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09 Giugno 2020 - 16:51
Che amarezza. L’URS La Chivasso ha fatto giusto in tempo lo scorso 22 dicembre a compiere 100 anni (il fatto che la ricorrenza non si mai stata festeggiata già faceva presagire che aria tirasse all’Ettore Pastore) e vede ormai le sue speranze di poter continuare la sua storia ridotte al lumicino. Che la piazza biancorossa non sia certo una delle più facili lo sanno ormai tutti gli appassionati dell’arte pallonare chivassese e non. Nel corso degli anni le polemiche hanno fatto da contorno alle stagioni calcistiche, sia che facessero registrare successi sia che portassero in dote delusioni. Ma mai l’ombra del fallimento si era affacciata così prepotentemente alle porte dell’Ettore Pastore. Debiti e difficoltà in passato non erano certo mancati, ma adesso la situazione è, sportivamente parlando, “tragica”. L’approdo alla presidenza di Giampiero Pitzalis, che nell’estate del 2017 ha rilevato la società da Piero Ozimo, è stata la classica goccia che ha fatto traboccare il vaso. Scelte di gestione sciagurate, idee e progetti decisamente avventati da proporre per una società dilettantistica hanno fatto da apripista verso il baratro. Nella prima stagione in Promozione dell’era Pitzalis (2017/2018) è arrivata una salvezza miracolosa conquistata grazie alla forza del gruppo che ben presto si è ritrovato senza una vera e propria dirigenza alle spalle con il solo direttore sportivo Michele Gricone a tappare le falle che man mano si sono fatte via via sempre meno gestibili.
Poi la scorsa annata ha fatto presagire una crisi ormai irreparabile: ultimo posto in classifica dalla prima all’ultima giornata e retrocessione inevitabile. I proclami di riscossa nell’estate 2019 dell’ex numero uno si sono persi nel vento e la squadra si è ritrovata da annaspare anche in Prima Categoria ristagnando nei bassifondi della classifica vincendo una sola volta tra le mura amiche in venti giornate. Nel frattempo Pitzalis e l’allora suo vice Alessandro Trusciglio avevano affidato le chiavi della società a Marilena Gisoldo, sbarcata quasi dal nulla nel mondo calcistico, con il primo a rassegnare le dimissioni e il secondo a mantenere il ruolo di “braccio destro”. Il tanto decantato, durante la presentazione dello scorso ottobre, “La Chivasso 2.0” si è dissolto ben presto e al momento c’è ancora parecchia ombra sulla destituzione di Gisoldo arrivata un paio di settimane prima della sospensione dei campionati a causa della pandemia. E il lockdown non ha certo dato una mano per riordinare le idee e provare a fare il “miracolo”. La Chivasso è rimasta senza soldi, con una marea di debiti e ormai praticamente senza società con i pochi dirigenti rimasti che stanno sparendo alla chetichella. Il futuro è nero. Anzi, nerissimo.
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