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Il caso
07 Dicembre 2022 - 13:07
Il papà che vive in macchina
Papà che restano sul lastrico e finiscono a vivere per strada, in auto o addirittura in tenda con temperature gelide. Nessuno si occupa di loro, persone dimenticate, abbandonate. Di loro si occupa solo l'associazione Misercordia Spa (Società per Amore), con "Adotta un Padre". Il progetto ha lo scopo di dare ospitalità a papà separati che si trovano in emergenza abitativa. Proprio qualche giorno fa il gruppo ha dato rifugio ad un padre che, dopo la separazione, si è ritrovato a vivere in macchina.
L'idea è partita da Luigi Ronzulli, a Caselle, nel 1997.
"Il nostro primo progetto - racconta - ha riguardato il contatto delle prostitute nella città di Torino e il loro accompagnamento all’uscita dal mondo della prostituzione con la creazione di strutture di accoglienza e di progetti di vita".
Dopo un po' di anni, però, l'aiuto agli immigrati, l'associazione decide di cambiare strada.
"Dopo la gestione per 3 anni e mezzo di una struttura per donne e bambini, - continua Ronzulli - abbiamo deciso di lasciare quest’area d’intervento per concentrare il nostro impegno su un’area poco rappresentata dal mondo del No profit. Infatti, nel 2017 a Torino abbiamo creato Casa 19 Marzo con cui abbiamo voluto aprire una Comunità per l’accoglienza di padri separati in emergenza abitativa e lavorativa. Nel 2019 a Fiano abbiamo aperto Cascina Solidale Marchesa per accogliere uomini in difficoltà abitativa e lavorativa. Nel progettare un percorso comunitario, abbiamo voluto dare la possibilità ai nostri ospiti di acquisire competenze spendibili nel mondo del lavoro".
Ed è da qui che è partito un lungo percorso fatto di problemi, difficoltà e tanta, tanta solidarietà.
"La realtà dei padri - racconta Ronzulli - separati è sempre grave. Il covid ha peggiorato le cose, il caro energia anche continua maa non esserci interesse verso questa realtà. Se hanno un lavoro e un certo stipendio, almeno 2 mila euro, sopravvivono. Se ne hai di meno non vivi, la metà dello stipendio finisce nel mantenimento del figlio/a e al padre non resta niente. Vivere con 700-800 euro è impossibile. Eppure la stragrande maggioranza dei padri separati vive con meno di 800 euro e si ritrova in situazione precarie. Per altro parliamo di persone che non possono neanche usufruire del gratuito patrocinio per l'avvocato, hanno un reddito più alto infatti, ma la metà di quel reddito viene "mangiato" dal mantenimento. È fondamentale: quando ci si separa servono una casa, uno psicologo e un avvocato e spesso un padre separato non ha i soldi per tutte e tre le cose".
Dopo la separazione, infatti, inizia il dramma che a volte sfiora la tragedia.
"Sono persone - continua il responsabile dell'associazione - che finiscono in ricoveri di fortuna, spesso se non si fa quella esperienza è perché si hanno parenti oppure si ha una nuova relazione e si va a convivere. Magari il papà separato contribuisce poco alle spese in quest'ultimo caso ma almeno ha una casa. Se non ci sono queste condizioni il papà finisce male. Anche perché parliamoci chiaro: non ci sono centri che aiutano padri separati sul territorio, in Italia ogni anno ci sono 4 milioni di padri in difficoltà, i servizi sociali non ti aiutano. C’è un pregiudizio contro di loro, non c’è sensibilità, tanti dicono che se ti separi è perché qualcosa hai fatto e magari è anche vero. Io penso, però che la separazione dovrebbe essere il più consensuale possibile, c’è gente che spende 20-30 mila euro di cause, c’è chi arriva a 100 mila euro. Con queste spese come puoi vivere? Avere una casa? Comprare un regalo a tuo figlio?".
Spesso anche il rapporto con i figli viene meno...
"Le festività - continua Ronzulli - sono un dramma per i padri separati, il papà non festeggerà più nulla. Spesso perdono tutto. A Volpiano, a fine ottobre, si è suicidato un papà che non vedeva la figlia da tempo. L’unico interesse diventa il mantenimento, spesso scompare il rapporto affettivo".
I papà, da qualche anno, possono trovare rifugio in una casa allestita dall'associazione.
"L'appartamento è a Torino - racconta Ronzulli - ci siamo occupati di una trentina di padri, qualcuno è riuscito a ripartire qualcun altro no. Noi però non facciamo assistenzialismo, ci muoviamo per rimettere in piedi la vita di questi uomini, renderli indipendenti".
Un percorso che riguarda anche chi parte dalla strada o da una tenda.
"C’è un papà che viveva in macchina, è della prima cintura di Torino, grazie a noi ha fatto un colloqui, potrebbe avere una buona opportunità di lavoro. Noi lo conosciamo da un anno, speriamo di poterlo rimettere in piedi, ci vorranno un po' di mesi ma lo seguiremo. Ora Dobbiamo dagli i soldi per mangiare, per vestirsi, dargli una mano. Quando superano le loro difficoltà, però, è una soddisfazione, li hai fatti uscire da un momento bruttissimo".
Un'empatia nata tanti anni fa...
"Il mio primo padre separato - racconta - l’ho visto in carcere, 20 anni fa. La moglie aveva fatto delle denunce, era finito in carcere, ha avuto la vita rovinata. Il problema è che da noi non c’è una cultura di separazione dove nessuno resta indietro. Noi siamo nati nel 97 e ci siamo impegnati contro la tratta delle prostitute, poi è nato qualcosa contro quel fenomeno. Per i padri separati invece non c’è stato mai nulla, è una realtà dove c’è una ingiustizia sociale che non viene affrontata. Non c'è neanche una sensibilità sul tema, quando un condominio sa un'associazione prende un appartamento per metterci dei padri separati non ci crede, tanti si chiedono "Ma esistono davvero?", purtroppo è così".
Luigi Ronzulli
Anche mantenere l'associazione, quindi, diventa molto complicato.
"Abbiamo fatto una raccolta fondi, - continua Luigi Ronzulli - Luca Argentero si è avvicinato a noi, ma sono stati pochissime le persone che si sono spese. Dalla maggior parte della gente c’è stato disinteresse, dalla politica, poi, anche. Noi ci manteniamo così: il Comune di Torino ci dà dei soldi per partecipare alle spese della casa, alcuni papà che abbiamo avuto ospiti in passato ora ci danno una mano nei progetti, è tutto molto complicato".
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