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ZTL scolastica, arriva la Fase 2: il Comune di Chivasso ci dà dentro e acquista nuovi varchi

Dopo mesi di polemiche per le sanzioni, l’amministrazione prepara l’estensione del sistema: nuove aree e nuovi varchi. Ecco dove saranno posizionati

ZTL scolastica, arriva la Fase 2: il Comune di Chivasso ci dà dentro e acquista nuovi varchi

ZTL scolastica, arriva la Fase 2: il Comune di Chivasso ci dà dentro e acquista nuovi varchi

Il Comune di Chivasso si prepara a spingere sull’acceleratore della ZTL scolastica: con una determina datata 5 dicembre 2025 mette nero su bianco l’avvio della Fase 2, cioè l’estensione del sistema dei varchi elettronici che dovrà completare – e allargare – quello già entrato in funzione da settembre e diventato, nel giro di poche settimane, il tema più divisivo della città.

La carta parla di “zone scolastiche urbane” e di “protezione dei pedoni”, ma la città da mesi ripete un’altra domanda, più semplice e più tagliente: si sta proteggendo davvero chi entra ed esce da scuola o si sta costruendo una macchina che produce sanzioni?

La determina non è un annuncio politico: è un atto operativo. Dice che occorre procedere secondo il cronoprogramma della Fase 2 già fissato nella Giunta del sindaco Claudio Castello a luglio, e lo traduce in un acquisto: quattro varchi di controllo per vigilare gli accessi nelle aree scolastiche dove la circolazione viene limitata in determinati orari.

Il Comune li tratta come strumenti necessari per “controllo automatico dei transiti” dei veicoli non autorizzati, perché – questo è il punto – la “zona scolastica” diventa davvero efficace solo se è sorvegliata e sanzionabile.

In altre parole: non basta il cartello, serve l’occhio elettronico.

È qui che la Fase 1 torna a bussare alla porta, perché la città la conosce già fin troppo bene.

Da settembre ad oggi, il racconto che arriva dal centro è sempre lo stesso: automobilisti che seguono abitudini vecchie di anni e, senza accorgersene, entrano in un perimetro che fino a poco tempo prima non esisteva o non “mordeva”. Poi, a distanza di giorni, il colpo secco: una multa. Non un richiamo, non un avviso, non una pattuglia che ferma e spiega. Una notifica. Un importo. Un verbale. E quel sentimento che rimbalza da un bancone all’altro, da un bar all’altro, da un negozio all’altro: “Non ci vengo più”.

Perché se la spesa di un’ora rischia di costarti 128 euro (e molto di più se non paghi subito), l’istinto è semplice: cambi strada, cambi abitudini, cambi città. E il centro, che vive di passaggio, paga il conto.

L'amministrazione comunale, nella sua versione ufficiale, ha definito la ZTL scolastica come un intervento di sicurezza: orari limitati, giorni scolastici, deroghe per residenti, disabili, titolari di passo carraio, personale autorizzato previa registrazione sul portale. È la cornice regolamentare.

Ma il quadro reale – quello che si è visto in queste settimane – è il comportamento del sistema: la telecamera non interpreta, non valuta, non distingue il distratto dal furbo. Registra e sanziona. E la conseguenza è che le multe “fioccano”: c’è chi ne colleziona più d’una senza neppure capire quando abbia sbagliato, perché la routine quotidiana è una bestia testarda e la segnaletica, se non è percepita, non ferma nessuno.

La determina della Fase 2 arriva quindi in un clima già saturo.

Claudio Castello sindaco di Chivasso

E non serve essere complottisti per capire perché il sospetto attecchisca: quando una misura nasce come tutela e finisce al centro di una polemica sugli incassi, la fiducia si incrina.

Nelle settimane di discussione pubblica la cifra simbolo è diventata quella della variazione di bilancio: +200.000 euro sul capitolo delle entrate da sanzioni in appena quattro mesi, con un milione già previsto prima. È l’argomento che sposta il discorso dalla morale all’aritmetica: se l’effetto collaterale diventa una voce robusta di entrata, è legittimo chiedersi se sia davvero “collaterale” o se, almeno in parte, sia diventato una componente attesa.

Ecco perché la Fase 2 pesa più dei suoi numeri tecnici.

Il Comune, nell’atto, elenca le zone già operative e quelle che intende completare o estendere: aree scolastiche con varchi in Viale Matteotti/Via Isonzo (Marconi), Via Blatta/Via Gozzano (Dasso), Via Don Bosco/Via Sant’Antonio (Savia, Castelrosso). 

Poi i nuovi punti da coprire per il completamento: Viale Cavour (Bamby) e Via Rivera/Via Talentino (Mazzucchelli), oltre a un completamento nell’area Dasso. La direzione è chiara: la ZTL scolastica non è una parentesi, è un modello che si allarga.

L’atto dice anche quanto costa questo salto: 53.436 euro IVA inclusa per la fornitura dei varchi, con un prezzo per singolo impianto di 10.950 euro + IVA. L’affidamento è diretto alla ditta Sismic Sistemi Srl, motivato dal fatto che la soluzione sarebbe “offerta in maniera esclusiva” e che occorre procedere rapidamente, usando la trattativa diretta sul mercato elettronico. 

Il punto politico però non è il capitolato. È il cambio di filosofia che la Fase 1 ha già reso visibile: dalla prevenzione alla sanzione.

Nella narrazione di chi contesta la ZTL scolastica, l’immagine è limpida: prima c’erano persone, presenze, “nonni vigile”, un controllo umano che fermava le auto e gestiva l’attrito. Oggi c’è un sistema automatico che arriva dopo, quando l’errore è già stato commesso, e quindi non evita il rischio nell’immediato: lo monetizza.

È per questo che la domanda “serve a proteggere i bambini?” non può restare uno slogan. Una misura di sicurezza vera dovrebbe ridurre il caos davanti a scuola mentre accade, non quando il verbale è già partito.

E l’effetto urbano, oltre quello emotivo, è concreto. Se il centro diventa percepito come una trappola – soprattutto per chi arriva da fuori, per chi non ha familiarità con strade e cambi di regole, per chi entra una volta ogni tanto – la conseguenza non è un traffico più sicuro: è un traffico spostato altrove e un centro più vuoto. I commercianti lo raccontano nella forma più brutale possibile: clienti che rinunciano, giri che saltano, passaggi che scompaiono. La protesta non nasce per ideologia, ma per sopravvivenza: se la ZTL scolastica diventa sinonimo di “rischio” e non di “ordine”, allora il negozio paga due volte, prima con la perdita di clientela, poi con la reputazione del quartiere.

A questo punto la domanda, per Chivasso, non è se sia giusto proteggere i bambini: lo è. La domanda è se il mezzo scelto stia producendo davvero quella protezione o se stia trasformando la tutela in una scorciatoia amministrativa fatta di telecamere e sanzioni. La Fase 2 sta arrivando. E se il Comune non vuole che il dibattito resti inchiodato a “fanno cassa”, deve dimostrare il contrario non con le intenzioni, ma con i fatti: prevenzione reale, controllo sul posto, regole comprensibili. Per una città che non si senta più, e solo, un pedaggio.

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