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Provocazione fuori dal Consiglio comunale a Chivasso: Babbo Natale come un clochard, dorme coperto di cartoni

Protesta per l'imminente chiusura del dormitorio per senza tetto deciso dall'amministrazione del sindaco Claudio Castello

Provocazione fuori dal Consiglio comunale a Chivasso: Babbo Natale come un clochard, dorme coperto di cartoni

Provocazione fuori dal Consiglio comunale a Chivasso: Babbo Natale come un clochard, dorme coperto di cartoni

Un Babbo Natale steso sui cartoni, sotto il porticato di Palazzo Santa Chiara, a pochi metri dall’ingresso della Sala consiliare.

Un Babbo Natale che dorme all’addiaccio, come chi non ha alternative. Due cartelli appoggiati davanti a lui a spiegare il senso del gesto: “Quando un dormitorio chiude qualcuno dorme qui” e “Babbo Natale non porta doni. Chiede un posto dove dormire”.

È "l'installazione" messa in scena mercoledì 17 dicembre, poco prima dell’inizio del Consiglio comunale di Chivasso.

A collocarla è stato Marco Riva Cambrino, che ha scelto di accompagnare l’azione con un comunicato stampa. «Non si è trattato di una provocazione estetica, ma di un atto politico e civile», scrive. «Un gesto volutamente sobrio, silenzioso, diretto, pensato per portare fisicamente davanti al luogo delle decisioni ciò che quelle decisioni producono».

Marco Riva Cambrino non è un volto estemporaneo della protesta. Attivista e politico chivassese, affonda le sue radici nel socialismo locale: suo padre, Livio Riva Cambrino, scomparso lo scorso novembre all’età di 85 anni, è stato una figura storica della politica cittadina, sindaco di Chivasso dal 1977 al 1984, punto di riferimento della sinistra socialista e dell’intera area progressista.

Da anni Riva Cambrino si occupa di ambiente, diritti civili e politiche sociali, lontano dai riflettori ma con un lavoro costante sui dossier amministrativi e sulle ricadute concrete delle scelte pubbliche. Dalla vicenda della discarica di Chivasso alle battaglie condotte insieme all’associazione Luca Coscioni, il suo impegno si muove sul terreno dei fatti più che delle dichiarazioni. Lui stesso preferisce definirsi «un cittadino, con valori e ideali chiari, attivo nella propria comunità e non indifferente alle ingiustizie sociali», rivendicando una concezione della politica nel suo significato più originario: «prendersi cura della cosa comune».

Marco Riva Cambrino

Il riferimento dell'atto "dimostrativo" di ieri sera è chiaro: la chiusura del dormitorio pubblico per le persone senza fissa dimora, prevista dal 1° gennaio 2026. Una scelta decisa dall'amministrazione di centrosinistra del sindaco Claudio Castello che, proprio quella sera, non è stata oggetto di dibattito in Consiglio, ma solo richiamata in apertura di seduta da una comunicazione dell’opposizione. Dentro l’aula, la politica ha proseguito i lavori. Fuori, sotto il porticato, qualcuno ha scelto di fermare lo sguardo sulle conseguenze concrete.

«Collocare l’installazione accanto alla Sala Consiliare non è stato casuale», spiega Riva Cambrino. «È lì che si assumono responsabilità, è lì che si dovrebbe avere il coraggio di guardare negli occhi le conseguenze delle proprie scelte». Il Babbo Natale clochard, disteso per terra, non rappresenta un simbolo astratto, ma un esito possibile e immediato: una persona che perde un riparo.

Nel comunicato, la valutazione sulla decisione dell’amministrazione è netta: «La chiusura del dormitorio pubblico rappresenta un fallimento politico, sociale ed etico», scrive Riva Cambrino. «Non una necessità tecnica, non una scelta obbligata, ma una decisione precisa, che rivela una scala di priorità sbagliata».

Il punto, insiste, non è la razionalizzazione delle spese. «Quando si chiude un dormitorio, non si “razionalizzano” servizi: si spostano persone per strada». E il contesto conta: «In una città che investe risorse in eventi, luminarie e intrattenimento, si è scelto di spegnere un presidio minimo di dignità». Una contraddizione che l’installazione ha reso visibile senza bisogno di slogan.

«La povertà non scompare se la si rimuove dal bilancio o dal discorso pubblico», scrive ancora Riva Cambrino. «Resta. E presenta il conto».

Non a caso, il comunicato si chiude con un richiamo al ruolo dei cittadini. «Il ruolo di cittadino non termina con il voto», scrive. «Continua nel controllo, nella critica, nella richiesta di coerenza». E aggiunge: «Chiedete conto agli eletti che avete votato. Pretendete che rispettino la delega ricevuta. Questa non è una battaglia ideologica. È una battaglia di civiltà».

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