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Borgo d'Ale

Larve sugli ospiti della casa di riposo: condannati i cinque imputati

Sentenza di primo grado a carico di dirigenti e dipendenti della “Sereni Orizzonti” che gestisce la rsa “La Quercia”

“La Quercia”

Casa di riposo “La Quercia”, ex “Consolata”, di Borgo d’Ale.

Sono stati tutti condannati gli imputati nel processo al Tribunale di Vercelli nato dall’inchiesta del 2018 in cui erano state trovate delle larve su due anziani ospiti della casa di riposo “La Quercia”, ex “Consolata”, di Borgo d’Ale. La scorsa settimana in aula, dopo una camera di consiglio di oltre un’ora, il giudice Angelica Cardi ha letto la sentenza con cui Valentino Bortolussi, legale rappresentante della società “Sereni Orizzonti”, è stato condannato a 2 anni e 10 mesi. I due capi area che si succedettero in quel periodo, Sergio Vescovi e Denise Deriva, sono stati condannati entrambi a 2 anni e 6 mesi. Per Elisa Cattaneo, direttrice de “La Quercia”, e per il direttore sanitario della struttura, Giuseppe Santamaria, la pena sentenziata è stata di 2 anni e 4 mesi.

Tutti, insieme alla Sereni Orizzonti come responsabile civile, sono stati condannati a pagare i danni. Il giudice ha inoltre stabilito le provvisionali per le parti civili: tremila euro per il Consorzio Cisas, diecimila per i parenti di Anna Bulla, anziana ex ospite della struttura, deceduta, su cui erano state trovate delle larve. I parenti dell’altro anziano su cui erano state trovate le larve, Giovanni Battista Donadoni, erano già stati risarciti e non si sono costituiti in giudizio.

L’inchiesta era partita dopo un sopralluogo nella struttura di Borgo d’Ale deciso dal comitato di vigilanza dell’Asl. La situazione che ne era emersa, secondo l’Azienda sanitaria locale, non era delle migliori. Tra i punti contestati alla struttura la mancanza di zanzariere, locali non climatizzati e carenze dal punto di vista igienico-sanitario. Poi all’ospedale Sant’Andrea di Vercelli erano arrivati i due anziani allettati, ospiti de “La Quercia”: Donadoni, che aveva subito una tracheotomia, e Bulla, affetta da demenza senile, poi deceduti.

L’uomo nella ferita lasciata dall’operazione aveva delle larve, trovate dai medici. Stessa scoperta nella signora: lei aveva le larve nel naso. La procura per la morte dell’uomo aveva aperto un fascicolo per omicidio colposo; le indagini ed una perizia del medico legale però avevano dimostrato che le larve non erano state la causa della morte. Così quel procedimento è stato archiviato, ma si è proceduto per abbandono di incapace e maltrattamenti: le accuse per cui ora gli imputati sono stati condannati.

Secondo gli inquirenti “” non sarebbe stata in grado di accogliere anche ospiti con determinate problematiche, che invece però venivano accettati dalla struttura borgodalese.

Il processo, celebrato con il rito monocratico, ha visto sfilare davanti al giudice decine di testimoni e di consulenti chiamati dalla Procura, dagli avvocati difensori e da quelli di parte civile. Il pubblico ministero aveva chiesto condanne per 13 anni, con pene comprese tra i due anni e i tre anni e sei mesi di reclusione. I difensori invece avevano chiesto l’assoluzione per tutti i loro assistiti. Le motivazioni della sentenza saranno disponibili tra novanta giorni.

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