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Natale amaro a La Stampa: la vendita di Gedi accelera, promesse e inquietudini in redazione

Trattative con Kyriakou, accordo su La Sentinella a Ledi; Cdr chiede tutele, pronta una nuova protesta

natale amaro a La Stampa: la vendita di Gedi accelera, promesse e inquietudini in redazione

“Inutile dire che il nostro Natale sarà tutt’altro che sereno”. La frase scelta oggi, 24 dicembre, dal Comitato di redazione de La Stampa non è un vezzo retorico: è la fotografia di un passaggio cruciale per uno dei quotidiani storici di Torino e per l’intero perimetro di Gedi. Mentre l’editore John Elkann punta a vendere il gruppo nella sua interezza, si moltiplicano gli scenari: trattative avanzate con l’armatore greco Kyriakou, un accordo preliminare per cedere La Sentinella del Canavese alla barese Ledi, e — sullo sfondo — l’interesse del gruppo romano Caltagirone per La Stampa. In mezzo, la richiesta dei giornalisti di tutele occupazionali, rimasta, dicono, senza risposta.

L’intenzione dell’editore John Elkann, confermata nelle scorse settimane, è di cedere l’intero perimetro Gedi. - Proseguono le trattative con l’armatore greco Kyriakou per l’acquisizione del gruppo: secondo le ricostruzioni interne, l’acquirente non sarebbe interessato a La Stampa. - Parallelamente, circolano sempre più insistenti le voci di un interesse del gruppo Caltagirone sull’acquisto del quotidiano torinese.

Il 23 dicembre è arrivata una conferma concreta: firmato un accordo preliminare per il passaggio de La Sentinella del Canavese a Ledi, società barese del gruppo Ladisa, realtà radicata nella ristorazione collettiva (mense aziendali, scolastiche e ospedaliere) e proprietaria del Taranto calcio, già editrice di altre testate nel Meridione. La nota del nuovo editore rassicura: “Tuteleremo integralmente i livelli occupazionali, preservando professionalità e competenze. Investiremo in informazione di qualità, pluralismo e digitale. Ringraziamo Gedi e attendiamo il perfezionamento entro gennaio 2026”. Una promessa impegnativa, che però fissa un orizzonte temporale lungo e, proprio per questo, carico di incognite.

Dal Cdr del quotidiano piemontese è arrivata oggi una denuncia netta: “La nostra richiesta [di una clausola di salvaguardia dei livelli occupazionali] è rimasta lettera morta. Non pare dunque essere sul tavolo una reale garanzia occupazionale, mentre continuiamo a sentire gli stessi vuoti riferimenti a una quantomai nebulosa internazionalizzazione e a una non meglio definita volontà di investimenti finanziari volti allo sviluppo e alla crescita”. Il comitato segnala inoltre che “ogni giorno sbuca un possibile candidato” sulla cessione de La Stampa, senza che arrivi “la necessaria chiarezza”, e ribadisce la richiesta — sin qui inevasa — di un dossier “sulla stabilità finanziaria del gruppo che fa capo alla famiglia Kyriakou”.

Il malessere non nasce oggi. A inizio dicembre la redazione ha scioperato, cancellando un numero del quotidiano: un segnale all’editore per richiamare l’attenzione su tutele e trasparenza. Ora, avverte il Cdr, “in assenza di segnali precisi, siamo pronti a nuove azioni di protesta per tutelare i nostri posti di lavoro e le nostre redazioni”, dopo lo stato di agitazione approvato a larga maggioranza dall’assemblea.

La Stampa è un pilastro dell’informazione nazionale e torinese; La Sentinella ha radici profonde nel Canavese. Le scelte di queste settimane incidono sull’ecosistema dell’editoria italiana, dalla pluralità delle voci alla tenuta delle redazioni. Il mercato chiede razionalizzazioni e investimenti sul digitale; i giornalisti chiedono garanzie e chiarezza. Tenere insieme sostenibilità economica e diritti del lavoro non è un vezzo: è la condizione per avere informazione di qualità.

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