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CASTELLAMONTE. Delitto Rosboch: appello, ancora assolta la madre di Defilippi

CASTELLAMONTE. Delitto Rosboch: appello, ancora assolta la madre di Defilippi
"Io non ho fatto niente. Vi prego, adesso basta: abbiate pietà". La voce di Caterina Abbattista annega in un fiume di lacrime. La cinquantaduenne infermiera di Ivrea (Torino) è stata appena assolta, per la seconda volta, dalla tremenda accusa di concorso nel delitto di Gloria Rosboch, l'insegnante trovata senza vita nel 2016 in un bosco del Canavese, ma nelle poche parole che pronuncia prima di lasciare il Palazzo di giustizia subalpino non c'è un briciolo di gioia. Suo figlio, Gabriele Defilippi, sta scontando la condanna (ormai definitiva) a trent'anni di reclusione per il delitto. E resta ancora una macchia da lavare: i dodici mesi che le sono stati inflitti dalla Corte d'Assise d'appello - in primo grado furono quattordici - per avere preso parte alla truffa architettata dal ragazzo nei confronti della professoressa. "Noi - spiega uno degli avvocati difensori, Tommaso Levi - puntavamo all'assoluzione piena da tutte le ipotesi di reato. Per questo faremo ricorso. La signora Caterina dovrà uscire da questa vicenda completamente pulita". "Non posso dire di essere insoddisfatto - dichiara il collega Gian Paolo Zancan - ma è necessario far notare che da quattro anni c'è una pubblica accusa che, contro ogni evidenza, insiste nel considerare la Abbattista colpevole". Secondo i processi, Gloria Rosboch, 49 anni, di Castellamonte (Torino), fu due volte vittima di Gabriele Defilippi. Prima consegnò all'affascinante ex allievo 187 mila euro vagheggiando una vita da sogno in Costa Azzurra. Poi, quando si decise a presentare una denuncia per truffa, rimase uccisa. Strangolata. E poi gettata in una discarica. Defilippi è stato condannato insieme a un amico, Roberto Obert, per il quale la pena è stata calcolata in 18 anni e nove mesi. Ma Caterina, dall'omicidio, è stata scagionata. Le carte giocate dai pm (la testimonianza di una ex fidanzata del figlio, la cella telefonica da cui si ricava che il giorno del delitto la donna lasciò il luogo di lavoro) si sono rivelate troppo deboli. Ma l'accusa di truffa ha resistito. "Il punto - ribatte però l'avvocato Levi - è che senza l'omicidio la Abbattista non sarebbe mai stata indagata neppure per il raggiro. L'insegnante, infatti, non la denunciò mai". "Sono perplesso ma le sentenze si rispettano" commenta l'avvocato Stefano Caniglia, parte civile per i genitori di Gloria Rosboch: "Adesso aspettiamo le motivazioni. Poi decideremo cosa fare. Non è ancora finita".
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