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22 Dicembre 2025 - 18:31
La denuncia di don Ciotti dal palco del Canavese: “Cresce il potere delle mafie”
L’Associazione Mastropietro, fondata da Egidio Costanza (“Gigio”) ha compiuto 50 anni e li ha festeggiati con la pubblicazione di un libro e con un convegno organizzato a Cuorgnè sabato 13 dicembre. Fra i tanti presenti non poteva mancare don Luigi Ciotti, il fondatore del Gruppo Abele e poi di LIBERA, che tuttavia ha preferito rimanere seduto in mezzo al pubblico salendo sul palco solo al momento di prendere la parola.
Il libro, dal titolo <Una porta sempre aperta - 50 anni di impegno sociale nel Canavese>, lo ha scritto Franco Santamaria, un simpatizzante dell’associazione che – dice egli stesso- non ne ha mai vissuto la quotidianità ma alla quale è sempre stato vicino insieme alla moglie Laura. “E’ un libro di memoria – ha spiegato – non un’autocelebrazione. E’ frutto di un lavoro collettivo e la domanda che ci siamo posti era come restituire la memoria delle migliaia di persone ospitate in questi decenni. Vi è andata bene perché l’idea iniziale era di una storia per anno… Alla fine ne abbiamo raccontate 18, accostandone sempre due, parallele tra loro: quella di un accolto e quella di un operatore. Sono storie autonome, che possono essere lette singolarmente anche se, per farsi un’idea di cosa sia la Mastropietro, il libro bisogna leggerlo tutto”.
Arricchiscono il volume 20 acquerelli di Romano Carboni, che è stato ospite della Mastropietro e che lì ha scopetto la passione per la pittura. Ha citato alcune di queste storie, soffermandosi su quella di Luca, che è stato ospite in Comunità e che ha poi parlato dal palco, emozionatissimo. Il protagonista di quest’avventura cinquantennale, Gigio Costanza, ha svolto un intervento dimesso nei toni e ricco di sostanza, com’è nel suo stile. Ha ricordato gli inizi, quando sentiva il bisogno di offrire un supporto a quanti, alle prese con il problema della tossicodipendenza, non sapevano a chi rivolgersi. Erano gli stessi anni in cui il Gruppo Abele di don Ciotti si batteva per una legge che si basasse sulla cura anziché sulla repressione. “All’inizio – ha spiegato – ci occupammo soprattutto di dipendenze e poi dell’AIDS che – ricordiamocelo! – nei primi anni della sua diffusione voleva dire morte. Poi la malattia mentale, l’accoglienza verso i fragili e i migranti, l’impegno contro le mafie concretizzatosi nella gestione di beni confiscati. Tra le iniziative più recenti, l’Emporio Solidale <RATA.TU> e gli spazi d’incontro come quello che ha sede nell’ex-Società Operaia di Mutuo Soccorso di Valperga”.
Alla Mastropietro lavorano 50 operatori ed un centinaio di volontari e l’associazione collabora attivamente con le istituzioni: non a caso, in finale di incontro, ha portato il suo saluto ed il suo apprezzamento anche la comandante della Polizia Locale Linuccia Amore.
A raccontare quanto sia importante la Mastropietro per la comunità cuorgnatese è stata il sindaco Giovanna Cresto: “Quando non sappiamo più dove sbattere la testa telefoniamo a Gigio e in qualche modo una soluzione la trova. Lui è fatto così”. Ha quindi proseguito: “Il libro è un po’ la continuazione di <Storie e Strade>, pubblicato quindici anni fa. In questo quindicennio sono avvenute tante cose e le attività della Mastropietro hanno spaziato in molte direzioni: mi sta particolarmente a cuore quella della lotta alla Mafia. Da dieci anni gestisce in una villa confiscata il progetto <Un tetto per tutti> titolo che sta benone accanto a quello del libro <Una porta sempre aperta>. Ora si sta impegnando per concretizzare un altro progetto, sempre in una villa confiscata, collegato alla problematica del <Dopo di Noi>. Farsi carico di un bene appartenuto alla mafia richiede coraggio sotto due aspetti: quello psicologico di lavorare all’interno di un edificio che è stato teatro di vicende criminali; quello pratico del prendere in carico un immobile e dei terreni che richiedono una mole di lavori per poter essere utilizzati”.
