Si è concluso intorno alla mezzanotte di ieri il consiglio comunale convocato in fretta e furia per discutere e decidere sul ripianamento delle perdite del Cic, il Consorzio per l'informatizzazione del Canavese che vanta (si fa per dire "vanta") tra i suoi soci nonché principali clienti, oltre al Comune di Ivrea, pure l'Asl To4, il CSI, l'Asm e il comune di Settimo Torinese, più un'infinità di piccoli comuni dell'eporediese tutti all'1%. E si sono decise in buona sostanza due cose. Di spostare più in là la decisione (almeno fino al 25 febbraio) e contemporaneamente di dare mandato al Sindaco Carlo Della Pepa, a partecipare all'assemblea straordinaria dell'azienda convocata per oggi, solo per richiedere al cda un nuovo piano industriale, fatto come Dio comanda e non semplici appunti buttati giù a capocchia, talmente a capocchia da aver raccolto pareri negativi su tutti i fronti, dal collegio sindacale fino ai revisori dei conti del Comune. Un piano industriale che specifichi quali previsioni di maggiori incassi ci sono e, se non ci sono, quanti dipendenti dovranno essere lasciati a casa.
la giunta comunale di Ivrea
Una richiesta di buon senso, considerando che il Consiglio comunale dorrà decidere di tirare via dal proprio bilancio soldi impegnati magari per la manutenzione delle strade, dirottandoli da un'altra parte e per il salvataggio di un'azienda. Soldi veri di tutti i cittadini, sembra quasi demagogico sottolinearlo. E non bastava ancora... Su richiesta del Presidente Elisabetta Ballurio, infatti, si è decisa l'istituzione di una commissione d'indagine composta da 3 o 5 membri che nell'arco di 4/5 mesi dovrà cercare di capire quali sono state le motivazioni oggettive e soggettive che hanno portato al collasso finanziario. "Cerco di essere disciplinata - si è fatta coraggio Ballurio - Ma quando ho visto i numeri e mi sono resa conta che nell'utile si è conteggiato anche il Tfr e gli stipendi non pagati mi sono preoccupata... Le risorse che noi metteremmo a disposizione sono dei cittadini e io non voglio ripianare i debiti di chi ha gestito malamente. Sarei contenta di scoprire che quel che ho letto aveva un senso e io non l'ho compreso.... " Dello stesso parere il capogruppo del Pd Fabrizio Dulla che chiede di essere ancora più chiari. "Io sarò contrario a ripianare se non arriverà un piano industriale con numeri veri e non artefatti in cui è scritto come si intende andare avanti, con una diminuzione dei costi (taglio del personale) o con maggiori commesse dell'Asl o del Csi". Come si è giunti sino a qui è più o meno noto. La notizia è cominciata a circolare venerdì scorso e nel fine settimana sembrava stesse crollando il mondo: al CIC di Ivrea occorrono circa 483 mila euro per non rischiare il fallimento. Occorrono, manco a dirlo, subito. Questo considerando che le perdite totali ammonterebbero a circa un milione e 200 mila euro e usiamo il condizionale perché sulla lettura di questi numeri, ricavati da un prospetto e non da un vero e proprio bilancio, si va un po' a spanne. E sono una lunga serie di mancati incassi e servizi non pagati proprio dai soci, dall'Asm di Settimo (oggi in liquidazione) e dal Comune di Settimo, ma anche dal Csi Piemonte, nel cui consiglio di amministrazione siede il vicesindao Enrico Capirone."Già proprio lui - ha più o meno sottolineato il consigliere comunale Francesco Comotto- Siede nel cda del CSI e qui deve decidere di un debito di CSI con il Cic. Una situazione oggettivamente insostenibile...". Comotto, comunque, un'idea su che cosa è successo ce l'ha. Tutta colpa degli amministratori e del management. "Nel 2014 - ha aggiunto - con i conti che c'erano, da una parte chiedevano sacrifici e dall'altra assumevano consulenti ben stipendiati per più di 100 mila euro. Si dovrebbe azzerare tutto. Si dovrebbe cominciare con il mandarli a casa.... Chi ha creato il problema non può essere la soluzione...". E come lui la pensano gli altri dell'opposizione, da Alberto Tognoli, passando per Pierre Blasotta dei cinquestelle. Via il management e anche tutti quei dipendenti che sono lì per la classica "raccomandazione" politica. Perché - è inutile negarlo - il sospetto che si sia arrivati sino a qui, cioè con le pezze al culo, per colpa di chi ha trasformato negli anni il CIC in un poltronificio un po' c'è.
Parla Alberto Tognoli
E per chi non ne fosse a conoscenza nel cda siede un Presidente nominato dai soci e due dipendenti, uno lo ha suggerito l'Asl e l'altro il Csi, neanche un rappresentante del Comune di Ivrea. Tra le tante cose da approfondire c'è il versante trasparenza ("Nel sito del CIC non c'è nulla, soprattutto non ci sono le informazioni necessarie e obbligatorie per esempio sugli stipendi"), poi non si capisce come possa un socio che deve dei soldi, e pure tanti, non pagare i debiti e concorrere al salvataggio ripiantando le perdite. Alchimie contabili o forzature?
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