Cerca

Cronaca

Willie Peyote denunciato per il concerto abusivo fuori dall'Askatasuna

Il Questore non l'aveva autorizzato

Willie Peyote denunciato per il concerto abusivo fuori dall'Askatasuna

Willie Peyote sul palco dell'Ariston

La Digos ha denunciato 36 individui, tra cui il rapper Willie Peyote, per aver violato la diffida del questore durante un concerto tenutosi a Torino lo scorso ottobre 2022. Altri artisti denunciati includono Madaski, Bandakadabra, Zuli, Errico Canta Male e Mauràs. Il fascicolo è stato aperto dal pm Enzo Bucarelli e le denunce sono indipendenti dalla perquisizione del 26 gennaio 2023 nel centro sociale Askatasuna, durante la quale sono state sequestrate le casse acustiche utilizzate per lo stesso concerto, per cui gli attivisti del centro sociale sono stati multati per 200mila euro.

Le casse acustiche sequestrate all'Askatasuna

Willie Peyote non è nuovo a prese di posizione "politiche". 

Durante il concerto di capodanno, a Torino, aveva polemizzato contro la Presidente del Consiglio, Giorgia Meloni. 

"In questi mesi, a settembre in particolare, abbiamo bestemmiato molto. Ora questa canzone la dedico a Giorgia". 

Impossibile non cogliere il riferimento alla Presidente del Consiglio, la canzone in questione si intitola "Io non sono razzista ma" e distrugge, pezzo dopo pezzo, tutte le idee del centrodestra in tema di immigrazione. Idee e principi che Meloni e Salvini hanno propagandato a lungo negli ultimi anni: frontiere chiuse, no alle Ong, più controlli, meno immigrati ecc ecc...

Alcune frasi del testo sono piuttosto chiare e significative: "Stop alle nostre frontiere forse sparare conviene", un chiaro riferimento alla politica dei "porti chiusi" più volte raccontata dal centrodestra. La Meloni, ad un certo punto, parlò anche di affondare le navi delle Ong...

Nel ritornello arriva l'affondo: "Chi dice io non sono un razzista ma
E' un razzista ma non lo sa", ma non è tutto, la canzone prosegue così:

"Stando ai discorsi di qualcuno (Salvini? Meloni? Ndr) Gli immigrati vengono tutti in Italia
Qui da noi non c'è più futuro
Guarda i laureati emigrati in Australia
Beh, è troppo facile dire "questi ci rubano il lavoro
Devono restare a casa loro!"".

Nella terzultima strofa un nuovo affondo: 

"Che poi se guardi nelle strade della mia città
Ci sono solo kebabbari e compro oro
Ma pensa che se uno che non sa bene la lingua
E non ha nessuna conoscenza
Riesce a fotterti il lavoro con questa facilità
Ti servirebbe un esame di coscienza
Parliamo di accoglienza e di integrazione
L'immigrazione è la prima emergenza in televisione
Che poi non è tutta sta novità
Pensa a tuo nonno arrivato in Argentina col barcone
Invece qui da noi non facciamo le moschee
Perché da loro non fanno le chiese
"L'Italia agli italiani!" ho sentito dire al bar
E se non sbaglio il bar era cinese".

Chi è Willie Peyote?

Per noi tutti è Willie Peyote, per gli amici è “Gugi”. Per mamma e papà sarà sempre Guglielmo. È il nipote della vice Sindaco Cristina Bruno. Le radici del rapper-cantautore che ha stupito l’Italia sul palco di Sanremo qualche anno fa, portandosi a casa il premio della critica per il brano “Mai dire mai (La Locura)”, sono nella prima cintura torinese, in una villetta di via Volpiano a Leini. Vi abitano due 59enni, Oscar Bruno e Michela Guaraglia: i genitori di Willie Peyote.

Il piccolo Guglielmo con mamma Michela e papà Oscar

Oscar passa l’infanzia a Torino, in Barriera di Milano, e nel ’70 si trasferisce a Leini con la sua famiglia. Michela nasce e cresce nel biellese. I due s’incontrano, si conoscono, s’innamorano. Si sposano e prendono casa, lì dove sono ancora oggi. Nasce Guglielmo, nascono le sorelle Camilla (futura mamma di Margherita e Matilde) e Cecilia. Sotto a quel tetto c’è qualcosa che non manca mai: la musica. Quella suonata, innanzitutto. «L’amore per la musica, nella mia famiglia, è stato tramandato di padre in figlio - racconta Oscar -.  Mio padre suonava la fisarmonica, io ho sempre suonato la batteria, fin da ragazzo, poi è toccato a Guglielmo. Anche Michela suona, il pianoforte». Con le bacchette in mano, Oscarnel corso degli anni ha fatto parte di diverse formazioni, spesso insieme ad Alex Loggia, chitarrista degli Statuto. Tra le esperienze che ricorda con piacere, quella nei “Mr. Tokyo & The Beat Goes On”. «Ma l’importante per noi era suonare, ci bastava questo, qualunque fossero i compagni di viaggio». Oggi Oscar e Michela suonano insieme,  per diletto, nella sala prove che hanno realizzato a casa qualche anno fa.

Commenti scrivi/Scopri i commenti

Condividi le tue opinioni su Giornale La Voce

Caratteri rimanenti: 400

Resta aggiornato, iscriviti alla nostra newsletter

Edicola digitale

Logo Federazione Italiana Liberi Editori