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Scontri al liceo Einstein, l’Assemblea studentesca accusa: “Nelle scuole di Torino clima repressivo”

Dopo i provvedimenti contro sei minorenni, gli studenti parlano di intimidazione politica e annunciano nuove mobilitazioni

Scontri al liceo Einstein, l’Assemblea studentesca accusa: “Nelle scuole di Torino clima repressivo”

Scontri al liceo Einstein, l’Assemblea studentesca accusa: “Nelle scuole di Torino clima repressivo”

Dopo le misure cautelari disposte nei confronti di sei studenti minorenni coinvolti negli scontri dell’autunno scorso, l’Assemblea studentesca di Torino rompe il silenzio e alza il livello dello scontro politico. In una presa di posizione diffusa sui social, il coordinamento studentesco denuncia quello che definisce un clima repressivo nelle scuole, collegando i provvedimenti giudiziari a una più ampia risposta politica alle mobilitazioni giovanili.

Secondo l’Assemblea, le misure adottate rappresenterebbero una reazione diretta alle proteste contro la guerra a Gaza e contro le politiche del governo. Nel comunicato, gli studenti parlano apertamente di un segnale intimidatorio rivolto al mondo della scuola: «Ci siamo svegliati con la notizia di sei nostri compagni di scuola minorenni sottoposti a perquisizioni e ai domiciliari come misura cautelare». Un riferimento esplicito alle indagini che riguardano diversi episodi di tensione avvenuti a Torino tra ottobre e novembre.

Nel mirino del documento anche quanto accaduto davanti al liceo Einstein, durante un volantinaggio organizzato da giovani di Fratelli d’Italia. L’Assemblea studentesca sostiene che, in quell’occasione, l’intervento delle forze dell’ordine avrebbe avuto come obiettivo principale la tutela dell’iniziativa politica della destra, reprimendo invece la protesta degli studenti di segno opposto. Una lettura che si contrappone a quella fornita dagli inquirenti, ma che per il movimento studentesco diventa il simbolo di una gestione dell’ordine pubblico percepita come sbilanciata.

La nota allarga poi lo sguardo, inserendo i provvedimenti cautelari in un contesto più ampio. Per gli studenti, quanto sta accadendo rientrerebbe in un disegno di “disciplinamento giovanile”, funzionale – si legge – a preparare scuole e società a un clima di guerra e di compressione del dissenso. Una visione che salda la dimensione locale degli scontri torinesi con le mobilitazioni nazionali nate sotto lo slogan “blocchiamo tutto”.

Il messaggio finale è netto e non lascia spazio a mediazioni: «Non possiamo fermarci davanti a questo, la posta in gioco è troppo alta». L’Assemblea chiede la revoca immediata delle misure nei confronti dei sei studenti e annuncia la prosecuzione delle iniziative di protesta.

Sul piano giudiziario, resta ferma la cornice delle indagini in corso, con la presunzione di innocenza che vale per tutti gli indagati. Sul piano politico e sociale, però, la vicenda segna un nuovo punto di frizione tra istituzioni, forze dell’ordine e mondo studentesco, riportando al centro il tema del confine tra diritto alla protesta, gestione dell’ordine pubblico e ruolo della scuola come spazio di confronto democratico.

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