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Figli? No grazie: dieci milioni di italiani rinunciano a diventare genitori

Dati Istat, economia e precarietà guidano la scelta di non avere bambini

L’Italia si svuota di bambini mentre il futuro diventa un lusso

L’Italia si svuota di bambini mentre il futuro diventa un lusso

In Italia sempre meno persone vogliono avere un figlio. È una rinuncia che non nasce dal caso, ma da scelte sempre più consapevoli e spesso obbligate. A certificare il fenomeno è l’ultimo report dell’Istat sulle intenzioni di natalità, che restituisce una fotografia netta: tra la popolazione in età feconda, compresa tra i 18 e i 49 anni, oltre 10,5 milioni di persone dichiarano di non voler avere un bambino o altri figli nel corso della propria vita.

Il dato più emblematico riguarda il presente. Nel 2024 solo il 21,2% delle persone tra i 18 e i 49 anni afferma di voler avere un figlio nel triennio successivo. È un crollo evidente se confrontato con il 2003, quando la percentuale era pari al 25%. In poco più di vent’anni quasi quattro punti percentuali si sono dissolti, segnando una frattura profonda nelle prospettive familiari del Paese.

Tra i più giovani il rinvio è quasi totale. La percentuale di chi non pensa di diventare genitore entro tre anni sfiora il 90% tra i 18 e i 24 anni, una scelta legata soprattutto alla volontà di completare il proprio percorso di studio e formazione. Eppure, in questa fascia d’età, il desiderio di avere figli non è scomparso: l’81,8% afferma di voler diventare genitore in futuro. A crederci maggiormente sono i ragazzi, con una percentuale dell’87,2%, e quasi la metà di loro, il 44,7%, si dice addirittura certo. Tra le ragazze, invece, il dato scende al 75,5%, segnale di una maggiore prudenza o disillusione.

Le motivazioni della rinuncia o del rinvio raccontano un disagio strutturale. Un terzo delle persone indica nei motivi economici la causa principale della scelta di non avere figli. Seguono le condizioni lavorative inadeguate, citate dal 9,4%, e la mancanza di un partner, che pesa per l’8,6%. Le difficoltà economiche colpiscono in modo particolare gli uomini tra i 25 e i 34 anni, dove la percentuale sale fino al 52%, mentre le problematiche legate all’età emergono soprattutto tra i 45 e i 49 anni, indicate da circa la metà degli intervistati.

Il divario di genere resta marcato. Tra le donne, una su due ritiene che l’arrivo di un figlio possa peggiorare le proprie opportunità lavorative, una convinzione che supera il 65% tra le 18 e i 24 anni. Di segno opposto la percezione maschile: il 59% degli uomini pensa che avere un figlio non comporti alcuna ripercussione, né negativa né positiva, sulla propria carriera.

A pesare sulle scelte familiari è anche l’assenza di certezze. Quasi un quarto delle donne tra i 25 e i 34 anni ritiene di non avere garanzie sufficienti per avere un figlio. L’incertezza o la mancanza di lavoro viene indicata come ostacolo anche da circa un quinto delle donne con almeno due figli, segno che le difficoltà non scompaiono nemmeno dopo aver già intrapreso il percorso genitoriale. Tra le persone senza figli, oltre un quinto delle donne e il 17,8% degli uomini attribuiscono la mancata realizzazione del progetto di diventare genitori all’assenza di un partner stabile.

Quando si parla di soluzioni, le priorità emergono con chiarezza. Le misure di sostegno economico sono indicate come fondamentali per incentivare la natalità dal 28,5% degli intervistati. Seguono i servizi per l’infanzia, al 26,1%, e le agevolazioni abitative, considerate decisive dal 23,1%.

Il quadro che emerge dal report dell’Istat si inserisce in una trasformazione demografica che dura da decenni. L’Italia è segnata da un costante calo delle nascite, mentre sempre più giovani scelgono di rimandare o rinunciare del tutto alla costruzione di una famiglia con figli, stretti tra incertezze economiche, precarietà lavorativa e profondi cambiamenti nei modelli di vita. Un declino silenzioso che continua a ridisegnare il futuro del Paese.

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