Cerca

IVREA. CIC, i revisori dicono no. Quasi certo il fallimento.

IVREA. CIC, i revisori dicono no. Quasi certo il fallimento.

Municipio ivrea

Il Cic? Il Consorzio per l’informatizzazione del Canavese? Forse, già da domani (ma facciamo gli  scongiuri), potrebbe essere morto! Morto e sepolto, con buona pace degli oltre 150 dipendenti che vi lavorano. Lo ha comunicato ai soci (tra i quali il Comune di Ivrea) il collegio sindacale riunitosi il 27 gennaio scorso. Tutti e tre  i membri di questo organismo sostengono la necessità di ripianare le perdite più in fretta che si può. Uno di loro, in particolare, ha detto e scritto anche di più e cioè che i provvedimenti li si sarebbe dovuti assumere entro un mese dalla chiusura del bilancio, nell’ambito di un’assemblea straordinaria appositamente convocata dal consiglio di amministrazione. Farlo oggi? Oggi, a suo dire, sarebbe troppo tardi. Lo ha scritto (carta canta) e s’è dimessa, facendo così salire la temperatura... Le perdite? Sono da capogiro! Pari a più di 1 milione e 200 mila euro. Talmente elevate che per rimettere in carreggiata l’azienda occorrerebbe rifinanziarla con almeno 500 mila euro Da qui la decisione di riunire il consiglio comunale in fretta e furia per mercoledì alle 19,30. Cosa farà il Comune di Ivrea, socio al 25%? Ripianerà o non ripianerà? Ce li ha i soldi e può liberamente disporne oppure no? In realtà a tutte queste domande si sta cercando di dare una risposta che ancora non si ha. Peserà il giudizio espresso dai revisori dei conti del Comune che hanno già detto "no". Della Pepa deve arrivare preparato, molto preparato, perchè a fronte di un piano industriale del Consorzio che fa acqua da tutte le parti e a crediti per svariate centinaia di migliaia di euro che non si sa se e quando si riusciranno a incassare (solo con il Comune di Settimo ce n’è una zuppa di 972 mila euro) in pochi saranno pronti a dire un “massì dai” a cuor leggero. Anche considerando che per una decisione sbagliata oggi, potrebbero un domani essere chiamati a pagare proprio i consiglieri comunali che l’hanno presa. Insomma, razionalmente parlando, si dovrebbe decretare la fine del Cic, come peraltro suggerito dai Revisori. In realtà è difficile credere che non si considererà il futuro di uomini, donne, bambini e famiglie.  Chi avrà il coraggio di buttare tutto e tutti in strada? E non basterà ancora... In calendario c’è poi anche l’assemblea dell’azienda convocata per il 5 febbraio. E qui si ragione a maggioranza. La domanda è... E se non si riuscisse a raggiungere la maggioranza indispensabile per prendere una decisione? Quanti dei tanti comuni consorziati hanno riunito i propri consigli comunali? Cosa fara la Provincia (che non c’è più) socio all’ 8,47 %?  E l’Asl To4 (14,12%) con il direttore generale in scadenza? E l’Asm di Settimo in liquidazione (socio al 13%)? Basteranno, sempre che questa sia la direzione che si vuole prendere, il “sì” al ripianemanto del Comune di Ivrea (25%) e del Csi (18%). Boh!    

Il punto

Il problema sta in quel calo di ordini pari a circa un milione e 400 mila euro, ma anche nei mancati pagamenti di quei tanti comuni che nel 1985 avevano creato il consorzio, diventandone soci, e oggi, per i più svariati motivi, non riescono a far fronte agli impegni presi. E sono quasi tutti i comuni dell’eporediese (con quote piccole e inferiori all’1 per cento) ma anche e soprattutto il Comune di Ivrea al 24,91 e l’Asl To 4 al 14,12. E poi? Poi ci sono i bubboni, quelli che se ne fregano perchè non sanno di che morte devono morire. E sono l’Asm di Settimo Torinese in liquidazione (socio al 13,51) il Csi Piemonte che sta messo anche peggio (socio al 18,10) e la Provincia di Torino (8, 47) che già non esiste più.  
Commenti scrivi/Scopri i commenti

Condividi le tue opinioni su Giornale La Voce

Caratteri rimanenti: 400

Resta aggiornato, iscriviti alla nostra newsletter

Edicola digitale

Logo Federazione Italiana Liberi Editori