tempo si cercava di perseguire: "Per Rivara il Castello rappresenta il volano più importante e con la collaborazione che era partita, i progetti in ballo avrebbero dato slancio non solo al paese, ma a tutto il Canavese e al Piemonte. La scomparsa di Davide frena tutto questo. Lui stava cercando fondi, contributi per ammodernare il castello. Ora non so come andrà a finire. Chi ne diventerà proprietario. Spiace davvero. Era un ragazzo davvero speciale".

Il castello di Rivara

L'arrivo a Rivara grazie a una coincidenza sbagliata

Originario di Oderzo, in provincia di Treviso, come arrivò Franz Paludetto a Rivara? A raccontarlo sul profilo del castello di Rivara, è Fabio Vito Lacertosa"Tutto partì dal noto treno sbagliato a Milano - spiega Fabio Vito Lacertosa - (la coincidenza per Chiasso scambiata per quella di Chivasso), l’esperienza del Rifugio Torino sul Monte Bianco, il ritorno in città che lo vide diventare in un colpo solo e quasi casualmente il gallerista di una esordiente Gina Pane e il sociodi Jean Larcade (il gallerista di Yves Klein, ndr) con la galleria LP220, passando per Calice Ligure, Norimberga e Roma, fino a giungere alla “follia” del trasferimento a Rivara, nel Castello che nell’Ottocento fu sede della Scuola Di Rivara e un secolo dopo sarebbe diventato un’avanguardia mondiale".

Franz Paludetto è morto a maggio 2023, aveva 85 anni

Franz Paludetto prima di diventare gallerista aveva fatto di tutto: il barista a Mirafiori, il venditore di auto e il direttore del Rifugio Torino sul monte Bianco, dove nel 1958 ha fatto la prima mostra. Seduttore mondano, comunicatore e girovago per mezza Europa, ma anche amante della natura, Paludetto amava circondarsi di artisti.

Fino agli ultimi giorni, una doppia natura lo ha sempre contraddistinto: "Da una parte il seduttore mondano, comunicatore e girovago per mezza Europa; dall’altra l’eremita, l’inappagato, il centrifugo flaneur circondato da artisti, intento a falciare l’erba del giardino del Castello. Di lui si narra dell’intuito leggendario, della sua capacità inesauribile di risorgere nell’arte dopo esser stato dato per finito più volte, decennio dopo decennio, ma anche di un carattere difficile e imprevedibile".

Il figlio Davide era profondamente diverso: "Dal padre aveva preso l'amore per l'arte e quello per Rivara - spiega Andriollo -. Ma era molto più disponibile ad aprire il Castello e non solo per le mostre, voleva creare un circuito virtuoso che potesse permetetre all'intera struttura di aprirsi al pubblico e di mantenersi al tempo stesso. Era un inesauribile pozzo di idee".

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