Iniziando il suo lungo ed articolato intervento, don Ciotti ha ricordato gli inizi della Mastropietro: “Quando conobbi Gigio lavorava in fabbrica e dedicava all’impegno sociale il suo tempo libero. I soldi che guadagnava li spendeva tutti lì. Tante persone hanno trovato in lui una risposta al loro bisogno di amore perché – ricordiamocelo! – il tempo dell’Amore non viene stabilito da chi ama ma da chi ha bisogno di essere amato. Questo libro ci ricorda che la speranza per il futuro sta nel mettere insieme le varie storie, le diverse risposte per fare insieme di più e di meglio. Solo un Io unito e ribelle potrà produrre un cambiamento profondo, superando le diverse barriere compresa quella dell’età: la gioventù la si vive una volta sola ma si può essere giovani per tutta la vita coltivando sogni, ideali, una visione”. Ed ancora: “Se c’è una parola che emerge in questo libro è Libertà. La libertà è un impegno che la vita affida a tutti noi perché tutti ci dobbiamo impegnare al fine di liberare chi libero non è. L’altra parola-chiave è Responsabilità: mettere insieme Diritti e Doveri. Doveri e non Obblighi, come sancisce la nostra Costituzione perché si ha una democrazia quando si è liberi di scegliere. Occorre avere il coraggio di mettersi in discussione, di valorizzare le zone d’ombra. Infine c’è la parola Speranza”.
Nel concludere il suo intervento, don Ciotti ha lanciato un’esortazione apparentemente provocatoria: “Auguro a tutti voi di essere eretici. Eresia vuol dire scelta. Eretico è chi va alla ricerca della verità, chi non si accontenta delle risposte facili, chi non cede a cinismo ed indifferenza. Gigio – ha concluso - è un grande eretico”.

Don Ciotti ospite a Cuorgnè
Tra le attività in cui si è impegnata la Mastropietro vi è - lo abbiamo detto - quella di aprire una struttura per persone con disabilità, nell’ambito del progetto <Dopo di Noi>. La sede è quella della villa confiscata al boss della ‘Ndrangheta Giovanni Iaria, in Via Salgari a Cuorgnè, alla quale si vuole attribuire il nome di “Villa Liberamente”. Avrà 13 posti letto con supporto clinico e terapeutico 24 ore su 24 ed ospiterà anche attività rivolte ai giovani, soprattutto a quelli che si trovano a rischio di marginalità e di devianza.
Un ottimo progetto che però è a rischio e il motivo è economico: la Regione ha stanziato 50.000 euro di cofinanziamento ma per erogarli è necessaria una rendicontazione puntuale delle spese. Cosa giusta ed ovvia in teoria ma che crea grossi problemi alle associazioni senza scopo di lucro che di soldi da parte ne hanno pochi. La Mastropietro deve pertanto versare entro febbraio ben 70.000 euro: una cifra davvero cospicua! Per questo serve trovare dei sostenitori. C’è da sottolineare che chi deciderà di contribuire al progetto (versando la somma che desidera) potrà dedurre fino al 10% del reddito complessivo dichiarato se si tratta di aziende e fino al 30% dell’importo donato se si tratta di persone fisiche.
Si può donare sull’IBAN IT 92 L03069 096061 00000009565 intestatario Associazione Mastropietro. Per informazioni scrivere a segreteria@associazionemastropietro.org.
Il problema dei fondi per il riutilizzo dei beni confiscati è generale e ne ha parlato anche don Ciotti all’incontro per i 50 anni della Mastropietro: “Come Libera avevamo chiesto al Parlamento una cosa che non è stata fatta. Che i soldi dei mafiosi confluissero in un fondo da utilizzare in primis per i testimoni di giustizia, poi per i figli delle vittime innocenti di mafia, infine per fare in modo che i beni confiscati possano essere utilizzati. Dopo Natale daremo vita ad una nuova raccolta firme. Sapete chi aveva creduto in questa legge? Papa Francesco, che conosceva Libera da prima di diventare pontefice e che un giorno mi disse: <Perché non facciamo un convegno di due giorni in Vaticano? Così smuoviamo un po’ la chiesa>”. Quanto sia importante un riutilizzo sociale dei beni confiscati lo ha sottolineato ancora don Ciotti parlando della situazione riguardante la criminalità organizzata. “L’ultima Mafia – ha detto – è in realtà sempre la penultima. Quando si arriva ad arrestarne i capi – cosa ottima ovviamente! – è già pronta a rigenerarsi. Oggi è molto più forte di 33 anni fa”. Il riferimento è al 1992, l’Anno delle Stragi. “I mafiosi sparano di meno, fanno meno rumore ma sono più forti (soprattutto al Nord). E’ cresciuta enormemente la commistione tra politica ed affari illeciti: il rapporto Corruzione-Mafia-Politica è diffuso, disincantato, pragmatico e quindi più efficace. Per questo non basta togliere le malerbe in superfice, occorre tagliarne le radici. La ‘ndrangheta calabrese è la più forte, presente in tutti e cinque i continenti ed in 42 nazioni. E’ transnazionale ed altamente tecnologica: i boss sono diventati dei manager. Spesso le mafie funzionano come Agenzie di Servizi cui si rivolgono i piccoli imprenditori. Per questo non basta togliere le malerbe in superfice, occorre tagliarne le radici”.
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