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29 Dicembre 2025 - 16:37
Fotovoltaico su aree industriali e discariche, il Piemonte accelera sulle rinnovabili (immagine di repertorio)
Il Piemonte prova a imprimere una svolta alla propria strategia energetica puntando con decisione sulle fonti rinnovabili, ma indicando con precisione dove farle crescere. La Giunta regionale ha infatti avviato il percorso per individuare le cosiddette “zone di accelerazione”, aree del territorio nelle quali l’installazione di impianti a energia rinnovabile sarà fortemente semplificata e velocizzata, dando priorità netta al fotovoltaico su superfici già compromesse: aree industriali, discariche, siti contaminati da bonificare.
Il via libera è arrivato su proposta dell’assessore all’Ambiente Matteo Marnati, con l’approvazione della Relazione tecnica e del Rapporto preliminare ambientale, atto che segna l’apertura della fase di “scoping” della Valutazione ambientale strategica (Vas). Si tratta del primo passaggio formale verso una pianificazione che dovrà conciliare gli obiettivi energetici con la tutela del territorio, evitando nuove pressioni su paesaggio e agricoltura.
Il contesto è quello fissato a livello nazionale ed europeo. Al Piemonte è stato assegnato dal Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza energetica un obiettivo impegnativo: installare 4.991 megawatt di nuova potenza da rinnovabili entro il 2030. Un traguardo che, secondo la Regione, non può essere raggiunto senza una profonda revisione delle procedure autorizzative e una chiara mappatura delle aree idonee.
La linea indicata dalla Giunta è quella di una pianificazione selettiva. L’idea non è una diffusione indiscriminata degli impianti, ma una concentrazione su superfici artificiali o già antropizzate, dove l’impatto ambientale e paesaggistico risulta più contenuto. Il Rapporto preliminare individua come potenziali zone di accelerazione le aree industriali esistenti di almeno cinque ettari, le discariche, anche in fase di gestione post-mortem, e i siti contaminati oggetto di bonifica. Accanto a queste, rientrano tra le aree considerate idonee anche tetti e facciate degli edifici, parcheggi, superfici adiacenti alle infrastrutture autostradali, aree interne a stabilimenti con Autorizzazione integrata ambientale, invasi idrici, laghi di cava e miniere dismesse o degradate.
Un punto politicamente sensibile riguarda la tutela dei suoli agricoli, che la Regione intende preservare limitando l’espansione degli impianti fotovoltaici su terreni produttivi. La scelta di concentrare gli investimenti su aree già compromesse viene presentata come un tentativo di equilibrio tra transizione energetica e salvaguardia delle attività agricole.
Dal punto di vista procedurale, le zone di accelerazione permetteranno un deciso accorciamento dei tempi. Per gli impianti di minori dimensioni, sotto i 150 kW, l’obiettivo dichiarato è ridurre l’iter autorizzativo da un anno a circa sei mesi, offrendo maggiore certezza agli investitori. In alcuni casi, sarà possibile anche l’esenzione dalla Valutazione di impatto ambientale (Via), a fronte di specifiche misure di mitigazione.
Il provvedimento regionale recepisce il Decreto legislativo 190/2024 e la direttiva europea Red III, che impongono agli Stati membri di individuare entro febbraio 2026 le aree idonee e non idonee allo sviluppo delle rinnovabili. Il Piemonte sta lavorando a una legge regionale dedicata, che dovrà definire in modo puntuale le aree a procedura accelerata e distinguere queste da quelle incompatibili o soggette al regime ordinario.
Nel quadro delineato, gli impianti a fonti rinnovabili vengono riconosciuti come opere di interesse pubblico prevalente, facilitando anche la diffusione dei Power Purchase Agreements (Ppa), contratti diretti di fornitura energetica tra produttori e imprese, considerati uno strumento chiave per rafforzare l’autonomia energetica e favorire lo sviluppo delle comunità energetiche.
Con l’avvio della Vas si apre ora una fase di confronto tecnico che porterà alla definizione della cartografia definitiva delle aree. L’obiettivo dichiarato dalla Regione è chiudere l’iter nel più breve tempo possibile, così da sbloccare gli investimenti green e consentire al Piemonte di centrare gli obiettivi al 2030 senza sacrificare territorio e paesaggio.

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