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Cronaca
17 Dicembre 2022 - 11:31
Giuseppina Arena in una foto da ragazza
Avevano lo stesso nome Giovanna Bonsignore, di 46 anni, e Giovanna Frino, di 44. Entrambe sono state ammazzate per mano di un uomo, a distanza di poche ore. Una è stata uccisa dal compagno che poi si è ucciso, l'altra dal marito che si è costituito.
Giovanna Bonsignore
Sono gli ultimi femminicidi in ordine di tempo: il primo a Villabate nel Palermitano, giovedì sera, e il secondo ad Apricena nel Foggiano, venerdì mattina.
Queste morti si vanno ad aggiungere all'angosciante elenco che fino al 20 novembre scorso contava 104 vittime dall'inizio del 2022. Oggi sono diventate 111. E tra queste c'è anche Giusy, Giuseppina Arena, di Chivasso. Uccisa nel giorno del suo 52esimo compleanno per mano di non si sa ancora chi. Era il 12 ottobre.
Da quel giorno altre donne sono state uccise in Italia.
Marina Mouritch è stata uccisa dal figlio a Gabiano
Marina Mouritch è stata accoltellata dal figlio il 23 novembre a Gabiano, in provincia di Alessandria, due giorni prima che venisse celebrata la Giornata internazionale contro la violenza sulle donne.
Poi sono morte Maria, Wafaa, Georgeta, Cinzia. Una dopo l'altra, fino a oggi. Fino a Giovanna.
Dal delitto di Giuseppina Arena sono passati più di due mesi. Ma nessuno a Chivasso o nella vicina Montanaro, paese di origine di Giusy, dimentica.
Giuseppina Arena aveva 52 anni
Nessuno ha voglia di voltare pagina di quel libro della storia di chi le storie le cantava. Un libro a cui manca il nome, il cognome, il volto, il movente dell'assassino della cantastorie di via Togliatti, freddata con tre colpi di pistola esplosi in volto in una stradina di Pratoregio, tra Chivasso e Montanaro, all'ora di pranzo di mercoledì 12 ottobre scorso.
Il killer di Giuseppina Arena ancora non è stato individuato e un’intera città, Chivasso, continua a vivere nella paura.
Il luogo dove è stata uccisa
S'interroga su un omicidio che ha ormai assunto i contorni del giallo. Non si spiega perché non ci sia ancora giustizia per Giusy.
La pista “parentale”, la più calda nei primi giorni dopo l'omicidio, oggi sarebbe venuta meno dopo verifiche di carattere scientifico-investigativo e altre di natura finanziaria.
I soldi di Giuseppina Arena, depositati alle poste, pare che non siano disponibili.
Quel che è certo, lo documentano numerosi verbali che i carabinieri hanno redatto ascoltando molti testimoni, è che la cantastorie non avrebbe fatto mistero sull’eredità ricevuta dalla madre Angela Li Sacchi, deceduta due anni fa: si parla di quasi 200mila euro che Giusy diceva di avere nella sua disponibilità.
Un chiacchiericcio che potrebbe aver convinto qualcuno a ritenere che il denaro fosse nascosto nel piccolo appartamento dove viveva in via Togliatti 66, da quasi 15 anni.
La casa di Giusy in via Togliatti 66
Per mettere le mani su quei soldi, la donna potrebbe essere stata irretita in un tranello, presentandosi in frazione Pratoregio dove poi è stata ammazzata.
Contemporaneamente, un complice dell’assassino potrebbe essere penetrato nella casa, cercando, ma non trovando il “tesoro della cantastorie”.
Ipotesi, tra le ipotesi.
Anche se questa sembra, allo stato dei fatti, la pista privilegiata dagli investigatori.
Restano tanti tasselli su cui far luce.
Come quello di un testimone oculare che avrebbe riferito di aver visto Giusy camminare di fianco ad un uomo in direzione Montanaro, mentre spingeva la sua bicicletta, verso il luogo dove è poi stata uccisa.
E' lo stesso uomo con cui Giusy era stata vista nel quartiere nelle settimane precedenti il delitto?
E poi le lettere anonime, una trovata a casa della vittima, che sembrano voler indirizzare i sospetti in una direzione precisa, quanto sono attendibili?
Era il 24 novembre quando dal Senato partiva un grido d'allarme e veniva approvata all'unanimità - con 139 voti favorevoli - una commissione bicamerale d'inchiesta sul femminicidio.
Un fenomeno che è "una piaga sociale, una grave violazione dei diritti umani", come l'ha definito il presidente del Senato, Ignazio La Russa.
Ignazio La Russa
"Sbaglia chi pensa sia una questione di donne, è essenzialmente una questione di uomini, una parte di uomini non ha digerito i passi avanti della società", aveva aggiunto.
E infatti, secondo il rapporto Eures che ha tracciato l'identikit degli autori dei femminicidi, in oltre nove casi su dieci i killer sono uomini.
Il 57,4% delle morti è opera del partner, il 12,7% dell'ex. Il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, aveva parlato di "un'aperta violazione dei diritti umani diffusa senza distinzioni geografiche, generazionali e sociali" e aveva esortato a un'opera di "prevenzione" che "investa sulle generazioni più giovani" con "l'educazione all'eguaglianza".
Sergio Mattarella
"Per troppe donne, il diritto a una vita libera dalla violenza non è ancora una realtà", aveva proseguito il Capo dello Stato. E la premier Giorgia Meloni aveva identificato tre pilastri essenziali per il governo: prevenzione, protezione e certezza della pena.
In occasione del 25 novembre, soltanto tre settimane fa, i luoghi della politica si erano illuminati di rosso e i nomi delle 104 donne uccise fino al 20 novembre riempivano la facciata di Palazzo Chigi. Da Guglielmina a Vera.
Giorgia Meloni
Con l'intero governo al centro di piazza Colonna, davanti a fotografi e giornalisti per partecipare all'iniziativa "Illuminiamole", un segno dell'adesione della presidenza del Consiglio alla Giornata internazionale per l'eliminazione della violenza contro le donne.
E poi i flashmob, i cortei nel fine settimana, le performance in tutta Italia.
Sagome nere, panchine dipinte di rosso, letture. Ma dalla fine di novembre la violenza non si è mai fermata.
Davanti a nessun appello, frase o manifestazione. E le donne uccise, a oggi, sono diventate 111. Femminicidi avvenuti soprattutto in famiglia.
Gli assassini: i mariti, i compagni, i figli, gli amici. In casa, al lavoro, per strada.
Con un coltello, una pistola o a mani nude. Donne vittime dell'odio e della violenza.
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