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Nebbia e piste chiuse, ma la corsa non si ferma: la notte critica dei trapianti in Piemonte

Due fegati da recuperare tra Bari e Macerata, voli rinviati e rotte cambiate mentre il tempo scorreva

Trapianti nella nebbia: quando ogni minuto pesa come una vita

Trapianti nella nebbia: quando ogni minuto pesa come una vita (foto di repertorio)

Un trapianto non concede pause né margini d’errore. È una sfida contro il tempo che mette insieme due responsabilità assolute: salvare la vita di chi è in attesa di un organo e onorare il gesto di chi ha autorizzato il prelievo. In questo equilibrio delicatissimo ogni minuto pesa, soprattutto quando si parla di organi che tollerano pochissime ore fuori dal corpo umano. È dentro questi limiti rigorosi che opera quotidianamente la rete dei trapianti del Piemonte e della Valle d’Aosta, una macchina complessa che, nella notte tra il 19 e il 20 dicembre, si è trovata a fare i conti con un nemico imprevisto e persistente: la nebbia.

Tutto inizia poco dopo le 20, quando al Centro Regionale Trapianti arrivano due richieste ravvicinate. La Centrale Operativa del 118 entra immediatamente in funzione. Il primo obiettivo è organizzare il trasferimento di un’équipe di prelievo verso il Policlinico di Bari per recuperare un fegato. A breve distanza di tempo arriva una seconda missione, altrettanto delicata: una nuova équipe deve raggiungere l’ospedale di Macerata per un secondo prelievo, ancora una volta di fegato. Mezzi aerei pronti a Caselle, autisti mobilitati, contatti con gli aeroporti: ogni passaggio viene pianificato con precisione, come accade in questi casi.

Ma quella notte nulla procede secondo lo schema. La nebbia si estende su più scali e inizia a rallentare l’intera operazione. A Bari le condizioni non consentono l’atterraggio prima della mattinata avanzata. Il volo previsto all’alba viene rinviato e riesce a decollare solo con ore di ritardo. Nel frattempo arrivano notizie poco incoraggianti anche da Ancona, dove la visibilità ridotta blocca le piste. L’aereo diretto a Macerata viene dirottato su Perugia, ma anche lì la situazione non migliora: lo scalo resta impraticabile per gran parte della notte.

Mentre i minuti scorrono, le informazioni vengono raccolte, verificate e condivise in tempo reale tra la centrale operativa e il Centro Trapianti. Le sale operatorie restano in attesa, le équipe pronte ma ferme, i piani continuamente aggiornati in base all’evoluzione del meteo. È una lunga sequenza di decisioni prese sotto pressione, con l’obiettivo di non perdere la finestra temporale necessaria a rendere possibile il trapianto.

La svolta arriva alle prime luci del mattino, quando le condizioni iniziano finalmente a migliorare su Ancona. Si apre una nuova possibilità: l’aereo con l’équipe di prelievo può atterrare lì. Cambia l’aeroporto, cambia la logistica, ma non l’obiettivo. Grazie al coordinamento serrato della Centrale Operativa del 118, il tempo perso viene in parte recuperato e le operazioni possono riprendere. Alla fine, nonostante ritardi, deviazioni e attese forzate, gli organi vengono recuperati e arrivano a destinazione.

Dietro questo risultato c’è un lavoro silenzioso e altamente specializzato, fatto di programmazione, coordinamento e capacità di adattamento. Il Centro Regionale Trapianti gestisce l’allocazione degli organi, i contatti con le équipe e i tempi delle sale operatorie, mentre il 118 garantisce i trasporti di chirurghi, organi e, quando necessario, dei pazienti stessi. Una rete che, anche nella notte più difficile, ha dimostrato di saper reggere l’urto degli imprevisti.

Quella tra il 19 e il 20 dicembre è stata una notte lunga, segnata da nebbia e voli cancellati, ma anche dalla prova concreta di come il sistema trapianti sappia adattarsi alle emergenze senza perdere di vista la priorità assoluta: salvare vite, sempre e comunque.

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