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Sgombero di Askatasuna, i residenti di Vanchiglia portano il panettone agli agenti in presidio

Dei residenti hanno voluto ringraziare così la polizia dopo lo sgombero e giorni di tensione a Torino

Sgombero di Askatasuna, i residenti di Vanchiglia portano il panettone agli agenti in presidio

Sgombero di Askatasuna, i residenti di Vanchiglia portano il panettone agli agenti in presidio

Un vassoio di panettoni e pandori e qualche bottiglia di spumante in dono. È l’immagine che arriva da Vanchiglia, a Torino, dove tra Natale e Santo Stefano alcuni residenti hanno deciso di portare gli auguri agli agenti della polizia di Stato impegnati nel presidio fisso davanti alla palazzina di corso Regina Margherita 47, storica sede del centro sociale Askatasuna, sgomberata dopo quasi trent’anni di occupazione. Un gesto semplice, ma carico di significati, che si inserisce in una vicenda molto più ampia e complessa, destinata a lasciare strascichi politici, sociali e di ordine pubblico.

Secondo quanto comunicato dalla Questura di Torino, l’iniziativa è partita spontaneamente da alcuni abitanti del quartiere, che hanno voluto ringraziare gli agenti per il lavoro svolto durante le festività. Gli uomini e le donne in servizio sono infatti impegnati giorno e notte nel presidio dell’edificio sgomberato, considerato un punto sensibile dopo gli eventi delle settimane precedenti. Oltre ai dolci natalizi, i residenti hanno condiviso un brindisi con gli agenti, esprimendo “un segno di riconoscenza per l’attività svolta quotidianamente dalle forze dell’ordine”.

Alla giornata di Natale ha partecipato anche Giovanni Berardi, presidente dell’Asevit (Associazione europea vittime del terrorismo) e figlio di Rosario Berardi, sottufficiale di polizia ucciso dalle Brigate Rosse a Torino nel 1977. La sua presenza ha aggiunto un ulteriore livello simbolico all’iniziativa, richiamando una memoria cittadina ancora viva e il legame tra sicurezza, sacrificio e storia recente.

Per comprendere il peso di questo gesto bisogna tornare a quanto accaduto nei giorni precedenti. Askatasuna era uno dei centri sociali più longevi e noti d’Italia, attivo da circa trent’anni in un edificio di proprietà pubblica nel quartiere Vanchiglia. Nel tempo era diventato un punto di riferimento per una parte dei movimenti antagonisti torinesi, ospitando iniziative politiche, sociali e culturali, ma anche teatro di tensioni ricorrenti con le istituzioni.

Lo sgombero, avvenuto all’alba, è stato disposto nell’ambito di un’operazione coordinata dal Ministero dell’Interno e dalla Prefettura, con l’obiettivo di riprendere il controllo dell’immobile e restituirlo alla disponibilità pubblica. Un’azione che ha segnato una cesura netta rispetto agli anni precedenti, durante i quali si era tentata anche una strada di dialogo per una possibile regolarizzazione o trasformazione dello spazio.

La risposta non si è fatta attendere. Nei giorni successivi allo sgombero, Torino è stata attraversata da manifestazioni e cortei indetti dall’area antagonista. Uno di questi, partito dal centro cittadino, è degenerato in scontri con le forze dell’ordine. Vetrine infrante, danneggiamenti, cassonetti rovesciati e lanci di oggetti hanno trasformato alcune vie in un teatro di guerriglia urbana, costringendo la polizia a intervenire con cariche di contenimento.

Il bilancio, secondo quanto emerso nei giorni successivi, parla di arresti e di numerose identificazioni. Le forze dell’ordine hanno lavorato per ore per ristabilire la calma e mettere in sicurezza le zone più colpite. Gli scontri hanno avuto ripercussioni immediate anche sulle attività commerciali e sui residenti, molti dei quali hanno denunciato danni e momenti di forte paura.

Dopo gli scontri, la decisione di mantenere un presidio permanente davanti all’ex centro sociale. Una misura adottata per prevenire tentativi di rioccupazione e per contenere eventuali nuove iniziative di protesta. Il presidio ha comportato una presenza costante di agenti, anche durante le festività natalizie, trasformando corso Regina Margherita in uno dei punti più sorvegliati della città.

È in questo contesto che si colloca l’iniziativa dei residenti. Un gesto che non cancella le tensioni, ma che racconta un’altra faccia del quartiere: quella di chi, al di là delle contrapposizioni ideologiche, ha voluto riconoscere l’impegno di chi presidia il territorio.

La vicenda Askatasuna ha avuto un impatto immediato anche sul piano politico. In Consiglio comunale e nel dibattito pubblico cittadino si sono registrate posizioni molto distanti. Da un lato, una parte della maggioranza e del centrosinistra ha difeso il percorso seguito negli anni, parlando di un tentativo di gestione complessa di una realtà radicata. Dall’altro, le opposizioni di centrodestra hanno rivendicato lo sgombero come una vittoria sul piano della legalità, chiedendo discontinuità e maggiore fermezza.

Le tensioni hanno attraversato anche la maggioranza che sostiene il sindaco, con prese di distanza e polemiche interne, soprattutto dopo la partecipazione di alcuni esponenti politici alle manifestazioni successive allo sgombero. Una frattura che ha reso evidente quanto il tema Askatasuna sia diventato, nel tempo, una questione simbolica capace di incidere sugli equilibri cittadini.

Vanchiglia resta al centro di questa storia. Un quartiere vivo, giovane, attraversato da studenti, famiglie e attività commerciali, ma anche segnato da anni di convivenza difficile con la presenza del centro sociale. Per alcuni Askatasuna rappresentava uno spazio di aggregazione e iniziativa; per altri era fonte di degrado, rumore e insicurezza. Lo sgombero ha riaperto ferite mai del tutto rimarginate, riportando alla superficie una divisione profonda.

Il gesto dei panettoni agli agenti non risolve questo conflitto, ma ne illumina una sfumatura: la volontà di una parte dei residenti di voltare pagina e di affidarsi a un ritorno alla normalità, anche attraverso una presenza visibile dello Stato.

A distanza di giorni dallo sgombero, la situazione resta sotto osservazione. L’edificio di corso Regina Margherita è ancora presidiato, le indagini sugli scontri proseguono e il dibattito politico è tutt’altro che chiuso. Askatasuna, da spazio fisico, si è trasformato in un caso cittadino che continua a interrogare Torino su sicurezza, gestione del dissenso e uso degli spazi pubblici.

In mezzo, ci sono i residenti, i commercianti, gli agenti in servizio e una città che cerca di ritrovare un equilibrio. I panettoni consegnati davanti al portone sgomberato sono un frammento di questa storia: piccolo, ma significativo, perché racconta come, anche nei momenti di maggiore tensione, convivano rabbia, paura, riconoscenza e bisogno di normalità.

Lo sgombero

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