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Asti–Cuneo, il conto dei ritardi di Confindustria: oltre 325 milioni di euro bruciati

Confindustria quantifica l’impatto di trent’anni di attese su imprese, cittadini e territorio

Asti–Cuneo, il conto dei ritardi di Confindustria: oltre 325 milioni di euro bruciati

Asti–Cuneo, il conto dei ritardi di Confindustria: oltre 325 milioni di euro bruciati

L’inaugurazione dell’autostrada A33 Asti–Cuneo chiude una vicenda infrastrutturale durata oltre trent’anni, ma apre inevitabilmente il capitolo del bilancio. Secondo Confindustria Piemonte, il prezzo pagato dal territorio per i ritardi accumulati supera i 325 milioni di euro, una cifra che mette insieme costi economici e ambientali e che, per ordine di grandezza, è paragonabile al costo stesso di realizzazione dell’ultimo tratto dell’opera.

La stima arriva mentre il nastro è appena stato tagliato e il traffico sta per scorrere sull’intera tratta. Ed è proprio questo il punto sottolineato dagli industriali: i ritardi non sono stati una variabile neutra, ma hanno prodotto effetti misurabili e duraturi sull’economia reale.

Per Confindustria Cuneo, che sul tema ha mantenuto alta l’attenzione per anni, l’autostrada non è mai stata una questione simbolica. «Per un territorio manifatturiero e fortemente orientato all’export come il nostro, le infrastrutture sono una condizione essenziale», osserva il presidente Mariano Costamagna, ricordando il lavoro portato avanti a lungo dall’ex presidente Franco Biraghi, tra i primi a denunciare l’impatto negativo dei continui rinvii. Secondo l’associazione degli industriali, ogni anno di attesa ha significato tempi di trasporto più lunghi, costi logistici più alti e una minore competitività rispetto ad aree europee meglio collegate.

Assemblea annuale Confindustria Cuneo: ai nostri microfoni il presidente  Mariano Costamagna

Mariano Costamagna

Il danno non si è fermato ai bilanci aziendali. Una parte rilevante della stima riguarda la dimensione ambientale: traffico deviato sulla viabilità ordinaria, percorrenze più lunghe, maggiore consumo di carburante e un incremento delle emissioni. Elementi che, sommati nel tempo, hanno inciso sulla qualità dell’aria e sulla sostenibilità complessiva del sistema dei trasporti nella Granda e nell’Astigiano.

«Questa inaugurazione è anche l’occasione per riflettere, con dati prudenziali ma concreti, sugli effetti che il mancato completamento di un’infrastruttura strategica produce sull’economia reale e sulla sostenibilità», sottolinea la direttrice generale di Confindustria Cuneo, Giuliana Cirio. Il messaggio è chiaro: non si tratta di guardare al passato con spirito polemico, ma di trarne una lezione operativa per il futuro.

Nel caso dell’A33, il paradosso è evidente: un’opera pensata per accorciare le distanze e rendere più efficiente il collegamento tra Piemonte e Liguria ha finito per generare, proprio a causa dei ritardi, un costo cumulato che si avvicina al valore dell’investimento necessario per completarla. Un effetto che ha colpito imprese, cittadini e ambiente in modo trasversale.

Ora che l’autostrada è finalmente percorribile, anche se con limitazioni temporanee, Confindustria guarda avanti ma non archivia il tema. La vicenda Asti–Cuneo viene indicata come un caso di studio su come la mancata programmazione nei tempi previsti possa tradursi in un freno strutturale allo sviluppo. «È una lezione importante per programmare e realizzare le opere nei tempi previsti», ribadisce Cirio, «a tutela delle imprese, del valore che generano e dell’intero tessuto economico e sociale».

La A33 entra così in funzione con un doppio significato: infrastruttura finalmente operativa e promemoria concreto del costo che il sistema Paese paga quando le grandi opere restano sospese per decenni. Un conto che, almeno in questo caso, è stato finalmente messo nero su bianco.

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