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22 Dicembre 2025 - 17:14
Askatasuna, Lo Russo alza il tono: “Torino non accetta lezioni e rifiuta la politica della paura” (foto: a sinistra, Lo Russo)
Il caso Askatasuna approda ufficialmente oggi in Consiglio comunale a Torino, e il sindaco Stefano Lo Russo sceglie parole nette, senza sconti né ambiguità. Davanti all’aula, il primo cittadino ricostruisce i passaggi che hanno portato allo sgombero del centro sociale e, allo stesso tempo, prende una posizione politica chiara contro la gestione nazionale della vicenda. “Torino dissente profondamente dalle scelte e dall’impostazione culturale di questo governo”, afferma, respingendo quella che definisce una narrazione costruita sull’emergenza e sulla paura.
Il bersaglio di Lo Russo sono le dichiarazioni di alcuni esponenti dell’esecutivo che, nelle scorse settimane, hanno evocato tolleranza zero, ruspe e soluzioni muscolari. Secondo il sindaco, non solo non contribuiscono alla sicurezza, ma finiscono per “alimentare paure, tensioni e semplificazioni pericolose”. Un passaggio che va oltre Askatasuna e chiama in causa il clima politico generale: “Non accettiamo lezioni da chi utilizza il tema dell’ordine pubblico come strumento di distrazione politica e di propaganda”.
Nel suo intervento, Lo Russo lega la vicenda torinese a un contesto più ampio. A suo giudizio, il governo attraversa una fase di difficoltà su più fronti e alcuni episodi diventano funzionali a spostare l’attenzione dell’opinione pubblica. Il riferimento è esplicito a dinamiche già viste nella storia italiana: la tentazione di trarre vantaggio politico dal disordine per giustificare un nuovo ordine. Un’accusa pesante, che segna una frattura evidente tra Comune di Torino e governo nazionale.

La Sala Rossa, dove si svolge il Consiglio comunale
Accanto alla critica politica, il sindaco chiarisce però il ruolo dell’amministrazione sul piano amministrativo e istituzionale. Lo Russo ribadisce che la Città non è mai stata preventivamente informata né della portata complessiva dell’operazione di polizia giudiziaria, né delle sue finalità investigative, né della scelta della data del 18 dicembre. Le chiusure straordinarie delle scuole nell’area interessata, precisa, sono state decise dalla Prefettura ai sensi dell’articolo 2 del Tulps, e non dal Comune.
Il sindaco ripercorre poi il nodo centrale che ha portato alla rottura del percorso di bene comune. La Prefettura, con una comunicazione formale e riservata, ha segnalato alla Città la violazione dell’ordinanza di inagibilità dei piani superiori dell’immobile di Askatasuna. Una presenza giudicata incompatibile con le prescrizioni di sicurezza pubblica e privata. A fronte di questa segnalazione, e su richiesta dell’autorità di pubblica sicurezza, il Comune ha avviato gli atti di propria competenza, arrivando al recesso unilaterale dal patto di collaborazione.
Su questo punto Lo Russo è categorico: nessun rimpianto sul percorso intrapreso, perché quel cammino era fondato su regole precise e su un equilibrio delicato tra autonomia, legalità e responsabilità. Quando quell’equilibrio viene meno, spiega, l’amministrazione è tenuta ad agire. Non per scelta ideologica, ma per obbligo istituzionale.
Il passaggio più netto arriva quando il sindaco affronta il tema delle violenze avvenute durante e dopo i cortei. Qui il linguaggio si fa volutamente perentorio. “La libertà non è e non può mai essere libertà di praticare la violenza”, afferma, richiamando la Costituzione e la storia democratica della città. Libertà di parola e di dissenso, sì. Danneggiamenti, aggressioni, attacchi a persone, istituzioni e organi di informazione, no. Una linea di confine che Lo Russo definisce invalicabile.
Da qui la ferma condanna di ogni episodio di violenza e la solidarietà alle forze dell’ordine, chiamate a operare in un contesto che il sindaco stesso definisce complesso e delicato. Una presa di posizione che cerca di tenere insieme due piani spesso contrapposti nel dibattito pubblico: il rifiuto della repressione come strumento politico e la difesa dello Stato di diritto quando la protesta degenera.
L’intervento si chiude con un appello diretto alla città e alla politica. “Teniamo bassi i toni”, invita Lo Russo, chiedendo misura, consapevolezza e senso del limite. Perché alzare lo scontro, semplificare o radicalizzare non colpisce l’amministrazione, ma Torino stessa, rischiando di vanificare il lavoro quotidiano costruito con fatica dai cittadini. “Le parole sono importanti”, conclude, ricordando che possono costruire o distruggere. E che, in fasi come questa, la responsabilità di chi governa e di chi parla è massima.
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