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Hulk Hogan aveva il Piemonte nel sangue: dal ring alle risaie vercellesi

La star del wrestling, scomparsa a 71 anni, non ha mai visitato Cigliano, paese d'origine del nonno.

Hulk Hogan ha il Piemonte nel sangue

Hulk Hogan ha il Piemonte nel sangue: dal ring alle risaie vercellesi

Muscoli, bandana e baffi biondi: per milioni di persone nel mondo, Hulk Hogan è stato molto più che un wrestler. Era l’eroe americano degli anni ’80, simbolo di forza, spettacolo e patriottismo da ring. Ma pochi sanno che dietro quel nome di battaglia, dietro la voce roca e gli occhiali da sole sempre al collo, si nasconde un’origine italiana, e più precisamente piemontese.

Il vero nome di Hulk Hogan è Terrence Gene Bollea, e le sue radici affondano nella terra di Cigliano, piccolo centro della provincia di Vercelli, da dove nel 1886 partì il nonno Pietro Bollea, come tanti altri italiani dell’epoca, in cerca di fortuna oltreoceano. Una storia di emigrazione che accomuna migliaia di famiglie, ma che in questo caso porta dritta al cuore della cultura pop americana, tra luci, ring e telecamere.

Pietro non tornò mai più. E nemmeno Terrence, alias Hulk Hogan, ha mai messo piede nel paese d’origine. Ma il legame esiste, ed è un dettaglio poco noto anche tra i fan più accaniti. Mentre Cigliano continua la sua vita tranquilla tra risaie e colline, uno dei suoi discendenti più illustri diventava un’icona globale, amato e odiato, inarrestabile sul ring e onnipresente sul piccolo schermo.

La carriera di Hogan è un condensato di successi e cadute, in perfetto stile americano. Dodici volte campione nelle principali federazioni di wrestling, protagonista di match memorabili – su tutti quello contro André the Giant, leggenda delle leggende – è stato l’uomo che ha fatto esplodere il wrestling come fenomeno di massa. Il suo carisma e la sua capacità di trasformare ogni incontro in un evento lo hanno proiettato anche oltre i confini dello sport-spettacolo.

Hollywood non è rimasta indifferente: Hogan ha recitato in "Rocky III" accanto a Sylvester Stallone, ed è apparso in serie TV di culto come A-Team, Love Boat e Baywatch, portando con sé quell’immagine da duro dal cuore tenero che tanto piaceva al pubblico americano. Era ovunque, nei poster, nei videogiochi, nei cartoni animati. Un marchio vivente, riconoscibile come pochi.

Ma come spesso accade ai personaggi ingombranti, anche la parabola di Hogan ha avuto una discesa difficile. Negli ultimi anni, alcune affermazioni razziste attribuitegli hanno costretto la federazione americana a prendere le distanze, segnando un finale amaro per una carriera che aveva fatto sognare intere generazioni. Le polemiche, però, non sono riuscite a cancellare l’impronta lasciata: per molti, Hogan resta il volto del wrestling moderno, il precursore di una narrazione che ha mischiato sport, teatro e show business.

Eppure, tra tutte le sue imprese, manca ancora una tappa: quel viaggio a Cigliano, paese di suo nonno Pietro. Un ritorno simbolico che non è mai avvenuto, ma che molti nel Vercellese sognano ancora. Sarebbe un cerchio che si chiude, il racconto di un’epopea partita dalle campagne piemontesi per approdare agli stadi colmi d’America. Un piccolo paese e una grande leggenda, uniti da una storia dimenticata che meriterebbe di essere raccontata anche sotto i riflettori.

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