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Cuorgnè dice no a Konecta: mozione unanime contro la chiusura di Ivrea

Il Consiglio comunale approva all’unanimità una mozione contro la chiusura delle sedi di Ivrea e Asti

Cuorgnè

La sindaca Giovanna Cresto del Comune di Cuorgnè

Il Consiglio comunale di Cuorgnè ha votato all’unanimità, mercoledì 17 dicembre, una mozione sulla Konecta, schierandosi contro la decisione dell’azienda di chiudere le sedi di Ivrea e Asti e trasferire i dipendenti a Torino.

«È una proposta che i sindaci porteranno all’approvazione dei propri consigli – ha spiegato la sindaca Giovanna Cresto –. Ce l’ha presentata l’assessore alle Politiche Sociali il 15 dicembre e abbiamo avuto un confronto in commissione: avevamo già inviato l’ordine del giorno ma, dovendo rifarlo, abbiamo pensato di inserirla».

La mozione, illustrata dall’assessore Troglia, parte proprio dalla scelta aziendale di accentrare le attività nel capoluogo, ricordando come la sede eporediese sia collocata nello storico Palazzo Uffici di Ivrea, Patrimonio Unesco e luogo dal forte valore simbolico. Un passaggio che introduce le ricadute sociali ed economiche della chiusura: l’impatto sui lavoratori, sui territori coinvolti e su uno dei principali insediamenti industriali del Canavese.

Nel testo si sottolinea come molti dipendenti abbiano contratti part-time, rendendo insostenibili le spese di trasferimento, mentre altri non riuscirebbero a conciliare tempi di lavoro e impegni familiari con le ore di viaggio richieste. A Ivrea, inoltre, lavorano anche numerosi cuorgnatesi.

La mozione evidenzia poi la contraddizione tra la comunicazione aziendale e la realtà delle scelte industriali. «La Konecta ha dichiarato fin dall’inizio la sua attenzione al welfare e alla sostenibilità attraverso comunicazioni, iniziative e progetti che appaiono in netto contrasto con la decisione annunciata; le affermazioni presenti oggi sul sito aziendale suonano beffarde».

Con l’approvazione del documento, giunta e consiglio comunale si impegnano a sostenere pubblicamente le iniziative sindacali, anche con la presenza di propri rappresentanti alle azioni di protesta, e a sollecitare Città Metropolitana, Provincia di Asti e Regione Piemonte affinché chiedano un confronto preliminare con Konecta e Confindustria, a tutti i livelli, per la difesa dei posti di lavoro.

La sindaca Cresto ha collegato la vicenda ad altre crisi industriali già note, come quella della Tenneco, richiamando anche le recenti incertezze sulla Sentinella del Canavese. «L’azienda che dovrebbe acquisirla, la Ladisa, è la stessa che fino a luglio forniva la nostra mensa scolastica. Una ditta seria, ma nella fornitura di derrate alimentari». La prima cittadina ha poi rimarcato anche il peso ambientale della scelta: «Settecento persone che viaggiano da sole, visti i mezzi pubblici che abbiamo. Non è la nostra mozione che cambierà le cose, ma rappresenta un segnale».

Sulla stessa linea Danilo Armanni, che ha parlato apertamente di «licenziamento mascherato»: «Trasformare i lavoratori in pendolari è ancora più insensato in un settore che dovrebbe essere quello della smaterializzazione pura. Credo che queste aziende abbiano percepito ingenti contributi pubblici: chi ha preso soldi li deve restituire».

Infine Pieruccini, dipendente Tenneco, ha ringraziato il sindaco per il richiamo alla sua vertenza: «Ci vogliono isolati e poveri in Canavese, costretti a trasferirci nelle grandi città. Le ultime notizie sulla GTT non aiutano».

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