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L’Italia che non compare nei conti ufficiali, nel Mezzogiorno l’economia sommersa pesa quasi il doppio

I dati Istat sui conti territoriali mostrano una frattura netta tra Nord e Sud, con la Calabria al massimo e Bolzano al minimo

L’Italia che non compare nei conti ufficiali

L’Italia che non compare nei conti ufficiali, nel Mezzogiorno l’economia sommersa pesa quasi il doppio

C’è un’Italia che lavora, produce reddito e muove risorse senza lasciare traccia nei conti ufficiali. È l’economia non osservata, quella che sfugge alle statistiche tradizionali perché sommersa o illegale, e che nel 2023 ha rappresentato l’11,3% del valore aggiunto complessivo nazionale. Una quota rilevante, che diventa ancora più significativa se letta attraverso la lente delle differenze territoriali. A dirlo è l’ultimo report Istat sui conti economici territoriali, che restituisce la fotografia di un Paese diviso.

Il dato più evidente riguarda il Mezzogiorno, dove l’economia non osservata arriva a pesare il 16,5% del valore aggiunto, quasi cinque punti sopra la media nazionale. Un’incidenza che segnala una fragilità strutturale, legata a un tessuto produttivo più esposto a lavoro irregolare, sotto-dichiarazioni e attività informali. Subito dopo si colloca il Centro Italia, con un’incidenza dell’11,8%, in linea con la media ma comunque superiore alle aree settentrionali.

La situazione cambia nettamente risalendo la Penisola. Nel Nord-est l’economia non osservata si ferma al 9,3%, mentre nel Nord-ovest scende ulteriormente all’8,9%, valori inferiori alla media nazionale. Una distanza che riflette differenze profonde nei sistemi produttivi, nella qualità dell’occupazione e nella capacità di controllo e contrasto all’irregolarità.

Guardando alla composizione del fenomeno, emerge che la parte più consistente dell’economia non osservata è legata a pratiche diffuse e non sempre percepite come criminali. La quota maggiore deriva dal valore aggiunto occultato attraverso la sotto-dichiarazione dei risultati economici delle imprese, che pesa per circa il 6%. Subito dopo viene l’impiego di lavoro irregolare, responsabile di un ulteriore 4%. Più contenuta, ma non irrilevante, la componente dell’economia illegale, insieme a mance e fitti in nero, che nel complesso incidono per l’1,7%.

Se si guarda all’impatto complessivo sul Pil, l’incidenza dell’economia non osservata nel 2023 è stata pari al 10,2%, in lieve aumento rispetto al 2022. Un segnale che indica come, nonostante la ripresa post-pandemica e le politiche di emersione, una parte significativa dell’attività economica continui a scorrere sotto la superficie.

Il divario territoriale emerge in modo ancora più netto nel confronto regionale. Secondo l’Istat, la Calabria registra il valore più alto in assoluto, con un’incidenza dell’economia non osservata pari al 19% del valore aggiunto complessivo. All’estremo opposto si colloca la Provincia autonoma di Bolzano, dove la quota scende al 7,4%, meno della metà rispetto alle regioni meridionali più critiche. Una forbice che racconta non solo differenze economiche, ma anche istituzionali, culturali e sociali.

Dietro questi numeri si nascondono questioni strutturali difficili da affrontare con interventi di breve periodo. Nel Mezzogiorno, l’economia sommersa rappresenta spesso una strategia di sopravvivenza in contesti caratterizzati da disoccupazione elevata, precarietà e debolezza del sistema produttivo. Al Nord, invece, la maggiore regolarità riflette una rete di imprese più solide, controlli più efficaci e un mercato del lavoro più stabile.

I dati Istat non si limitano a misurare un fenomeno statistico, ma pongono una questione centrale per le politiche pubbliche. Ridurre l’economia non osservata significa recuperare gettito fiscale, tutelare i diritti dei lavoratori e rendere più competitivo il sistema economico. Ma significa anche affrontare le disuguaglianze territoriali che continuano a segnare il Paese.

La fotografia del 2023 mostra un’Italia che cresce, ma non sempre alla luce del sole. E finché una quota così rilevante di ricchezza resterà invisibile, il divario tra Nord e Sud continuerà a pesare non solo nei conti, ma nella vita concreta delle persone.

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